Forte come la morte è l’amore

Una recensione di Claudia Rosenzweig

Una recensione di Claudia Rosenzweig

image_1672A proposito di: “Forte come la morte è l’amore. Tremila anni di poesia d’amore ebraica”, presentazione di Cesare Segre, traduzione, introduzione e note di Sara Ferrari, Belforte, Livorno 2007.

Dal Cantico dei cantici della Bibbia ebraica, attraverso la Spagna medievale, per giungere sino alla poesia israeliana contemporanea, questa appassionante antologia ripropone il tema dell’amore nella poesia ebraica.
La tradizione poetica in ebraico è ricchissima e continua attraverso i secoli; eppure in Italia traduzioni di testi poetici compaiono molto di rado. Alcune traduzioni sono comparse negli ultimi anni, in particolare di poesie di Yehuda Amichai e di Meir Wieseltier. Un’antologia, e in particolare una raccolta che segua un tema specifico, è una novità nel ristretto panorama delle pubblicazioni in questo campo.
La curatrice e traduttrice, Sara Ferrari, propone una scelta di poesie dettata innanzi tutto dall’interesse per una storia della letteratura ebraica «che porta con sé sin dal principio l’aperta contraddizione del suo essere produzione letteraria d’argomento erotico scritta in una lingua sacra» (p. 21). La poesia in lingua ebraica è infatti l’unico genere letterario che perdura dalla Bibbia ai nostri giorni; rappresenta quindi, si può affermare, il genere letterario per eccellenza della letteratura ebraica, dove l’ebraico, la lingua santa, diventa, in particolare nel mondo ebraico sefardita e italiano, davvero lingua secolare, lingua per poesie sull’amore e sul vino e, in poeti come il poeta medioevale Immanuel Romano, anche lingua atta ad esprimere una sessualità concreta, a tratti persino volutamente esplicita (si veda la poesia a p. 93). Questa tradizione millenaria offre un infinito territorio di esplorazione e di possibilità ai grandi poeti dell’inizio del XX secolo, come Bialik e Chernikhovskij (pp. 111-121), e quindi ai poeti israeliani contemporanei. Affascina la capacità innovativa di alcuni di loro, che sperimentano nuovi percorsi.
Nella seconda parte del volume, che raccoglie testi tratti da raccolte recenti, questa ricerca appare evidente. Ne è un esempio la poesia di Hezy Leskly (1952-1994), “Se chiederete”:

Se chiederete spaghetti al ragù,
riceverete tutti gli spaghetti al ragù del mondo.
Se chiederete tutti gli spaghetti al ragù del mondo,
riceverete a malapena una busta con un biglietto:
“Il carico di ragù si è smarrito nel tragitto
da Marsiglia a Haifa;
forse è colato a picco
forse dissoluti uzbeki l’anno trafugato
forse è esploso per sbaglio.”

Se chiederete amore,
riceverete a malapena una busta vuota, senza indirizzo,
senza niente.
Dopo il pianto e il sonno capirete
che si può
adoperare la busta vuota,
metterci dentro qualcosa:
forse un frammento di vetro
forse un anello ormai informe
forse una ciocca di capelli. Qualcosa.

Se chiederete una busta vuota,
riceverete amore,
tutto l’amore del mondo.

“Forte come la morte è l’amore” si rivela una raccolta che ci fa desiderare altre e più ampie traduzioni di poeti, dai classici del Medioevo, ai classici moderni, fino ai numerosi poeti israeliani contemporanei, che giocano tra tradizione e provocazione, e le cui poesie diventano spesso testi di canzoni che in Israele molti sanno a memoria.
Va infine segnalato che importante e coraggiosa è la decisione di presentare a fronte il testo originale ebraico delle poesie. Un libro di poesia non può essere pubblicato in altro modo.

ULTERIORI LETTURE CONSIGLIATE:
Amichai, Yehuda, Ogni uomo nasce poeta, presentazione di A. B. Yehoshua, trad. di Fiorella Operto, postf. di Ted Hughes, Di Renzo, Roma 2000.
Amichai, Yehuda, Poesie, pref. di Ted Hughes, trad. di Ariel Rathaus, Crocetti, Roma 2001.
Wieseltier, Meir, Lontano dall’alzabandiera, pref. di Enrico Testa, trad. di Ariel Rathaus, Edizioni San Marco dei Giustiniani, Genova 2003.