Gli israeliani vorrebbero un governo di unità nazionale

È quanto emerge dall’ultimo sondaggio "War and Peace Index" pubblicato domenica

image_2417Gli israeliani preferirebbero un governo di unità nazionale. È quanto emerge dall’ultimo sondaggio pubblicato domenica dal “War and Peace Index”. Dal sondaggio, che ha testato le opinioni della popolazione dopo le elezioni politiche dello scorso 10 febbraio, risulta inoltre che la maggioranza degli intervistati non si ritiene soddisfatta del risultato elettorale.
Il “War and Peace Index” viene aggiornato ogni mese dal 1994, a cura dei professori Ephraim Yaar e Tamar Hermann per conto del Tami Steinmetz Center for Peace Research dell’Università di Tel Aviv, sulla base di 600 interviste telefoniche a un campione rappresentativo dei vari settori della società israeliana.
Circa il 43% degli intervistati si è definito politicamente di destra, il 26% si è definito di centro, il 20% di sinistra.
Solo il 17% degli intervistati si è detto soddisfatto del risultato delle ultime elezioni, contro il 43% che si è detto deluso. Nondimeno, il 90% ha risposto che, se dovesse votare di nuovo, non cambierebbe la propria scelta.
Tra coloro che non hanno votato, il 30% afferma che avrebbe votato Kadima e il 27% che avrebbe votato Likud, confermando il margine di vantaggio di Kadima sul Likud emerso alle elezioni.
Dovendo scegliere fra la leader di Kadima Tzipi Livni e il leader del Likud Benjamin Netanyahu, il 37,5% degli intervistati opta per la prima, il 37,6% per il secondo.
Circa la futura coalizione, il 36% esprime preferenza per un governo di unità nazionale composto da Likud, Kadima e laburisti, il 22% per un governo di destra guidato dal Likud, il 16% per una coalizione con Likud, Kadima e Israel Beitenu. Disaggregando ulteriormente i dati, coloro che hanno votato per un partito religioso (Shas, Ebraismo Unito della Torà, Unione Nazionale e Casa Ebraica) dicono che preferirebbero una coalizione solo di destra; gli elettori laburisti e del Meretz dicono invece che preferirebbero una coalizione Likud-Kadima-laburisti.
Alla domanda su chi considerano più adatto al posto di ministro della difesa, il 45% sceglie l’attuale ministro della difesa Ehud Barak, il 14% l’ex capo di stato maggiore Moshe Yaalon (Likud), il 13% l’altro ex capo di stato maggiore Shaul Mofaz (Kadima), il 10% indica il leader di Israel Beitenu Avigdor Lieberman.
Il War and Peace Index ha sondato anche le opinioni degli israeliani circa la controffensiva anti-Hamas nella striscia di Gaza dello scorso gennaio e le trattative per la liberazione dell’ostaggio Gilad Shalit, nella mani di terroristi palestinesi da più di due anni e mezzo. Dalle interviste risulta che il 33% degli israeliani si reputa soddisfatto delle modalità e dei risultati della controffensiva a Gaza, contro un 36% che afferma il contrario. Il 56% degli intervistati dice che Israele avrebbe dovuto spingere la campagna militare fino a una resa completa di Hamas anziché cedere alle pressioni internazionali e fermare i combattimenti.
Circa le trattative con Hamas, il 45% del campione ritiene che Israele debba cercare dei canali di comunicazione con l’organizzazione islamista. I dati indicano inoltre che la maggioranza degli israeliani (il 77%) pensa che la liberazione di Shalit debba costituire una precondizione per qualunque accordo di cessate il fuoco con Hamas; una percentuale analoga si dichiara favorevole alla scarcerazione anche di detenuti palestinesi “che si sono macchiati di reati di sangue” pur di ottenere la liberazione di Shalit.

(Da: YnetNews, 22.02.09)

Nella foto in alto: il primo ministro israeliano incaricato Benjamin Netanyahu (a sin), con il presidente d’Israele Shimon Peres