Gli anti-europeisti, gli ebrei e Israele

Dopo le elezioni di questo fine settimana l’integrazione europea non sembra più così certa, e questo non è per nulla positivo dal punto di vista degli ebrei

Editoriale del Jerusalem Post

La cancelliera tedesca Angela Merkel ha definito “notevole e deplorevole” la crescita di populisti ed estrema destra nelle elezioni per il Parlamento Europeo dello scorso fine settimana. Il primo ministro francese Manuel Valls ha definito un “terremoto” politico la drammatica vittoria del Fronte Nazionale anti-immigrazione e anti-euro di Marine Le Pen. Nel frattempo una trionfante Le Pen dichiarava: “Il popolo ha parlato forte e chiaro: non vuole più essere guidato da commissari e tecnocrati dell’Unione Europea che non sono stati eletti e che vivono al di fuori dei loro confini nazionali”. Nigel Farage, capo del Independence Party britannico che propugna l’uscita immediata dall’Unione Europea e che è arrivato primo alle elezioni europee nel Regno Unito, ha ben sintetizzato le cose quando ha detto che, se tempo fa l’integrazione europea sembrava inevitabile, dopo le elezioni di questo parlamento UE le cose non stanno più così.

Sono risultati preoccupanti per tutti coloro che speravano che gli europei, sulla scorta della seconda guerra mondiale, avessero gradualmente abbandonato nazionalismi e identità politiche etno-centriche a favore di un più liberale assetto politico universalistico.

Inesorabilmente gli ebrei d’Europa rischiano di trovarsi a mal partito, giacché o finiranno per essere “vittime collaterali” della battaglia della destra europea contro gli immigrati, in particolare musulmani, oppure finiranno nel mirino delle aggressioni di sedicenti “anti-sionisti” a prescindere da quali possano essere le loro opinioni personali sulle varie politiche israeliane.

Marine e il padre Jean-Marie Le Pen

Marine e il padre Jean-Marie Le Pen

Sarebbe ovviamente sbagliato esagerare l’impatto del voto di questo fine settimana. Importanti parlamentari europei che hanno operato seriamente per migliorare ed estendere le relazioni UE-Israele sono stati comunque rieletti. E anche se i partiti tradizionali pro-Europa ne sono usciti indeboliti, essi detengono ancora una maggioranza di due terzi nel Parlamento Europeo. In Italia, il Partito Democratico si è rivitalizzato ottenendo circa il 40% dei voti sotto la guida del primo ministro riformista Matteo Renzi. E sebbene i partiti anti-europei abbiano notevolmente aumentato la loro rappresentanza in diversi paesi, sono andati male nelle votazioni in Olanda e sono rimasti delusi da quelle in Finlandia.

Nondimeno è in atto una tendenza preoccupante. La vittoria di Le Pen significa che la leadership politica in Francia avrà più difficoltà a spalleggiare la Germania nella prossima tappa verso l’integrazione del blocco di 28 nazioni, un passaggio di vitale importanza secondo economisti ed osservatori. Il Partito del Popolo danese ha ottenuto il 27% dei voti, raddoppiando il numero dei propri parlamentari da due a quattro. Un certo numero di partiti neo-nazisti è ora rappresentato nel Parlamento Europeo. In Germania il Partito Democratico Nazionale, con un programma che propugna un’Europa “interamente bianca”, è riuscito a conquistare per la prima volta un seggio dopo che una riforma elettorale ha abbassato il quorum all’1%. Alba Dorata, il cui portavoce principale esibisce un tatuaggio a forma di svastica, è ora il terzo partito in Grecia ed è rappresentato nel Parlamento Europeo, anch’esso per la prima volta, mentre il partito ungherese Jobbik ha confermato la sua forza elettorale.

Ilias Kasidiaris, portavoce di Alba Dorata, ammiratore di Hitler e delle SS, antisemita e negazionista

Ilias Kasidiaris, portavoce di Alba Dorata, ammiratore di Hitler e delle SS, antisemita e negazionista

Si sono anche registrate crescite di voti in partiti di estrema sinistra che si oppongono l’Unione Europea sulla base delle sue politiche economiche. In Grecia, il partito Syriza si è piazzato al primo posto.

È troppo presto per dire se questi cambiamenti nella composizione del Parlamento Europeo influenzeranno i rapporti diplomatici, commerciali e di Ricerca&Sviluppo con Israele. Né è chiaro se vi saranno nuovi attacchi alle pratiche religiose degli ebrei europei, in particolare la macellazione rituale e la circoncisione.

Quello che è chiaro, tuttavia, è che a causa della crisi economica nell’Unione Europea e delle tensioni legate all’immigrazione, l’Europa non è più il luogo ospitale per gli ebrei che era negli anni ‘90. Vent’anni fa sembrava ancora che l’Europa fosse sul punto di trasformarsi in un’unione liberale senza confini interni, capace di sollevarsi al di sopra del fanatismo nazionalista e dell’estremismo politico: un luogo dove gli ebrei potevano vivere e prosperare. Dopo le elezioni di questo fine settimana, l’integrazione europea non sembra più così certa. E questo non è per nulla positivo dal punto di vista degli ebrei.

(Da: Jerusalem Post, 27.5.14)