Dieci anni fa, la guerra in Libano contro Hezbollah

Oggi Hezbollah è molto di più di una semplice organizzazione terrorista, ma Israele ha grandi capacità di resistenza e impara dai propri errori

Editoriale del Jerusalem Post

Combattimenti della guerra in Libano fra Israele e Hezbollah (12 luglio - 14 agosto 2006)

Combattimenti della guerra in Libano fra Israele e Hezbollah (12 luglio – 14 agosto 2006)

Il 12 luglio del 2006 i terroristi di Hezbollah (islamisti sciiti libanesi filo-iraniani) attaccarono una pattuglia delle Forze di Difesa israeliane sul versante israeliano del confine fra Israele e Libano e sequestrarono due riservisti. Il primo ministro israeliano Ehud Olmert, il ministro della difesa Amir Peretz e il capo di stato maggiore Dan Halutz ordinarono una reazione forte che, vista a posteriori, segna l’inizio della seconda guerra in Libano.

Oggi è chiaro che la dirigenza politica e militare israeliana commise alcuni gravi errori strategici. La commissione d’inchiesta guidata dal giudice Eliyahu Winograd, istituita appena tre settimane dopo la fine del conflitto, ha rivelato errori nella preparazione, nella conduzione e nella conclusione della campagna in Libano dell’estate 2006. E tuttavia, le Forze di Difesa israeliane hanno dimostrato che sanno imparare dai propri errori e migliorarsi, come è giusto che sia per i militari di una sana democrazia che trae la sua forza dalla sua capacità di autocritica.

Ma nonostante tutti gli errori strategici fatti prima durante e dopo la seconda guerra in Libano, la tendenza israeliana all’ipercritica e all’auto-flagellazione è mal indirizzata. In realtà quella guerra ha dimostrato che Israele è un paese forte, che ha lo spirito per difendersi e combattere. I suoi soldati hanno vinto ogni singolo scontro con gli Hezbollah. Il fronte interno ha dimostrato grande capacità di resistenza, e l’economia ha continuato a svilupparsi anche mentre sui civili del nord del paese si abbattevano fino a 130 razzi e missili al giorno.

luglio 2006, soldati israeliani soccorrono un compagno ferito in Libano

Luglio 2006: soldati israeliani soccorrono un compagno ferito in Libano

Cosa è cambiato negli ultimi dieci anni? Chiaramente Hezbollah è molto più forte oggi di quanto lo fosse nel 2006. Non è più una semplice organizzazione terroristica, ma un entità con un vero e proprio esercito dotato di una catena di comando e di una potenza di fuoco superiori a quelle di molti stati, ed è capace di dominare apertamente la dirigenza politica libanese. Se dieci anni fa la potente Siria proiettava la sua forza sul debole vicino, oggi la situazione si è invertita e le formazioni di Hezbollah sono cruciali per la possibilità stessa di Bashar Assad di sopravvivere. A quanto risulta, Hezbollah mantiene un esercito di 40-45mila miliziani equamente divisi tra arruolati e riservisti, dispone di circa 120.000 razzi e missili terra-terra e possiede droni che utilizza nei combattimenti in Siria. L’esperienza di combattimento che ha acquisito e le tecnologie che ha ottenuto dalla Russia e dall’Iran fanno di Hezbollah un avversario assai più temibile.

Allo stesso tempo, il coinvolgimento di Hezbollah nella guerra interna siriana riduce le probabilità che esso possa aprire adesso un nuovo fronte con Israele. In Siria ha perso più di 1.300 combattenti e subìto circa 5.500 feriti, mettendo in grande tensione la comunità sciita del Libano meridionale dove recluta il grosso delle sue forze. La “normalizzazione” di Hezbollah – il partito controlla un terzo del parlamento di Beirut – lo rende politicamente più responsabile, e vulnerabile, di quanto non fosse nel 2006. Come ha scritto di recente il corrispondente militare del Jerusalem Post Yaakov Lappin, “qualsiasi futuro disastroso azzardo militare da parte di Hezbollah rischierebbe di trascinare in guerra Israele e di lasciare il Libano in rovina. Il che farebbe anche a pezzi la legittimazione di Hezbollah come ‘protettore del Libano’.” Un tale sviluppo, continua Lappin, “farebbe cadere la stampella Hezbollah su cui si appoggiano in Siria il regime di Assad e l’Iran, e comporterebbe implicazioni a livello regionale nella guerra fra sciiti e sunniti che infuria in tutto il Medio Oriente”.

Agosto 2006, razzi Katyusha di Hezbollah si abbattono su Haifa, nei pressi dell'ospedale Bnei-Zion

Agosto 2006: razzi Katyusha di Hezbollah si abbattono su Haifa, nei pressi dell’ospedale Bnei-Zion

Anche Israele non è lo stesso di dieci anni fa. Israele ha sviluppato un complesso anti-missilistico a tre livelli: il sistema Hetz (“Freccia”), che può intercettare missili a lungo raggio come i missili Scud provenienti dalla Siria o i missili Shihab provenienti dall’Iran; il sistema Kippat barzel (“Cupola di ferro”), che intercetta razzi a corto raggio come Qassam e Katyusha; e il sistema Kala David (“Fionda di David”), progettato per intercettare armi balistiche a medio raggio, soprattutto missili ad alta precisione e grandi razzi come l’M-600 di Hezbollah. Nel nord del paese sono stati costruiti altri rifugi e in caso di attacco dall’aria il Rambam Medical Center di Haifa dispone oggi di 2.000 posti letto nel sotterraneo.

Un motivo di preoccupazione non ancora risolto è la necessità di accelerare il trasferimento dell’impianto di produzione di ammoniaca dalla baia di Haifa alla zona industriale di Mishor Rotem, nel Negev. Secondo uno studio dell’Università di Haifa, la fuoriuscita anche solo di un quinto del contenuto della struttura della Haifa Chemicals a seguito di un bombardamento di razzi Hezbollah potrebbe uccidere da 15.000 a 17.000 persone. La decisione governativa di quattro anni fa di spostare l’impianto nel sud dovrebbe essere attuata il più rapidamente possibile.

Nel momento in cui ricorda il decimo anniversario della seconda guerra in Libano, Israele deve restare vigile rispetto a qualunque sviluppo sul confine settentrionale. Ma dobbiamo anche ricordare il coraggio dimostrato dai nostri soldati e dei nostri cittadini del nord che si ritrovarono improvvisamente in prima linea. La società israeliana è resiliente e la leadership democratica d’Israele impara dai propri errori. Hezbollah farebbe bene a non metterci alla prova.

(Da: Jerusalem Post, 8.7.16)