Escalation prima (e dopo) il ritiro

Evidentemente i palestinesi vogliono convincerci che continueranno a sparare su Israele dalla Gaza liberata.

Da un editoriale di Ha'aretz

image_804Era interesse dell’Autorità Palestinese mostrare d’essere capace di garantire un coordinato trasferimento nelle sue mani di striscia di Gaza e Cisgiordania settentrionale. Voleva anche dimostrare che le organizzazioni estremiste guidate da Hamas avrebbero agito con autocontrollo in nome dell’interesse nazionale e della volontà dell’opinione pubblica palestinese.
Poi, un mese prima del previsto sgombero da Gaza, sono arrivati l’attentato suicida che ha ucciso cinque persone a Netanya e il letale missile Qassam su Netiv Ha’asara a dimostrare che la realtà è più fosca delle aspettative. Non solo il cessate il fuoco è stato rotto, ma la violenza potrebbe anche aumentare.
Il governo e le Forze di Difesa israeliane voleva che la calma continuasse, ma davanti all’escalation innescata dalla parte palestinese hanno deciso di affrontare la sfida e di rispondere al fuoco, anche a costo di un’eventuale operazione di terra a Gaza. Chiunque desideri veder attuata la decisione della Knesset sul ritiro da Gaza trova difficile contestare questa logica. Come il ritiro stesso, anche il cessate il fuoco non può essere unilaterale.
Dopo la chiusura della striscia di Gaza alla vigilia della marcia dei manifestanti anti-ritiro, ora ciò che torna in discussione è la instabile posizione dell’opinione pubblica israeliana e dei suoi rappresentati eletti circa lo sgombero. I palestinesi insistono a voler dimostrare agli israeliani che Hamas e Jihad Islamica non solo li avrebbero cacciati da Gaza sotto il fuoco, ma che continueranno a sparare verso il Negev e la piana costiera dal territorio “liberato” e a mandare attentatori suicidi dentro Israele. Cosa che può seriamente indebolire il sostegno allo sgombero prima ancora che esso abbia inizio.
Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha fallito nel tentativo di persuadere i capi di Hamas e Jihad Islamica a mantenere il cessate il fuoco. Essi percepiscono la sua debolezza, così come la percepiscono i suoi cosiddetti colleghi del movimento Fatah, che stanno già litigando per le posizioni di potere e le proprietà. Gli scontri dentro la comunità palestinese riflettono le tensioni interne man mano che si avvicinano il disimpegno israeliano e le successive elezioni parlamentari palestinesi.
In ogni caso, è assai improbabile che nella Gaza del dopo-ritiro si instauri un’amministrazione unita e risoluta, in grado di mantenere l’impegno assunto dai palestinesi con la Road Map di smantellare le organizzazioni terroristiche.
L’improvvisa escalation spinge il segretario di stato Usa Condoleezza Rice a volare a Gerusalemme e a Ramallah per la seconda volta in un mese. Non è chiaro cos’altro possa dire la Rice ad Abu Mazen per chiarire bene quanto sia grave la sua debolezza. Se non rinsavisce nei prossimi giorni, Abu Mazen rischia non solo il proprio posto, ma anche il precedente che verrebbe stabilito dallo sgombero degli insediamenti dalla striscia di Gaza.

(Da: Ha’aretz, 17.07.05)

Nella foto in alto: Soccorsi agli israeliani feriti dai lanci di mortaio palestinesi