Distratti da Gaza?

Da quando Hamas ha provocato la guerra, nessuno si occupa più del nucleare iraniano

Di Ashley Perry

image_2368I combattimenti in corso nella striscia di Gaza occupano intere colonne degli editoriali e le pagine di autorevoli siti web d’informazione nel mondo intero; televisioni e radio trasmettono una marea di notizie e di analisi su ogni dettaglio, su ogni centimetro e ogni angolo delle operazioni. Tutte i principali organismi internazionali come l’Onu, l’Unione Europea e la Lega Araba non discutono d’altro che di Gaza. Ebbene, forse proprio questo è il nocciolo del conflitto e della decisione di Hamas di interrompere la tregua trascinando Israele nello scontro.
In altri termini, si può supporre che il conflitto sia stato voluto e provocato per distrarre l’attenzione da qualcos’altro, qualcosa di assai più pressante.
Solo poche settimane fa i riflettori di tutto il mondo – dei politici e dei mass-media, se non del cittadino medio della strada – erano puntati sull’Iran. La corsa dell’Iran alle armi nucleari costituiva una preoccupazione così pressante che, come ebbe a dirmi un alto funzionario britannico, “ogni membro del parlamento aveva la porta aperta su questo tema”. La situazione era diventata così grave che le nazioni arabe avevano inoltrato richiesta all’Onu di tenere riunioni per discutere dell’Iran. I cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la Germania avevano concordato di discutere il dossier del nucleare iraniano con gli stati membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo più Egitto, Giordania e Iraq: un incontro assolutamente cruciale per la creazione di un fronte unito contro l’Iran. Uno dei partecipanti arabi si era spinto ad affermare che era sorta una nuova “intesa” a fronte della minaccia posta dall’Iran nella regione e oltre. Stati Uniti, Europa e molti altri stavano premendo per l’adozione di sanzioni più dure, che avrebbero sicuramente messo in grave difficoltà l’economia iraniana già di suo in crisi. Persino la Russia, messa di fronte a una tale unanimità sulla questione del nucleare iraniano, non riusciva più a mantenere la sua opposizione all’adozione di sanzioni più severe.
Finché sono duranti i bei giorni in cui il petrolio cresceva fino a 150 dollari al barile, l’Iran poteva tranquillamente permettersi di ignorare le sanzioni come un semplice fattore di disturbo. Ora però, con il petrolio che viaggia appena sopra i 40 dollari (e il greggio iraniano di bassa qualità ancora meno), ha iniziato a profilarsi all’orizzonte il disastro economico: le importazioni dall’estero saranno tagliate, i redditi crolleranno, la moneta iraniana si indebolirà e l’inflazione crescerà ancora di più. Il governo iraniano potrebbe trovarsi davvero in affanno, costretto a scendere a compromessi per evitare sanzioni più pesanti: cosa che il regime iraniano non può nemmeno prendere in considerazione; certamente non quando è a pochi passi dal realizzare le sue ambizioni nucleari.
Passato inosservato fra i fumi della battaglia di Gaza, esiste un rapporto molto importante diffuso proprio negli ultimi giorni del 2008 dal governo francese. Da tempo atteso, il rapporto, preparato per l’Assemblea Nazionale e inoltrato al presidente Nicolas Sarkozy, è il frutto di un lavoro bipartisan guidato da Jean-Louis Bianco, un eminente parlamentare socialista, alto consigliere di Francois Mitterrand negli anni ’80 e ’90. Il rapporto dichiara inequivocabilmente che l’Iran è a “breve distanza” dal procurarsi tutto ciò di cui ha bisogno per costruire una testata nucleare. Per distinguere questo rapporto e garantirgli un’autenticità a prova di contestazione, le sue conclusioni si basano soltanto su fatti ammessi dagli stressi iraniani: un documento che sarebbe dovuto diventare uno strumento fondamentale nel convincere il Consiglio di Sicurezza a imporre quelle sanzioni che tanti ritengono necessarie per piegare l’Iran. E invece – come si è detto – si è perso nei fumi del conflitto di Gaza.
Le impronte digitali dell’Iran su quest’ultimo conflitto sono ben evidenti. Molti nel mondo arabo affermano da tempo che l’Iran sta svolgendo un ruolo fortemente destabilizzante nella regione, ma alcuni in occidente preferiscono non dar loro ascolto. Per dirla con l’editorialista di Dar al-Hayat, Jihda El Khazen, “l’Iran sta giocando un ruolo dirompente e sovversivo sulla scena palestinese: con i 25-40 milioni di dollari che spende ogni mese a Gaza non intende sostenere i palestinesi: intende usarli”.
Di recente un alto diplomatico egiziano ha parlato in modo insolito a un giornalista arabo della indesiderata influenza iraniana nella regione: “Noi cerchiamo di costruire la pace mentre loro la mandano in frantumi. Noi vogliamo alleviare le sofferenze del popolo palestinese mentre loro vogliono che continui a soffrire. Noi vogliamo un Libano laico, democratico e stabile mentre loro vogliono instaurarvi un regime di tipo iraniano sotto il dominio degli Hezbollah”.
Michael Young, direttore del quotidiano libanese Daily Star, sintetizza così: “Manipolando le emozioni che invariabilmente il destino dei palestinesi suscita fra gli arabi, Teheran cerca di ridisegnare gli equilibri di potere nella regione”.
In Libano, la fantoccio dell’Iran Hassan Nasrallah, capo di Hezbollah, alimenta le fiamme contro Israele e contro gli stati arabi considerati collusi con Israele e l’occidente. Se la situazione a Gaza si calmerà presto, con un cessate il fuoco sottoscritto o imposto, e calerà l’attenzione del mondo, non è improbabile che Hezbollah verrà spinto ad incendiare nuovamente il confine nord di Israele. Forse è proprio per questo motivo che il capo della sicurezza nazionale iraniana, Saeed Jalili, viaggia fra Libano e Siria per incontrarsi rispettivamente con Nasrallah e con il leader di Hamas all’estero Khaled Mashaal. Il che ricorda la permanenza in Libano di Mohsen Rezai, presidente dell’Iranian Expediency Council ed ex comandante delle Guardie rivoluzionarie iraniane, per tutta la durata della guerra dell’estate 2006, a supervisionare le operazioni di Hezbollah.
L’Iran ha un preciso interesse a destabilizzare la regione, e a distrarre l’attenzione dalla vera minaccia costituita dalle sue ambizioni nucleari. È incredibile come il mondo resti incollato a un conflitto che comporta alcune centinaia di vittime, mentre viene ignorata una minaccia che incombe su centinaia di milioni di persone, addirittura su gran parte dell’Europa.
Ma l’Iran ha da tempo imparato quali sono le leve delle emozioni internazionali, e come muovere le sue pedine nella regione. Sarebbe forse ora che la comunità internazionale capisse il disegno e tornasse ad occuparsi pienamente della questione davvero pressante sul tappeto: la minaccia nucleare iraniana.

(Da: YnetNews, 7.01.09)

Nella foto in alto: manifestazione anti-Israele a Teheran