Dissonanza fra Olmert e Sharon sul secondo disimpegno

Il primo ministro ha diffuso un comunicato con cui smentisce affermazioni fatte dal vice primo ministro Olmert in unintervista al The Jerusalem Post.

image_504L’ufficio del primo ministro israeliano ha diffuso giovedì un comunicato con cui smentisce l’affermazione fatta il giorno prima dal vice primo ministro Ehud Olmert in un’intervista al The Jerusalem Post secondo la quale Israele dovrà attuare una ritiro di ampia portata dalla Cisgiordania dopo quello dalla striscia di Gaza.
Il comunicato dell’ufficio del primo ministro ribadisce che non esiste nessun piano per ulteriori disimpegni unilaterali dopo quello da Gaza e che l’unico piano diplomatico a cui Israele accetterà di partecipare è la Road Map. I palestinesi, continua il comunicato, devono attuare i loro impegni previsti dalla Raod Map, e cioè porre fine al terrorismo e all’istigazione e disarmare i gruppi estremisti.
Reagendo al comunicato, Olmert ha detto che se il primo ministro avesse letto con attenzione la sua intervista al Jerusalem Post non avrebbe sentito il bisogno di diffondere una rettifica: “In nessun punto dell’intervista ho mai affermato che esiste un ulteriore piano di disimpegno”, ha precisato Olmert a Israel Radio.
Nell’intervista di mercoledì, il vice primo ministro Ehud Olmert aveva detto al Jerusalem Post che Israele avrà bisogno di attuare un ampio ritiro dalla Cisgiordania dopo l’iniziale disimpegno dalla striscia di Gaza e da parte della Cisgiordania settentrionale previsto per il prossimo anno, sia che emerga o che non emerga un valido interlocutore di pace sul versante palestinese. “Non esiste la possibilità di starsene seduti senza fare nulla – aveva detto Olmert – L’interesse di Israele richiede un disimpegno di portata più ampia di quello che avverrà nel quadro dell’attuale piano di disimpegno”. Olmert aveva evitato di specificare l’estensione di questo “secondo disimpegno”, ma aveva detto che esso offre l’unica chiara e realistica alternativa a un massiccio ritiro da tutti i territori come conseguenza della Road Map sostenuta internazionalmente, e potrebbe diventare una soluzione utile in caso di futura impasse nei negoziati con l’Autorità Palestinese.
Stretto alleato del primo ministro Ariel Sharon, più volte in passato Olmert ha anticipato pubblicamente successive posizioni politiche del governo. Nell’intervista di mercoledì scorso, Olmert ha detto che è tutt’altro che sicuro che l’attuale capo dell’Olp Mahmoud Abbas (Abu Mazen), probabile vincitore delle elezioni per la presidenza dell’Autorità Palestinese del prossimo 9 gennaio, diventi un concreto interlocutore per la pace. Quand’anche Abu Mazen riuscisse a mettere sotto controllo i gruppi terroristici palestinesi, ha detto Olmert, la sua intransigenza sulle principali questioni al centro del negoziato come i confini, Gerusalemme e i profughi potrebbero rendere difficile se non impossibile arrivare a un accordo con lui. “Potremmo trovarci a negoziare con Abu Mazen e vedere fallire questi negoziati – ha spiegato Olmert – Ma Israele continuerà ad andare avanti attuando passi unilaterali, compresa l’eventualità di ulteriori ritiri che siano nell’interesse del paese”.
Secondo Olmert, sono decisamente “prematuri” sia l’ottimismo sulla leadership di Abu Mazen coltivato da alcuni, sia la ventilata possibilità che il ritiro unilaterale dalla striscia di Gaza si trasformi in un accordo bilaterale. Olmert ha sottolineato come Abu Mazen non abbia ancora dimostrato di avere la capacità di contrastare efficacemente il terrorismo e di creare strutture democratiche nelle istituzioni dell’Autorità Palestinese. “Senza di questo – ha detto – non vediamo molte possibilità di progresso con l’Autorità Palestinese”.

(Da: Jerusalem Post, 30.12.04)