Fronte nord: tensione disinnescata, ma non eliminata

Purtroppo è chiaro che quello della scorsa settimana non sarà l’ultimo attacco di razzi (istigato dall’Iran) contro Israele

Di Yoav Limor

Yoav Limor, autore di questo articolo

Yoav Limor, autore di questo articolo

La calma lungo la frontiera settentrionale d’Israele a seguito dell’eliminazione della cellula terroristica che la settimana scorsa aveva sparato razzi contro le alture del Golan e l’alta Galilea indica molto probabilmente che questo evento è alle nostre spalle. Ma sia ben chiaro: si tratta di una calma solo temporanea, mentre il tentativo dell’Iran di utilizzare i suoi surrogati locali per attaccare Israele continuerà.

L’Iran ha scelto di default una cellula della Jihad Islamica palestinese per effettuare l’attacco, e questo solo dopo che le sue due prime scelte – un commando formato dall’arci-terrorista Samir Kuntar e l’infrastruttura terroristica pianificata dall’operativo di Hezbollah, Jihad Mughniyeh – si sono rivelate un parziale insuccesso.

Le informazioni disponibili indicano che i terroristi della Jihad Islamica, tutti palestinesi, sono stati reclutati nei campi palestinesi di Damasco e inviati al confine con Israele. Una cellula di questo tipo ha sparato razzi contro Israele durante l’operazione “Margine protettive” della scorsa estate, anche in quel caso su ordine dall’Iran.

L’uomo che guida lo sforzo iraniano in Siria si ritiene sia Saeed Izadi, capo del Dipartimento palestinese nella Forza Quds, l’unità speciale della Guardia Rivoluzionaria iraniana, mentre il cacciatore di teste dell’Iran, l’uomo che ha arruolato la cellula che ha organizzato l’attacco di giovedì scorso (in cui per la prima volta dopo la guerra del Kippur del ’73 dei razzi provenienti dalla Siria hanno colpito la Galilea), si ritiene che sia Akram Ajuri, un capo veterano della Jihad Islamica a Damasco.

Il cellula che è stata eliminata aveva già sparato due razzi sul kibbutz Ein Zivan, a ridosso del confine, pochi giorni prima dell’attacco di giovedì, ma le Forze di Difesa israeliane non erano riuscite a rilevare la sua posizione e impedirle di colpire nuovamente. Solo venerdì, dopo l’attacco in profondità sull’alta Galilea, i membri della cellula sono stati localizzati e quattro di loro sono stati uccisi in un raid dell’aviazione israeliana contro il loro veicolo.

Un incendio causato dai razzi lanciati giovedì scorso dalla Siria su Israele

Un incendio causato dai razzi lanciati giovedì scorso dalla Siria su Israele

E’ assai improbabile che l’attacco della scorsa settimana abbia avuto luogo senza l’autorizzazione di ufficiali d’alto rango dell’esercito siriano, in questo caso i comandanti delle divisioni schierate sul versante siriano delle alture del Golan. Ecco perché la risposta dell’aviazione israeliana è stata insolitamente ampia, andando a colpire 14 obiettivi appartenenti alle divisioni che hanno permesso ai terroristi di raggiungere il confine e di perpetrare l’attacco da zone che sono sotto il controllo delle forze del presidente siriano Bashar Assad.

Anche se i mass-media siriani hanno minimizzato il raid e i suoi effetti, la speranza in Israele è che l’operazione abbia fatto pervenire un messaggio chiaro e forte tale da garantire calma e tranquillità al confine tra Israele e la Siria per il prossimo futuro, almeno fino alla fine dell’estate e della stagione delle festività ebraiche. Purtroppo, però, è chiaro che quello che abbiamo visto al confine settentrionale non sarà l’ultimo attacco di razzi (istigato dall’Iran) contro Israele.

(Da: Israel HaYom, 23.8.15)