Editoriali non pubblicati

Un commento sui commenti.

Di Seth J. Frantzman

image_3575Una parte importante del lavoro di chi dirige la pagina degli editoriali di un quotidiano consiste nel rifiutare dei pezzi. Alcuni sono facili da respingere perché incomprensibili, ridicolmente lunghi o per qualche altra ragione evidente. Altri invece sarebbero interessanti e meritevoli di considerazione, e tuttavia non possono passare. Particolarmente interessante è il caso degli articoli che si basano su informazioni false, sia o meno consapevole l’autore che sta ripetendo una bufala.
Questa settimana, ad esempio, un ex dipendente delle Nazioni Unite ha mandato in redazione un articolo in cui sosteneva, fra l’altro, che il conflitto coi palestinesi si può risolvere semplicemente con l’emigrazione degli israeliani negli Stati Uniti giacché, scriveva, “la maggior parte degli israeliani ha passaporto americano”. La maggior parte? Interpellato su questa bizzarra affermazione, l’autore ha sostenuto d’aver letto che molti israeliani hanno doppia cittadinanza e che “gli israeliani stanno prendendo d’assalto i consolati stranieri per via della minaccia iraniana”. Ora, a parte che sono pochissimi gli israeliani che di recente hanno cercato di ottenere un passaporto europeo, ma perché mai una persona dovrebbe credere che la maggior parte degli israeliani ha il passaporto proprio degli Stati Uniti?
Un altro curioso articolo arrivato sulla scrivania questa settimana si basava sull’affermazione da parte di qualcuno dell’Institute of National Security Studies israeliano secondo cui un nuovo documento dell’agenzia di intelligence Usa conterrebbe la prefigurazione di un Medio Oriente “post-Israele”. La notizia era stata diffusa da alcuni importanti funzionari israeliani e stava prendendo piede in ambienti accademici, e non solo, che la prendevano molto sul serio: pareva la prova tangibile che la politica israeliana, specie nei territori, è destinata a demolire il rapporto con gli Stati Uniti. Scioccante. Ma quando ho cercato riscontri alla notizia è saltato fuori che nessuna credibile agenzia d’informazione l’aveva raccolta. In realtà tutte le citazioni risalivano a un’unica persona, un certo Franklin Lamb citato dai mass-media iraniani. Insospettito, ho mandato un messaggio e-mail al signor Lamb, il quale ha affermato che mi avrebbe richiamato. Ma quando si legge ciò che sosterrebbe il documento, dovrebbe apparire immediatamente chiaro che si tratta di un falso: “Ciò include il sostegno di più di 60 ‘organizzazioni di facciata’ e circa 7.500 funzionari Usa che operano agli ordini di Israele e cercano di dominare e intimidire i mass-media e le agenzie del governo americano, e che non dovrebbero più essere tollerati”. Come e perché delle persone intelligenti, parecchie con tanto di dottorato e anni di esperienza militare, si sono bevuti una panzana così evidente? Come hanno potuto diffondere la stupidaggine antisemita sulle “organizzazioni di facciata” e l’affermazione maccartista sui 7.500 funzionari Usa, né uno di più né uno di meno, agli ordini di Israele? Non lo sapremo mai, ma quel che è certo è che ai lettori della pagina degli editoriali del Jerusalem Post è stata risparmiata la ripetizioni di queste baggianate.

(Da: Jerusalem Post, 21.10.12)