Dissuadere il terrorismo

Gli attentatori “spontanei” devono sapere che i loro crimini non resteranno impuniti

Da un articolo di Alex Fishman

image_2263Nessun allarme, nessuna deterrenza e – peggio – apparati di sicurezza senza soluzioni. E, come non bastasse, il sistema legale israeliano che ostacola qualunque idea di deterrenza. Per questo continueremo a contare, giorno dopo giorno, sempre più tentativi e più attentati di questo tipo, definiti “attacchi terroristici spontanei”: un solo attentatore, non affiliato ad alcuna organizzazione, che una mattina si sveglia e decide di chiudere i conti in proprio con gli ebrei. E per farlo è disposto a morire. Tanto può morire in pace. Sa che nessuno, a parte lui, dovrà pagare alcun prezzo. La sua famiglia guadagnerà prestigio e adeguati indennizzi, in alcuni casi percepirà persino l’indennità dal Servizio Previdenziale israeliano. Nessuno toccherà la sua casa, nulla verrà demolito.
Che ne è della decisione del ministro della difesa, all’indomani della strage alla yeshiva di Gerusalemme e dei precedenti attacchi con bulldozer, di procedere alla demolizione della casa degli assassini? Gli uffici legali hanno presentato ricorsi e l’idea è svanita nel nulla. Hanno fatto affidamento sulla memoria corta dell’opinione pubblica. Abbiamo avuto un breve periodo di respiro, a Gerusalemme, e siamo tornati alla routine quotidiana senza aver preso alcun reale provvedimento.
Ora, alla madre di quel soldato che ha perso un occhio e rischia di perdere il secondo dopo che una palestinese fuori di testa gli ha gettato in faccia dell’acido a un posto di blocco, chi va a spiegarle che non c’era nulla che si potesse fare, che si trattava di un’attentatrice solitaria non affiliata ad alcuna organizzazione, che non aveva ricevuto ordini né da Beirut né da Nablus? Non sappiamo niente di lei e dunque non avremmo potuto bloccarla in tempo.
Chi va a spiegare ai parenti delle vittime di quest’ultimo attacco di lunedì che era impossibile prevedere il comportamento del terrorista palestinese, e che in questi casi non c’è davvero nulla che si possa fare, che non abbiamo abbastanza poliziotti e soldati e agenti dei servizi di sicurezza per controllare ogni singolo palestinese che entra a Gerusalemme?
È vero, i funzionari avevano promesso di introdurre controlli più rigorosi sui lavoratori palestinesi che vengono a lavorare a Gerusalemme ovest, e che sarebbero stati verificati i permessi e il curriculum di tutti i palestinesi che usano macchinari pesanti. E allora? Tutto questo non è servito né a fermare né certamente a dissuadere nessuno. Aggressioni e tentativi di aggressione al coltello sono diventati un evento quasi quotidiano, che a volte stenta persino ad arrivare sulle pagine dei giornali locali.
Tutti convengono che non esiste nessun tipo di possibile preallarme, quando si tratta del tipo di attentati che abbiamo visto lunedì sera a Gerusalemme. Ma questo non significa che dobbiamo rinunciare in partenza alla lotta per creare un effetto deterrente. Se non creiamo un nuovo livello di deterrenza e non mettiamo bene in chiaro che questo genere di atti, d’ora in poi, comporteranno immediatamente un prezzo pesante per i famigliari e le proprietà dell’attentatore – ad esempio con la demolizione dell’abitazione e l’espulsione della famiglia – allora continueremo a vivere sotto questa minaccia. Ogni attentato riuscito sarà seguito da un altro e da un altro ancora, fino a quando la sequenza si tradurrà in una minaccia alla nostra stessa esistenza. La gente avrà paura di camminare per la strada esattamente come, pochi anni fa, aveva paura di salire sugli autobus. E noi ci manterremo molto giusti e umani, ma anche stolti, inermi e disgraziati. Sarebbe un suicidio.
Demolire le case dei terroristi e perseguire i famigliari è cosa atroce e spietata. Ma finora non c’è nessuno che abbia saputo suggerire una soluzione più efficace per dissuadere questa ondata di attentati. O forse dovremmo semplicemente aspettare che trionfi la pace?

(Da: YnetNews, 23.09.08)

Nella foto in alto: Attentato lunedì sera a Gerusalemme: un terrorista si è scagliato con l’auto sui pedoni in piazza Tzahal (17 feriti)