Dieci strade concrete per la pace

Ebrei ed arabi in tutto Israele lavorano sodo per gettare ponti di pace basati sugli affari. Ecco una lista delle dieci principali joint venture della coesistenza

image_2786Fare la pace in Medio Oriente non sarà mai un compito facile, ma quello di cui molti non si rendono conto è che, anche nel bel mezzo del conflitto, ci sono migliaia e migliaia di israeliani che lavorano con dedizione per la coesistenza e la promessa di una vita migliore. Alcuni dei più efficaci di questi progetti di pace sono quelli basati sugli affari. La pace raggiunta attraverso la prosperità non è un concetto nuovo, riconosce Yoav Stern, direttore del Business and Economics Department del Peres Center for Peace; m aprogetti come questi aiutano a costruire fiducia. E’ un gioco dove vincono tutti, dice Stern, che ha collaborato alla compilazione di questa lista. “Io credo che ciò che è unico, in questo tipo di attività, sia il fatto che gli interessi sono chiari per tutte le parti. Per avere un progetto solido bisogna identificare gli interessi di tutte le parti, non solo degli israeliani e non solo dei palestinesi. Sono ottime idee quando si vogliano costruire gesti di fiducia – aggiunge – La comunità degli affari è un ottimo motore per il treno della pace, e senza il suo impegno e coinvolgimento la pace non ci sarà”.

1. Tefen Park
Stef Wertheimer, uno degli uomini più ricchi del paese, immagina che la prosperità economica avvierà la pace per tutti i popoli, in Israele e nella regione. A questo scopo ha creato Tefen, un parco industriale nella regione della Galilea che vanta scuole di alto livello e incentiva business venture e creatività per l’industria. Al Tefen ebrei, arabi e drusi lavorano fianco a fianco per realizzare gli obiettivi comuni. Costruito nel 1982,è uno dei quattro parchi industriali creati da Wertheimer che insieme apportano un miliardo di dollari di introiti, dimostrando che la coesistenza può essere un potente modello di affari. “Quando le persone lavorano insieme, non hanno tempo per le sciocchezze – dice Wertheimer – Sono troppo stanchi la sera per commettere atti terroristici. Sono soddisfatti e si impegnano nella produzione. Lavorano insieme, e non l’uno contro l’altro”.

2. Babcom
Volete appaltare i vostri call center e servizio clienti? Volete alimentare un po’ di pace in Medio Oriente? Invece di lavorare con l’India, prendete in considerazione i servizi di Babcom. Con base nella regione della Galilea, Babcom assume un numero significativo di arabi israeliani e li addestra come dirigenti di call center che lavorano per compagnie sia locali che internazionali. Funzionando come partner strategico, Babcom fornisce un servizio conveniente per compagnie di tutto il mondo. Co-fondata nel 2008 da Imad Telhami e Dov Lautman della Delta, Babcom è stata creata per soddisfare gli obiettivi a lungo termine dei suoi clienti e per fornire servizi di call center in ebraico, arabo, inglese e russo. La compagnia lavora con grossi provider di cellulari in Israele.

3. MME New Diesel Biofuel
Iniziata dal Peres Center for Peace, MME New Diesel, una nuova compagnia giordano-israeliana, fa uso di tecnologia tedesca per creare biocombustibile dai rifiuti di biomassa. I rifiuti di biomassa costituiscono un problema non da poco nella regione, con le quantità eccessive di materia organica a base agricola che si ammassano in Giordania, in Israele e nell’Autorità Palestinese. Questa nuova compagnia progetta di trasformarle in biocombustibile e nello stesso tempo usarle per ottenere un po’ di pace. La nuova struttura pilota sarà costruita nel deserto israeliano di Aravah, dove può strategicamente servire tutte e tre le comunità.

4.Finanziamenti NATO per un ponte d’acqua desalinizzata
Israele e Giordania condividono i problemi ambientali, ma la politica regionale e i pregiudizi spesso impediscono loro di risolverli insieme. Un nuovo finanziamento della NATO, costituito per costruire due impianti di desalinizzazione, uno in Israele e uno in Giordania, non solo vede due università che collaborano, ma il prodotto finale potrebbe aiutare ad alleviare la sete nella regione. Potrebbe anche incrementare una nuova tecnologia, troppo poco utilizzata, che promette di risparmiare sia l’acqua che l’energia in tutto il mondo.

5. Camera di Commercio israelo-palestinese
I membri della nuova Camera di Commercio israelo-palestinese sperano certamente di fare la pace attraverso gli affari. Potrebbe sembrare assurdo, ma anche in tempi di conflitto estremo, come l’anno scorso, Israele e Autorità Palestinese mantengono rapporti commerciali attivi. La Camera di Commercio intende far crescere ulteriormente le nuove business venture. SI consideri qualche fatto: su 15 miliardi di shekel (circa 4 miliardi di dollari) di vendita di prodotti e servizi nel 2008, circa 13 miliardi di shekel è andata alla Cisgiordania, mentre circa 2 miliardi sono andati alla striscia di Gaza.

6. G.ho.st
Niente paura: la pace ha più di una possibilità fantasma con i nuovi progetti come G.ho.st, ovvero Global Hosted Operating System (pronunciato “ghost” ‘fantasma’). G.ho.st è gestita da israeliani e palestinesi che forniscono un sistema operativo virtuale a organizzazioni ed altri utenti. La compagnia ha ricevuto molta copertura dalla stampa internazionale, sia grazie alla sua tecnologia che al fatto di essere l’unica vera start up israelo-palestinese. E’ stata anche la prima compagnia nei territori palestinesi ad offrire stock options ai dipendenti.

7. Tsofen
Dopo aver fatto carriere di successo nell’high-tech, alcuni imprenditori hanno fondato Tsofen, un’organizzazione non a scopo di lucro per aiutare i cittadini arabi di Israele a godere degli stessi benefici degli ebrei israeliani. Tre partner condividono la visione di aiutare gli ingegneri arabi israeliani specializzati a Nazareth a trovare un lavoro redditizio nell’industria high-tech. L’obiettivo a lungo termine è quello di rafforzare la società israeliana dall’interno. “Siamo situati a Nazareth e le nostre strutture permettono all’industria di venire a Nazareth e aiutare gli accademici arabi ad avvicinarsi all’industria high-tech. Non è addestramento tecnico quello che offriamo, ma piuttosto culturale ed empirico”, spiega Smadar Nehab,uno dei fondatori.

8. New Generation Technology
L’incubatore New Generation Technology (NGT) è situato vicino alla nuova strada che collega Nazareth al cuore affaristico del paese, al centro di Israele. L’idea è quella di accelerare le tecnologie sia nel settore ebraico che in quello arabo, con particolare interesse per le scienze della vita. I successi comprendono D-Herb, una formula erboristica per contrastare il diabete, e Nutrinia, una formula per neonati sviluppata con le stesse proteine naturali bioattive che si trovano di solito solo nel latte materno. Dice il fondatore Davidi Gilo: “Ci sono molte iniziative israeliane che aprono fabbriche e fanno cose diverse con gli arabi; ma sostanzialmente gli ebrei sono datori di lavoro e gli arabi sono dipendenti. NGTè l’unico progetto in Israele che è una vera e propria partnership tra uomini d’affari ebrei e arabi in Israele. Siamo tutti membri del consiglio d’amministrazione, e tutti abbiamo investito la stessa quantità di denaro”.

9. The Center for Jewish Arab Development
Il Center for Jewish-Arab Economic Development è un’organizzazione non a scopo di lucro costituita nel 1988 da un gruppo di uomini d’affari ebrei e arabi. Oggi il gruppo gestisce un gran numero di progetti divisi in quattro unità: Business Unit, Women’s Unit, Joint Jewish-Arab Employment Zone Unit e la Higher Education Leadership Programs Unit. La visione guida del Centro è che la cooperazione economica ebraico-araba all’interno di Israele è un ingrediente essenziale se si devono raggiungere pace, prosperità e stabilità economica, localmente e in tutto il Medio Oriente.

10. Asal Technologies
Invece di affidare la codificazione e programmazione del vostro computer all’India e alla Cina, perché non provare con l’Autorità Palestinese? Asal Technologies mira a fornire posti di lavoro redditizi a ingegneri palestinesi che parlino lo stesso “linguaggio” dei loro vicini israeliani. Ogni anno ci sono circa 3.000 palestinesi laureati in informatica, ma pochi trovano lavoro. Asal, che sta già lavorando con grosse multinazionali con base in Israele, fornisce soluzioni di cui le équipe israeliane possono fidarsi, con un prodotto consegnato nello stesso fuso orario. “Ci siamo resi conto che, invece di combatterci l’un l’altro e buttarci bombe, avevamo bisogno di lavorare insieme”, dice Jonathan Levy, direttore generale della fabbrica di chip Winbond con base in Israele, che è uno dei padri fondatori dell’idea.

(Da: Israel21c, 03.03.10)

Nella foto in alto: Il nuovo impianto israelo-giordano MME New Diesel per creare biocombustibile dai rifiuti di biomassa