Giustizia palestinese contro il processo di pace

La sorte dei palestinesi condannati a morte per 'collaborazionismo' sarà il test delle intenzioni dellAutorità Palestinese.

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_622La sorte dei palestinesi condannati a morte perché accusati d’aver “collaborato” con Israele è una vera e propria cartina di tornasole delle più generali intenzioni dell’Autorità Palestinese.
L’Autorità Palestinese si è ripetutamente impegnata a sradicare il terrorismo, ma farà esattamente l’opposto se procederà con le preannunciate esecuzioni capitali di palestinesi accusati d’essersi adoperati per impedire attentati terroristici. E ciò avverrebbe proprio nel momento in cui la comunità internazionale chiede che l’Autorità Palestinese si adoperi per prevenire altri attentati.
Di più, le esecuzioni per presunte collaborazioni con Israele non promettono nulla di buono circa le prospettive di coesistenza. Se la cooperazione con Israele anche nel campo della sicurezza – altro impegno ritualmente ribadito dall’Autorità Palestinese – diventa motivo per la più orrenda delle condanne, allora l’Autorità Palestinese è destinata a perdere di nuovo la nostra fiducia.
Lo stesso vale per la richiesta che Israele scarceri numerosi altri detenuti palestinesi oltre ai cinquecento appena rimessi in libertà. La permanenza in carcere di questi terroristi viene considerata in qualche modo illegittima, indipendentemente dal fatto che siano stati processati e condannati da regolari tribunali nel rispetto di quelle fondamentali garanzie che sono tragicamente e totalmente ignorate nei territori alla mercé dell’arbitrio delle corti palestinesi. La deduzione inevitabile è che Israele non avrebbe il diritto di arrestare, processare e detenere coloro che hanno indiscriminatamente fatto strage della sua popolazione, e che i terroristi stragisti equivalgono, agli occhi dell’Autorità Palestinese, a prigionieri di coscienza ingiustamente incarcerati da un regime repressivo.
Se le intenzioni dell’Autorità Palestinese fossero sincere, il suo primo desiderio sarebbe quello di togliere dalla circolazione più terroristi e di fare esattamente ciò per cui condanna a morte alcuni suoi cittadini. Invece vuole eliminare coloro che accusa d’aver collaborato con Israele contro il terrorismo, e nello stesso tempo si adopera per incrementare il numero di terroristi di nuovo a piede libero, tutta gente che un’Autorità Palestinese veramente votata alla pace dovrebbe voler vedere dietro le sbarre.
C’è qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo. È inconcepibile che condanne detentive emesse da un sistema giudiziario indipendente vengano disprezzate come prive di valore, mentre condanne a morte inflitte da tribunali-farsa vengano giustificate e tollerate.

(Da: Jerusalem Post, 16.03.05)

Nella foto in alto: poliziotto palestinese