Eravamo pessimisti? In realtà è andata peggio di quel che si temeva

Ora una cosa la sappiamo: questa è la democrazia in versione egiziana.

Di Barry Rubin

image_3302Sin dallo scorso febbraio avevo previsto che i Fratelli Musulmani avrebbero vinto le elezioni in Egitto. Molti mi dicevano che ero troppo pessimista. Ora iniziano a uscire i risultati del voto e… sorpresa: sono peggio di quanto pensavo. La mia previsione che i Fratelli Musulmani e altri islamisti avrebbero ottenuto una leggera maggioranza sembra essersi più che realizzata. Stando alla maggior parte dei resoconti, la Fratellanza si sta piazzando da sola appena sotto il 40%.
Perché peggio di quel che pensavo? Almeno per due ragioni.
La prima è che i voti che vediamo ora provengono dalle principali aree urbane del paese. Se vi sono dei raffinati utilizzatori di Facebook, si dovrebbero trovare in città come il Cairo e Alessandria. Se i moderati vanno così male nelle grandi città, cosa accadrà nei villaggi su per il Nilo? Se un partito fascista arriva primo nei distretti socialdemocratici di qualche paese europeo, allora uno capisce d’essere davvero nei guai. La Fratellanza è arrivata prima al Cairo e ad Alessandria. Fateci mente locale. Naturalmente vi sono in quelle località milioni di immigrati dalle aree rurali, ma sono anche i luoghi dove vive la classe media, per quello che è.
In secondo luogo, i partiti moderati non sono arrivati nemmeno secondi: sono arrivati terzi o giù di lì. Secondi sono arrivati i salafiti, vale a dire gente persino più estremista della Fratellanza Musulmana. Che siano andati così bene è una sorpresa. Che siano andati così bene senza sottrarre ai Fratelli Musulmani nemmeno un punto è davvero scioccante.
Le stime danno intorno al 5-10% il Partito della Giustizia, vale a dire i famosi ragazzi di Facebook della “rivoluzione” di gennaio. Significa che, anche insieme agli altri due principali partiti moderati, i liberali non saranno in grado di bloccare nulla. La Fratellanza sente già l’odore del sangue e parla di premere sulla giunta militare perché acceleri il passaggio dei poteri. Non è un bello spettacolo, anche se per ora potrebbe non esserci un tale trasferimento di poteri. Il processo elettorale è lungi dall’essere terminato e andrà avanti ancora per circa tre mesi, a cui seguiranno le elezioni presidenziali. Ah, certo: stando ai risultati attuali, c’è da credere che gli islamisti vinceranno anche la presidenza. Ed è lì che inizierà davvero lo spasso. Il presidente Obama si troverà davanti a una sfida che non è in grado di affrontare giacché non ha nemmeno capito cosa sta accadendo. È come uno a cui è stato detto che un feroce leone è in realtà un gattino e allora cerca di farlo mangiare dalla mano. […]
Ai fini di queste elezioni, l’Egitto è stato suddiviso in tre sezioni e ogni sezione avrà un secondo turno. La mia previsione è che i moderati non riusciranno a lavorare insieme e che gli islamisti finiranno con l’andare ancora meglio di quanto non sembri ora. Il corrispondente del Wall Street Journal dice che i salafiti spingeranno la Fratellanza ancora più a “destra”. Ma perché la Fratellanza dovrebbe fingere moderazione quando il popolo ha parlato e ha detto di volere la shari’a con la ciliegina sopra.
Dunque gli islamisti hanno vinto e le elezioni sono state corrette. Dobbiamo rallegrarci che la democrazia ha funzionato e che il popolo sta ottenendo quello che desidera? O dobbiamo dispiacerci che il popolo desideri una dittatura repressiva, l’oppressione delle donne, la sopraffazione dei cristiani, il conflitto con Israele, l’odio verso l’occidente e il congelamento della società egiziana in una camicia di forza che può portare solo povertà persistente e aumento delle sofferenze? Quando il conteggio dei voti sarà più chiaro potremo affinare la nostra analisi. Ma ora una cosa la sappiamo: questa è la democrazia in versione egiziana.

(Da: Global Research in International Affairs-GLORIA, 1.12.11)