Gaza: grande viavai di soldi e terroristi

In quella che tanti mass-media continuano a definire “prigione a cielo aperto”.

image_3666La deterrenza ristabilita da Israele con l’operazione antiterrorismo del novembre scorso è riuscita finora a dissuadere Hamas dal violare il cessate il fuoco. Ma esiste un secondo fattore che probabilmente gioca un ruolo non irrilevante nel preservare la calma senza precedenti che si registra al confine fra Israele e striscia di Gaza: il denaro.
Alcune settimane prima dell’operazione “Colonna di nube difensiva”, l’emiro del Qatar Hamad bin Khalifa al-Thani fece una visita storica nella enclave controllata da Hamas. In quell’occasione l’emiro arrivò quasi a raddoppiare gli investimenti a Gaza del suo paese, portandoli a 400 milioni di dollari. “Il denaro scorre a Gaza”, ha dichiarato di recente al Jerusalem Post una fonte della sicurezza israeliana. I fondi dal Qatar vengono usati per finanziare una serie di ambiziosi progetti di costruzione e miglioramento delle infrastrutture della striscia di Gaza, comprese strade ed edifici. Questo mese è stata indetta dal regime di Hamas una gara d’appalto per un progetto di miglioramento della strada Salah Al-Din, che collega Gaza centrale a Rafah, nel sud. I lavori costeranno 60 milioni di dollari. “E questa è solo una strada”, ha sottolineato la fonte. Dal punto di vista di Israele questi sviluppi sono positivi giacché, uniti alla deterrenza militare israeliana, potrebbero convincere Hamas a preservare la tregua, almeno per il momento. “E’ un test – continua la fonte – L’ala militare di Hamas collaborerà?”. Hamas si sta ancora riprendendo dai danni provocati dai raid dell’aviazione israeliana su 1.500 obiettivi terroristici, molti dei quali nascosti nelle aree civili. L’organizzazione terroristica è pienamente consapevole del fatto che, se dovesse provocare di nuovo un conflitto con Israele, costruzioni e aiuti finanziari andrebbero sprecati. Finora Israele è abbastanza soddisfatto del cessate il fuoco e della capacità di Hamas di farlo rispettare dalle altre fazioni terroristiche palestinesi. Comunque, i soldi del Qatar non sono gli unici che affluiscono nella striscia. Solo quest’anno, Gaza ha ricevuto in totale un miliardo di dollari in aiuti internazionali per il finanziamento di 230 progetti. Israele, dal canto suo, ha allentato alcune restrizioni di sicurezza ed ora consente l’ingresso nella striscia di Gaza di mezzi pesanti e di materiali da costruzione (benché possano essere usati per costruire bunker e fortificazioni). Pochi, inoltre, sono a conoscenza degli sforzi che fa l’Unità di coordinamento delle Forze di Difesa israeliane per le attività governative nei territori, per migliorare la vita di commercianti e agricoltori di Gaza. I suoi funzionari, tutti in grado di parlare l’arabo correntemente, sono in contatto quotidiano con i funzionari dell’Autorità Palestinese a Gaza con il compito di coordinare l’ingresso di camion carichi di merci. L’Unità è anche in contatto con gli agricoltori della striscia di Gaza, ai quali ha rilasciato migliaia di permessi di ingresso in Israele dove comprano e vendono merci.
(Da: Yaakov Lappin su Jerusalem Post, 19.2.13)

È in aumento il numero di palestinesi che dalla striscia di Gaza vanno in Siria per unirsi alle forze anti-regime. Lo hanno rivelato lunedì fonti palestinesi. Durante il primo anno della crisi siriana (quando Hamas faceva ancora base a Damasco) solo pochi palestinesi si portavano in Siria, attraverso la Turchia, per prendere parte ai combattimenti contro il regime di Bashar Assad. Ultimamente invece, secondo le fonti, si è registrato un incremento del numero di palestinesi partiti dalla striscia di Gaza per unirsi alle forze ribelli siriane. Secondo le fonti, citate dal quotidiano palestinese Al-Quds, la maggior parte dei palestinesi che si sono uniti alle forze anti-Assad provengono dalle file dei gruppi estremisti salafiti e jihadisti della striscia di Gaza. Alcuni sono stati membri di Hamas e della sua ala militare prima di entrare a far parte dei gruppi islamisti più estremisti. Gli ultimi due mesi hanno visto un netto aumento del numero di palestinesi arrivati in Siria dalla striscia di Gaza, e di quelli che esprimono il desiderio di imitarli. Abu al-Ayna al-Ansari, capo di uno dei gruppi salafiti di Gaza, ha confermato che molti suoi affiliati si sono uniti ai ribelli siriani e in particolare ai “mujaheddin di Jabhat al-Nusra, che combattono contro il criminale regime di Damasco”. Fondato nel gennaio 2012, Jabhat al-Nusra è stato recentemente classificato dagli Stati Uniti come organizzazione terrorista.
Intanto – riporta Al-Quds – sono giunte nella striscia di Gaza una settantina di famiglie palestinesi fuggite dai campi presso Damasco, divenuti teatro di sanguinosi combattimenti. Sarebbero decine di migliaia i palestinesi che negli ultimi tre mesi sono fuggiti dalla Siria per cercare riparo in Libano, Giordania ed Egitto.
(Da: Khaled Abu Toameh su Jerusalem Post, 19.2.13)