Esperti Unesco: “La candidatura palestinese di Hebron trascura il retaggio ebraico e cristiano”

E’ la terza volta che i consulenti respingono le pretese palestinesi, ma finora i paesi del Comitato per il Patrimonio Mondiale dell’Umanità non li hanno ascoltati

ICOMOS, il Comitato esperti dell’Unesco

Gli esperti dell’Unesco hanno detto all’Autorità Palestinese che la richiesta di inserire la “Città Vecchia” di Hebron nell’elenco del “Patrimonio Mondiale dell’Umanità in pericolo” è eccessivamente concentrata sulla storia musulmana della città, escludendo il patrimonio ebraico-cristiano. Nella sua relazione di 11 pagine presentata lo scorso fine settimana, il Consiglio Internazionale su Monumenti e Siti (ICOMOS) afferma che questa lacuna nella candidatura palestinese, unita alla decisione di Israele di non autorizzare il sopralluogo degli esperti, rende difficile stabilire se esista davvero la “situazione di emergenza” addotta dalla rappresentanza palestinese per giustificare la procedura d’approvazione d’urgenza a scapito delle candidature di altri paesi in attesa da anni.

I 21 paesi che compongono il Comitato Unesco per il Patrimonio Mondiale dell’Umanità dovrebbero votare sulla candidatura palestinese della Città Vecchia di Hebron, che comprende anche la Grotta di Machpela o Tomba dei Patriarchi, durante la sua riunione annuale che ha avuto inizio domenica a Cracovia, in Polonia.

La documentazione allegata alla candidatura dell’Autorità Palestinese è tutta concentrata sulla storia della “Città Vecchia” di Hebron dal periodo mamelucco del 1250 in avanti. Ma include anche la Tomba dei Patriarchi, la cui struttura di epoca erodiana ospita anche luoghi santi ebraici. “Un ulteriore elemento di debolezza – si legge nella relazione del Consiglio degli esperti – è la definizione del bene come una città mamelucca, giacché questo esclude la profondità temporale estremamente importante di Hebron, città la cui storia si può far risalire almeno a mille anni prima del periodo mamelucco e probabilmente di più. Sebbene la candidatura affermi che il bene in questione è considerato una delle più antiche città al mondo abitate continuativamente, l’enfasi è posta tutta su un breve periodo di quella storia sotto forma di città mamelucca, a parte per le strutture precedenti della Moschea Al-Ibrahimi/Tomba dei Patriarchi. Questo significa che il legame di Hebron con la società ebraica e con la prima società cristiana viene poco riconosciuto e che Tel Rumeida [un’area della Hebron biblica] e altri siti restano esclusi dai suoi confini”. Secondo gli esperti dell’Unesco, l’Autorità Palestinese avrebbe dovuto comprendere un arco temporale molto più lungo e un’area geografica più ampia, sottolineando l’importanza della città nello sviluppo delle tre religioni monoteiste a partire dal 2200 a.e.v.

Ebrei in preghiera all’esterno della Tomba dei Patriarchi, a Hebron

“In base all’enfasi posta sul periodo mamelucco nell’attuale dossier di candidatura, il Consiglio ritiene che non vi siano gli elementi per sostenere la natura eccezionale della sopravvivenza della pianificazione urbanistica e degli edifici relativi all’era mamelucca. Vi sarebbe il potenziale per considerare Hebron come un centro di pellegrinaggio, ma per far questo dovrebbe essere incluso Tel Rumeida e dovrebbe essere posta più chiara evidenza sui siti relativi al patrimonio ebraico”.

Questa è la terza volta che il Consiglio degli esperti Unesco boccia una proposta dell’Autorità Palestinese per l’iscrizione d’urgenza di un bene nella lista del “Patrimonio Mondiale in pericolo”. Nel 2012 venne respinta la proposta relativa alla Chiesa nella Natività di Betlemme e nel 2014 la richiesta relative alle antiche colline terrazzate di Battir. In entrambe quelle occasioni, tuttavia, i 21 paesi del Comitato Unesco per il Patrimonio Mondiale dell’Umanità approvarono alla fine le domande palestinesi, trascurando le raccomandazioni degli esperti. E’ per questo che, questa volta, Israele si è rifiutato di collaborare e non ha autorizzato un sopralluogo considerato inutile se non pretestuoso.

In ogni caso, l’ambasciatore d’Israele all’Unesco Carmel Shama HaCohen ha affermato che la relazione degli esperti su Hebron rappresenta un successo nell’azione di contrasto della campagna palestinese di strumentale politicizzazione dell’Unesco. “Questa relazione – ha detto Shama HaCohen parlando dalla sede dell’Unesco a Parigi – conferma la verità storica e presente, in base alla quale sosteniamo che i palestinesi stanno conducendo una guerra religiosa contro il patrimonio del popolo ebraico”.

(Da: Jerusalem Post, 2.7.17)