Gaza come la Somalia?

Ora che non cè più il nemico esterno, poche le chance che la società palestinese non si spacchi

Da un articolo di Moshe Elad

image_1233La storia della società palestinese è fatta di periodi di quiete intervallati da numerose “crisi”. Un estraneo che capitasse in Medio Oriente si stupirebbe e sicuramente si domanderebbe come ha fatto questa società ad andare avanti per tanti anni senza sprofondare in quel genere di guerra civile così caratteristica dei paesi arabi. Basta guardarsi attorno: l’Arabia Saudita negli anni ’20, la Siria nei primi anni ’80, il Libano in quasi tutti gli ultimi cento anni, il Sudan negli ultimi quarant’anni, l’Iraq nel momento stesso in cui scriviamo. Qualcuno sostiene che i palestinesi sono riusciti a resistere all’esca della guerra civile perché per tanti anni sono rimasti sottoposti a governi stranieri: prima gli ottomani, poi i britannici, poi giordani ed egiziani, infine gli israeliani. (…)
Ma oggi gli avvenimenti in corso nell’Autorità Palestinese sembrano sostanzialmente diversi da quelli del passato. Il dominio straniero sta scomparendo. Questa volta la lotta per il controllo su tre milioni e mezzo di palestinesi è una questione interna. È una lotta per il controllo su un miliardo di dollari all’anno di aiuti internazionali, ed è una lotta per l’egemonia nella conduzione della battaglia politica e militare contro il movimento sionista e lo stato di Israele. Anche l’estremismo palestinese, che è sempre stato uno strumento di guerra contro un nemico esterno, ha raggiunto un punto di rottura. La società palestinese in Cisgiordania e striscia di Gaza ha conosciuto una lunga e tortuosa serie di cambiamenti, dalla pesante apatia all’inizio dell’occupazione israeliana fino al sostegno per l’estremismo comunista di osservanza filo-sovietica, da nasserismo e ba’athismo all’unificazione sotto l’ampio ombrello dell’Olp, fino all’inatteso sostegno per l’islam fondamentalista di Hamas.
I fatti degli ultimi mesi, da quando Hamas è salita al potere – le minacce, le battaglie per le strade, gli omicidi da entrambe le parti, le accuse reciproche di collaborazionismo con Israele – indicano l’ampliarsi della frattura nella società palestinese. Il singolare tentativo di avere due leader alla guida del popolo, uno laico-nazionalista e l’altro religioso-estremista, si sta rivelando un tragico fallimento, e la società palestinese ancora una volta si trova davanti a una crisi. Ma questa volta, è una crisi insolita.
Lentamente i palestinesi stanno scivolando verso il “modello Somalia”, quello che vede una guerra civile infuriare in ogni quartiere. Il campo di battaglia principale, nell’Autorità Palestinese, sarà la strada. E ancora una volta vale il vecchio slogan “Gaza per prima”: chi vincerà lo scontro a Gaza prevarrà anche a Nablus e a Gerico.

(Da: YnetNews, 22.05.06)