Fidarsi del mondo?

«Cosa farete se ci fidiamo e poi le cose vanno male? Direte: ohibò, ci siamo sbagliati?»

Di Yair Lapid

image_3359I corpi che giacciono senza vita per le strade di Homs, in Siria, non sono soltanto un orrore. Sono anche un monito. Un monito non tanto sulla crudeltà dei dittatori, quanto sull’indifferenza del mondo.
Noi israeliani tendiamo a pensare che, se dovessimo fare fronte a una concreta minaccia di sterminio, il mondo verrebbe in nostro aiuto. È una convinzione ingenua, che nasce dall’idea che la maggior parte delle persone siano fondamentalmente buone. Ma se tutte le persone fossero fondamentalmente buone, non vi sarebbero corpi che giacciono senza vita per le strade di Homs.
Circa cinque anni fa, mio padre Tommy Lapid (un sopravvissuto alla Shoà) prese la parola al Museo della Shoà di Yad Vashem, a Gerusalemme, e tenne un breve discorso in occasione della Giornata della Memoria delle vittime dell’Olocausto. Era una bella giornata di primavera e mio padre già sapeva che sarebbe morto di lì a poco, quando pronunciò queste parole: «Il mondo civile ci consiglia di accettare compromessi e assumerci dei rischi in nome della pace. Ma noi chiediamo al mondo civile, nel Giorno della Memoria della Shoà noi chiediamo a tutti coloro che ci fanno la predica: che cosa farete voi, se noi ci assumiamo dei rischi, sacrifichiamo delle vite umane, riponiamo in voi la nostra fiducia e poi qualcosa va storto? E se l’altra parte non si comporta come ci si aspetta che faccia, e al contrario ci scaglia addosso fuoco e tormenti e veleni e magari anche armi nucleari? Cosa farete voi, in quel caso? Chiederete scusa? Direte: ohibò, ci siamo sbagliati? Ci manderete bende e cerotti? Aprirete orfanotrofi per i bambini sopravvissuti? Pregherete per le nostre anime?».
(Da: YnetNews, 13.2.12)

Nelle foto in alto: Yair Lapid, autore di questo articolo, e suo padre Tommy Lapid (1931-2008).