Gli islamismi raccolgono ciò che i nazionalisti hanno seminato

Fatah e Olp non hanno mai considerato la nascita di uno stato palestinese come la loro vera priorità.

Da un articolo di Barry Rubin

image_1074La netta vittoria degli islamisti di Hamas alle elezioni palestinesi dello scorso 25 gennaio segna il collasso del movimento nazionale palestinese. Prima di parlare di cosa farà Hamas è importante capire cosa è andato storto per il Fatah, l’organizzazione che ha dominato la società palestinese per quasi quarant’anni.
Le analisi di breve periodo indicano nell’inettitudine e nella corruzione che caratterizzavano la gestione di Fatah dell’Autorità Palestinese le principali cause del crollo del movimento. Ma questa è solo una parte della verità. Il motivo di fondo è che il Fatah si è dimostrato al contempo inutile e irrilevante.
L’obiettivo di un movimento nazionale è quello di creare uno stato per il proprio popolo, garantendogli un a struttura istituzionale per la sua sicurezza, per il suo sviluppo economico e per la sua identità culturale. Ma il Fatah e l’Olp, di cui Fatah era la parte principale, non hanno mai assunto il conseguimento di uno stato palestinese come loro vera priorità. Al contrario, per decenni l’obiettivo è stato quello di conseguire una vittoria totale con la quale Israele venisse cancellato dalla mappa geografica. Qualunque cosa che fosse meno di questo, compreso il conseguimento di uno stato palestinese indipendente ma più piccolo, rappresentava non solo una diversione dall’obiettivo principale, ma un vero e proprio tradimento.
Nel 2000 Fatah e Olp ebbero la possibilità di realizzare il sogno di uno stato indipendente palestinese, sia con il vertice di Camp David sia con la successiva offerta del presidente Clinton. Benché vi fosse chi voleva arrivare all’accordo, la dirigenza palestinese rifiutò l’idea e scelse di lanciare piuttosto una guerra terroristica di cinque anni che non ottenne nulla e non fece che peggiorare le condizioni materiali dei palestinesi. Dunque, se Fatah è incapace di ottenere alcunché di concreto, perché i palestinesi dovrebbero sostenerlo?
Inoltre, Fatah e Autorità Palestinese non hanno mai smesso di glorificare la violenza, perpetrare terrorismo e demonizzare Israele. Fatah e Autorità Palestinese hanno continuato a propagandare e rafforzare tutti i punti del programma di Hamas, escluso solo l’islamismo. Alla fine gli islamismi hanno raccolto ciò che i nazionalisti avevano seminato.
Per anni sarà assai difficile che Fatah e nazionalisti palestinesi riescano a tornare in auge. A parte tutti gli altri loro problemi, il movimento si ritrova oggi senza il potere e i soldi che attiravano molti dei suoi aderenti e che contribuivano a garantire quel certo grado di unità e di prestigio di cui Fatah godeva. Ciò che accaduto il 25 gennaio, pertanto, non è solo un sconfitta elettorale ma l’inizio di una nuova epoca.
Cosa rappresenta Hamas? Nonostante i disperati tentativi di trovare qualche motivo per credere che diventerà più moderato – citando qualche dichiarazione fatta in inglese ad uso delle pubbliche relazione e ignorando tutto ciò che Hamas continua a dire in arabo alla sua gente – questo non accadrà. La visione del mondo di Hamas è praticamente identica a quella di Osama bin Laden e del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. In effetti, solo la settimana prima delle elezioni palestinesi proprio Ahmadinejad disse ai capi di Hamas, incontrati in Siria, che la loro lotta non è che una parte della più vasta guerra mortale fra il mondo islamico e l’occidente. Il leader più in vista di Hamas, Ismail Haniyeh, dice che la loro missione al governo è quella di “completare la liberazione di altre parti della Palestina” Tutti i palestinesi sanno benissimo che si riferisce alla liquidazione di Israele. E verso gli ebrei, la retorica e le posizioni di Hamas non sono dissimili da quelle del partito nazista.
Perché Hamas dovrebbe cambiare la sua politica tradizionale – si domandano i suoi capi – se li ha portati a tanto successo e a tanto consenso popolare? Essi sono genuinamente convinti, come Bin Laden e Ahmadinejad, che il rapporto di forze non ha alcuna importanza giacché Iddio li porterà sicuramente alla vittoria. Gli esponenti di Hamas hanno più volte affermato che non importa quanto possa essere lunga la lotta, né quante persone possano soffrire o morire: importa solo la meta.
Il Fatah, ogni volta che ha dovuto scegliere tra sacrificare la propria ideologia o il benessere del proprio popolo, ha sempre scelto di sacrificare il bene della propria gente. Se i nazionalisti relativamente laici di Fatah hanno generalmente seguito questo schema. rifiutando la moderazione, perché Hamas dovrebbe fare diversamente?
Agli occhi degli israeliani, i risultati delle elezioni generano sconforto, ma non sono una sorpresa. Dopo una dozzina di anni di “processo di pace” con Fatah, la grande maggioranza degli israeliani, su un po’ tutto lo spettro politico, era già giunta alla conclusione che non esiste un valido interlocutore palestinese con cui fare la pace. Il trionfo di Hamas non fa che rafforzare questa percezione. Israele è disposto ad accettare uno stato palestinese, ma i palestinesi non sono disposti ad accettare uno stato di Israele.
Per l’occidente, la vittoria di Hamas pone una grande sfida. Ripeterà l’errore di coloro che pensarono di assecondare la Germania nazista negli anni ’30 e l’Unione Sovietica stalinista negli anni ’40? Sovvenzionerà con i suoi aiuti un’organizzazione che nei propri organi ufficiali definisce quotidianamente gli ebrei “figli di maiali e scimmie” e che ha tradotto questa concezione in una lunga serie di stragi terroristiche? La prima reazione del Quartetto (Usa, Ue, Russia, Onu), sponsor della Road Map, è stata quella di chiedere a Hamas di riconoscere Israele. Quando questo non avverrà, cosa faranno?
La vittoria di Hamas apre una nuova epoca per tutto il Medio Oriente. Qualunque soluzione diplomatica del conflitto israelo-palestinese diventa altamente improbabile per almeno altri vent’anni. Gli estremisti islamismi ne trarranno ulteriori incoraggiamento nei loro sforzi per rovesciare i regimi arabi nazionalisti e attaccare l’occidente. Alla fine, Hamas e i suoi alleati non sconfiggeranno l’occidente e non distruggeranno Israele, perché non hanno capito il mondo in cui viviamo e hanno sottovalutato i loro nemici.
Ma che ne sarà dei loro avversarsi all’interno del mondo arabo? La sfida posta dalla vittoria degli islamismi sui nazionalisti nella politica palestinese non riguarda solo Israele né solo l’occidente. Riguarda tutti i regimi nazionalisti arabi, nei quali la combinazione di propaganda estremista, negazione della libertà e inettitudine amministrativa eguaglia quella che in ultima analisi ha determinato il suicidio politico di Fatah.

(Barry Rubin, direttore Middle East Review of International Affairs, su: Jerusalem Post, 29.01.06)

Nella foto in alto: L’autore di questo articolo