“Fortunato il Libano che ha per vicino Israele (e non l’Iraq di Saddam)”

Qualche voce araba osa criticare la “vittoria” di Hezbollah celebrata in Medio Oriente

image_2201A più di una settimana dall’attuazione del cosiddetto scambio di prigionieri tra Israele e Hezbollah (che ha visto Israele scarcerare, fra gli altri, il terrorista infanticida Samir Kuntar in cambio delle spoglie dei due ostaggi israeliani assassinati da Hezbollah), il tema è ancora caldo in Libano e in Medio Oriente. Se è vero che la grande maggioranza delle reazioni tessono le lodi di Hassan Nasrallah e della sua organizzazione, tuttavia nei giorni scorsi si è fatto sentire anche un piccolo numero di voci fortemente critiche.
Uno dei commenti più caustici è venuto dal Kuwait, paese che detesta Hezbollah sin da quando uno dei leader dell’organizzazione, Imad Mugniyah, organizzò il sequestro di un aereo kuwaitiano, nel 1986, causando la morte di due passeggeri. Fouad al-Hashem, editorialista del quotidiano kuwaitiano Al-Watan, ha scritto che il Libano dovrebbe ringraziare il cielo d’avere come vicino Israele anziché un paese come l’Iraq di Saddam Hussein. “Samir Kuntar – scrive al-Hashem – ha vissuto per ventinove anni nelle prigioni israeliane, dove ha potuto persino studiare in una delle università aperte del paese conseguendo un diploma accademico. Le immagini pubblicate dopo il suo rilascio testimoniano del suo ottimo stato di salute. Ora potrà iniziare una nuova vita andando al ristorante, mangiando humus con pinoli e carne, e fumare il narghilè. Sorseggiando un bicchiere di arrack potrà dire: grazie, Israele, per avermi trattato in modo tanto più umano di quanto non facessero Saddam Hussein e il suo partito del terrore. Hezbollah e la famiglia di Kuntar – prosegue il giornale del Kuwait – dovrebbero ringraziare il cielo per averli fatti vicini di Israele, e non dell’Iraq di Saddam. Altrimenti Kuntar non sarebbe tornato in patria portando con le sue gambe i suoi floridi 90 chili, bensì chiuso in un sacco di plastica contenete poche misere ossa, come ci vennero restituiti dall’Iraq i nostri poveri prigionieri”. Al-Hashem continua dicendo che i prigionieri kuwaitiani, benché fossero del tutto innocenti, vennero nutriti “con pochi pezzi di pane duro come pietra” e “acqua sporca”, per poi essere “condotti tutti insieme nel deserto, dove vennero assassinati in perfetto stile nazista, e sepolti in anonime fosse comuni senza processo, né legge, né avvocati, né alcun coinvolgimento dei mass-media”.
Al-Hashem non è stato l’unico a criticare l’impresa di Nasrallah. Anche dall’interno del Libano si è levata qualche voce. Al-Mustaqbal, un giornale noto come avversario di Hezbollah, ha sfidato l’organizzazione jihaista sciita (filo-siriana e filo-iraniana) a dare una risposta anche sui duecento libanesi che risultano scomparsi nelle carceri siriane. “Vorrei ricordare la questione dei libanesi prigionieri, detenuti e dispersi nelle galere siriane sin dagli anni ’70 – scrive l’editorialista Abdullah al-Hadlak – Sarebbe capace il ‘vittorioso’ leader terrorista di Hezbollah di porre fine alle sofferenze delle famiglie di questi libanesi, costringendo Damasco a chiudere questa annosa questione che è diventata la lettera scarlatta della vergogna sulla sua fronte?”.
Un’altra voce critica libanese è quella del mufti del Monte Libano, sceicco Mohammed Ali al-Jouzoum, una personalità che già in varie altre occasioni ha preso posizione contro Hezbollah. In una dichiarazione pubblicata di recente, il mufti ha affermato: “Il popolo libanese si è rallegrato nell’accogliere il detenuto Samir Kuntar e i suoi amici, ma l’iperbolica propaganda di Hezbollah risponde a un ordine del giorno che va al di là della scarcerazione dei cinque prigionieri. Il rilascio dei prigionieri è una gran bella cosa, ma con quel rilascio di pochi prigionieri dalle carceri israeliane, il Libano stesso è diventato prigioniero di Hezbollah e dell’Iran”. Secondo al-Jouzoum, “d’ora in avanti se il Libano farà anche solo una piccola mossa che, pur rispondendo ai suoi interessi nazionali, non sarà gradita a Hezbollah… ne pagherà un prezzo pesantissimo, come è avvenuto nel luglio 2006 e nel maggio 2008”, riferendosi rispettivamente alla seconda guerra in Libano e agli scontri armati per le vie di Beirut, entrambi provocati da Hezbollah.

(Da: YnetNews, 27.07.08)

Nell’immagine in alto: La homepage del quotidiano kuwaitiano Al-Watan