Film israeliani al Toronto Palestine Film Festival. E il boicottaggio?

La regista Hamoud, libera e disobbediente ai diktat del movimento BDS: “Non ho esitato a usare i fondi del governo israeliano per girare il mio film”

Sono ben cinque i film israeliani che sono stati proiettati al Toronto Palestine Film Festival, concluso domenica scorsa, a dispetto degli appelli del movimento BDS (boicottaggio, sanzioni e disinvestimento contro Israele) che propugna a livello internazionale il boicottaggio di qualunque progetto o attività che coinvolga Israele.

Tre i film israeliani di alto profilo presentati al festival. In Between (distribuito in Italia con il titolo Libere, disobbedienti, innamorate) della regista Maysaloun Hamoud, incentrato sulla vita di tre donne arabe israeliane che vivono a Tel Aviv. Il film si era aggiudicato di recente due Ophir Awards, i prestigiosi premi assegnati dall’Accademia israeliana del cinema e della televisione: per la migliore attrice in assoluto e la migliore attrice protagonista. Un secondo film presentato a Toronto è Personal Affairs, di Maha Haj, imperniato sulle vicende di una famiglia arabo-israeliana. Questo film aveva già vinto il primo premio al Festival internazionale del cinema di Haifa dell’anno scorso. Il terzo è Junction 48, di Udi Aloni: uno sguardo alla scena rap palestinese, che si è guadagnato il premio della giuria al Tribeca Film Festival e il Panorama Audience Award al Festival di Berlino, nonché due premi Ophir in Israele.

In Between e Personal Affairs hanno usufruito di finanziamenti dell’Israel Film Fund, che riceve i fondi dal Ministero israeliano per la cultura e lo sport. Junction 48 è stato co-prodotto da diverse ditte produttrici israeliane tra cui la Metro Communications e la United King Films.

Al Toronto Palestine Film Festival sono stati presentati anche due documentari israeliani: Jerusalem, We Are Here, di Dorit Naaman, e Looted and Hidden. Palestinian Archives in Israel di Rona Sela.

Maysaloun Hamoud, regista arabo-israeliana

Tutti questi film sono stati girati da cittadini israeliani. Tra loro, i registi arabo-israeliani come Maysaloun Hamoud sono stati attaccati dai sostenitori del movimento BDS per aver accettato finanziamenti israeliani, pubblici o privati. In un’intervista l’anno scorso al Jerusalem Post, Hamoud aveva parlato della sua decisione di accettare soldi dell’Israel Film Fund per girare In Between. “Non ho esitato a rivolgermi al Fondo israeliano per chiedere i soldi. Perché non dovrei farlo? – aveva detto Hamoud – Siamo il 20% della popolazione, paghiamo le tasse. Siamo palestinesi e siamo israeliani, e molti con questo fatto non si raccapezzano. C’è chi dice: non prendete soldi israeliani, prendente soldi dai fondi arabi. Ma è una contraddizione in termini: non ci sono fondi arabi per il cinema, non c’era niente che potessi ottenere da lì”.

Soddisfatti, invece, molti avversari del movimento BDS per la decisione del Toronto Palestine Film Festival di presentare film israeliani. “E’ la dimostrazione del completo fallimento della campagna BDS in Canada – ha dichiarato Michael Mostyn, direttore generale dell’organizzazione ebraica B’nai Brith Canada – Mettendo in mostra il cinema israeliano, il Toronto Palestine Film Festival ha dato sostegno all’economia e alle arti israeliane, a dispetto della forte opposizione da parte di alcune figure palestino-canadesi. Ecco dunque una domanda cruciale da porre a coloro che promuovono i fanatici obiettivi del movimento BDS in Canada e in altri paesi: se persino i palestinesi in giro per il mondo non si prendono il disturbo di boicottare lo stato ebraico, perché mai dovrebbero farlo gli altri?”

(Da: Jerusalem Post, 25.9.17)