Dopo l’attentato, ebrei e arabi ribadiscono la volontà di convivenza a Mishor Adumim

Il proprietario del supermercato: “C’è chi vorrebbe farci chiudere, ma non l’avranno vinta”

Rami Levy, propietario della catena di supermercati

Rami Levy, propietario della catena di supermercati

Alle 16 e 15 di mercoledì pomeriggio un palestinese di 16 anni e mezzo proveniente dal villaggio cisgiordano di al-Azariya è entrato in un supermercato della zona industriale di Mishor Adumim, vicino a Ma’ale Adumim, poco a est di Gerusalemme. Spingeva un carrello della spesa e dal momento che il luogo è normalmente frequentato da ebrei e arabi, la sua presenza non ha destato alcun sospetto. Una volta raggiunto l’interno del negozio, il giovane ha estratto un coltello e ha aggredito due clienti, ferendoli alle spalle. Dopo essere riuscito a districarsi dalla presa di uno dei due aggrediti, che aveva cercato di bloccarlo, è corso verso l’uscita. Una guardia di sicurezza fuori servizio che si trovava nel negozio ha estratto la pistola e ha inseguito l’attaccante verso le casse intimandogli invano di fermarsi. A quel punto la guardia ha sparato a una gamba dell’aggressore, facendolo crollare a terra dove è stato bloccato e ammanettato. Le forze di sicurezza giunte nel frattempo hanno poi arrestato altri due palestinesi che avevano accompagnato il terrorista. Successivamente la polizia ha fermato anche un suo parente ad al-Azariya.

“Ho fatto il mio dovere – ha detto la guardia di sicurezza, che ha ricevuto una telefonata di congratulazioni dal primo ministro – E ringrazio coloro che hanno mantenuto il sangue freddo contribuendo a neutralizzare il terrorista”. Ha poi aggiunto: “Sono stato fortunato”.

Un'immagine dell'attentato, dalle telecamere di sicurezza

Un’immagine dell’attentato, dalle telecamere di sicurezza

Due ore dopo l’attacco, nel negozio è ripresa la normale attività. Ma i 180 dipendenti, sia ebrei che arabi, fanno fatica a superare l’accaduto. “In questo negozio lavorano sia arabi che ebrei e siamo come fratelli – dice a YnetNews Mohammed Abdullah Skouri, anch’egli originario del vicino villaggio di al-Azariya – Anzi, siamo più che fratelli. Non riusciamo a capire come un cosa del genere sia accaduta proprio qui”. Il suo amico Mohammed Ibrahim dice di sperare che i rapporti tra i lavoratori e i loro clienti ebrei non cambino. “Lavoro in questo negozio da dieci anni – spiega – Ebrei e arabi qui sono come una famiglia. Vedo gli stessi clienti ogni giorno e li conosco meglio dei miei parenti. Non credo che quanto è accaduto possa danneggiare i nostri rapporti. La gente è abbastanza intelligente da capire che le persone non sono tutte uguali”. I dipendenti ebrei esprimono sentimenti analoghi. “I lavoratori qui sono tutti brave persone – dice Leni Orkelinsky – Non ho mai visto niente di anomalo. Abbiamo ottimi rapporti. Anche loro sono rimasti molto spaventati”. La donna aggiunge di aspettarsi una certa tensione, ma nessun effetto duraturo.

Rami Levy, il proprietario della grande catena di supermercati che porta il suo nome presente in Israele e Cisgiordania, è arrivato al negozio subito dopo l’attentato. “Ci sono persone che vogliono rovinare la coesistenza – dice – ma non gli permetteremo di vincere. I malvagi che hanno organizzato questo attacco vorrebbero farci chiudere l’esercizio, proprio perché qui c’è convivenza”. Levy respinge con decisione le voci di chi gli suggerisce di non assumere dipendenti arabi. “Noi assumiamo i lavoratori senza alcuna distinzione di religione, razza o nazionalità. Abbiamo delle leggi in Israele, e quelle valgono”.

Anche il sindaco di Ma’ale Adumim, Benny Kashriel, si è detto impegnato a garantire che i palestinesi di Cisgiordania continuino normalmente a lavorare a nella zona industriale di Mishor Adumim.

(Da: YnetNews, Times of Israel, 4.1.14)

Ricostruzione al computer dell’attacco al supermercato di Mishor Adumim