Filibustieri in doppiopetto

La fonte di legittimità di Assad è la forza bruta, con cui tiene in ostaggio milioni di siriani

di Farid Ghadry

image_2690Ci sono mille motivi per cui il democratico Israele è ansioso di essere in pace coi suoi vicini, riuniti tutti sotto un unico denominatore: garantire la sicurezza agli israeliani, la maggioranza dei quali ha raggiunto un nuovo livello di guardia nella sua battaglia per una vita normale, assai più fatale di quello cui Israele è arrovato nella sua guerra contro Hezbollah e Hamas. Allo stesso tempo, vi sono mille motivi per cui il dispotico regime degli Assad, in Siria, preferisce congelare e alimentare lo status quo coi suoi vicini, anche qui riuniti tutti sotto un unico denominatore: preservare nella regione quella instabilità che in definitiva fa il gioco del fallimentare esperimento siriano sotto ideologia ba’athista.
Finora praticare l’estorsione ha funzionato bene per gli Assad, e per il loro controllo sulla Siria. A differenza della franchezza dell’egiziano Anwar Sadat, sorretto da tutta una tradizione dinastica, o dal pragmatismo di re Hussein di Giordania, sorretto dalla sua discendenza diretta dal Profeta, l’unica fonte di legittimità del potere degli Assad è il loro brutale uso della forza. Pertanto Israele si troverà sempre a parlare da solo, quando si tratta di fare la pace con i fittizi Assad, giacché la loro genia, difettando dello spessore dei Sadat e dei re Hussein, corrisponde più a quella dei filibustieri che non a quella di re e faraoni.
La realtà delle cose, quando si ha a che fare col regime siriano, è diversa dalla percezione che ha il mondo di questi filibustieri di Damasco. Tutto considerato, la maggior parte di re e faraoni presta qualche attenzione ai bisogni dei sudditi, cercando di sviluppare per essi qualche forma di benessere; laddove i filibustieri rapinano e saccheggiano per riscattare la loro inferiorità.
Il che naturalmente non vuol dire che paesi nobili come Francia o Turchia non debbano fare la loro parte nel promuovere una pace fra Siria e Israele. Ma, nel farlo, entrambi devono essere ben consapevoli dei rischi connessi. Israele potrebbe ben sedersi al tavolo negoziale disposto a fare la pace, ma Assad siederà al tavolo solo alla ricerca di vantaggi per continuare il cammino che sta nel suo DNA da filibustiere. La pace non è nel suo cuore, e neanche nella sua testa. Perché mai dovrebbe abbandonare la politica del terrore, decurtando le forze che lui, insieme a quegli altri filibustieri di Tehran, si va fabbricando così scrupolosamente sin dagli anni ’70 allo scopo di dotarsi di una statura dominante nella regione?
Ma Assad, a differenza di altri filibustieri, indossa il doppiopetto. Molti di coloro che lo vanno a trovare restano incantati nel sentirlo parlare di pace in modo così civile, e si fanno convincere ad aiutare questo filibustiere “di formazione britannica” ad approdare e installarsi fra le nazioni civilizzate. Poco sanno della “resistenza” che egli oppone a tali nobili sforzi: giacché, una volta approdato, Assad sa che non potrebbe più darsi alla rapina e al saccheggio. L’Accordo di Associazione con l’Unione Europea sarebbe la cosa più vicina possibile a un ponte proteso fra la nave del filibustiere e la terraferma; eppure Assad si rifiuta di firmarlo, per ragioni che rimangono imperscrutabili a tanti, sia nella UE che altrove.
E comunque, a cosa si oppone poi questa sua “resistenza”? Assad si oppone alla cultura occidentale, quando sua moglie Asma fa shopping in Avenue Montagne a Parigi? O forse si oppone alla ricchezza cui avrebbe accesso associandosi ai capitalisti occidentali? La verità è che Assad si oppone alla cultura del consenso costruito attorno alla cooperazione e alla coesistenza. Nulla potrebbe minacciare il suo regime minoritario più che il diventare membro attivo e a pieno titolo del club della comunità internazionale, giacché verrebbe messa in discussione la dubbia legittimità del suo potere, sostenuto all’interno da eterne leggi d’emergenza.
E per spacciare come movimento di pace la violenza e il terrorismo della sua “resistenza”, Assad demonizza i suoi nemici, soprattutto Israele: il più comodo dei bersagli. Dai milioni di siriani in ostaggio – sequestrati al largo, deprivati di tutti i vantaggi della vita e delle sottigliezze della sua pirateria – i lunghi racconti e gli ingannevoli pronunciamenti di Assad vengono presi senza far domande, come oro colato. Dal momento che è sostenuto da una popolazione tenuta nell’ignoranza, Assad può minacciare efficacemente tutti i paesi vicini; il che svia l’attenzione dei suoi avversari dalle vistose falle nella sua nave, di cui nessuno sembra voler approfittare, o perlomeno voler reindirizzare le sue attenzioni alla protezione innanzitutto della sua stessa nave.
Durante una delle mie visite in un paese mediorientale ebbi l’opportunità di cenare con il primo ministro di un importante paese europeo. Dei tanti aspetti di cui parlammo quella sera, uno sembrava spiccare sopra tutti gli altri. Quel primo ministro sosteneva che i corrotti dittatori del Medio Oriente sono “utili idioti” che Stati Uniti e Unione Europea preferiscono salvaguardare. I mediorientali onestamente democratici, aggiungeva, sono proprio l’ultima compagnia che l’occidente desidererebbe vedere in posti di potere. Forse questo spiega come mai Assad, il più violento e corrotto dei filibustieri (in doppiopetto), sembra essere oggi sulla lista degli ospiti più graditi in Turchia, Francia, Stati Uniti.

(Da: YnetNews, 12.09.09)

Nella foto in alto: l’autore di questo articolo, Farid Ghadry, oppositore siriano in esilio, co-fondatore del Reform Party of Syria