Gli stretti di Tiran, di nuovo

Casus belli di due guerre mediorientali, oggi il controllo sulla strategica via d’acqua viene concordato tra paesi arabi sunniti e Israele

L'isola di Sanafir, nello stretto di Tiran

L’isola di Sanafir, nello stretto di Tiran

Le due isole di Sanafir e Tiran, che l’Egitto ha deciso di restituire alla sovranità saudita, si trovano all’imbocco del Golfo di Eilat/Aqaba, negli stretti di Tiran (o di Sharm el-Sheikh). Chiunque controlli queste isole, abitate soltanto da un distaccamento della Forza Multinazionale di pace e da un avamposto militare egiziano, è in grado di controllare il movimento delle navi attraverso gli stretti. L’Arabia Saudita ha controllato le isole fino al 1950, quando le passò sotto custodia dell’Egitto che le usò ripetutamente per imporre il blocco della navigazione da e per Israele, casus belli di ben due guerre mediorientali. In entrambe le occasioni le isolette vennero conquistate da Israele: una prima volta durante la crisi di Suez del ‘56, e di nuovo con la guerra dei sei giorni del ‘67. Ogni volta Israele le ha restituite all’Egitto nell’ambito dei due ritiri dalla penisola del Sinai (nel 1957 e nel 1982).

L’Accordo di pace tra Israele e l’Egitto del 1979 garantisce piena libertà di navigazione alle navi israeliane attraverso gli stretti di Tiran. Il Cairo ha tenuto informato Israele del passaggio di sovranità sulle due isole all’Arabia Saudita, mentre in un’intervista il ministro degli esteri saudita Adel al-Jubeir si è detto impegnato a rispettare le pertinenti clausole del Trattato di pace israelo-egiziano. Martedì il ministro della difesa israeliano Moshe Ya’alon ha confermato che Israele ha ricevuto “garanzie scritte” che l’Arabia Saudita rispetterà la libertà di passaggio delle navi israeliane attraverso gli stretti di Tiran, e a sua volta ha acconsentito “per scritto” al trasferimento si sovranità.

Gli accordi di cooperazione firmati la scorsa settimana al Cairo tra il re saudita Salman e il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi comprendono anche investimenti sauditi nell’economia egiziana per 16 miliardi di dollari e la futura costruzione di un ponte tra le isole e il territorio egiziano, anche questo accettato da Israele.

“Un corso d’acqua molto delicato per Israele, suo unico accesso navale e aereo verso l’Oceano Indiano, l’Asia e l’Africa orientale” (clicca per ingrandire)

Scrive Zvi Barel, su Ha’aretz: «Ufficialmente non c’è nessuna clausola negli accordi di pace che vieti all’Egitto di trasferire territori dalla sua sovranità alla sovranità di un altro stato, per non dire che le isole sono riconosciute come parte del territorio saudita. Ma il controllo saudita suscita comunque alcune preoccupazioni per il futuro del libero passaggio, che l’Arabia Saudita a differenza dell’Egitto non è obbligata a rispettare. La domanda, ora, non è solo se Riad consentirà il libero passaggio negli stretti di Tiran, ma anche se rispetterà le clausole del Trattato israelo-egiziano che vietano i dispiegamento di forze militari sulle isole, visto che permettono il controllo dell’imbocco al braccio orientale del Mar Rosso che conduce ai porti di Aqaba e di Eilat». (Da: Ha’aretz, 12.4.16)

“L’intesa raggiunta durante la recente visita al Cairo del re saudita Salman – dice Shaul Shay, direttore di ricerca presso l’Institute for Policy and Strategy del Centro Interdisciplinare di Herzliya, intervistato dal Jerusalem Post – solleva diversi ordini di problemi che riguardano Israele”. Il primo è legato alla coalizione militare a guida saudita che sta avendo un relativo successo nello Yemen contro gli Houthi sostenuti dall’Iran, e a quello che risulta essere in pratica il controllo sullo stretto di Bab el-Mandeb fra Gibuti e Yemen che collega Mar Rosso e Golfo di Aden. I sauditi sono riusciti a bloccare quasi completamente i porti dello Yemen rispetto ai rifornimenti navali dall’Iran, e sono riusciti a strappare all’orbita iraniana paesi che s’affacciano sul Mar Rosso come Sudan, Eritrea e Gibuti. “Pertanto oggi – prosegue Shaul Shay – la coalizione a guida saudita, che comprende anche l’Egitto, ha quasi il pieno controllo del Mar Rosso dal suo ingresso di Bab el-Mandeb a sud fino al Canale di Suez, a nord. Non credo che l’Arabia Saudita abbia intenzione di bloccare l’accesso di Israele al Mar Rosso, ma a lungo termine, con le imprevedibili condizioni geopolitiche che caratterizzano la regione, Israele dovrà riesaminare la sua strategia politica e di sicurezza in tutta l’area”. Sia Israele che la coalizione araba guidata dai sauditi sono impegnati a contrastare le ambizioni dell’Iran nella regione. “Fino a quando i sauditi saranno okay con Israele, e gli arabi saranno focalizzati nello sforzo contro l’Iran, il controllo egiziano-saudita del Mar Rosso non sarà un problema”. Dopo, sarà tutto da vedere. Non si può dimenticare che prima della guerra del ‘67, l’Egitto usò le isole di Sanafir e Tiran per bloccare il porto di Eilat, unico sbocco israeliano sul Mar Rosso. E quando, dodici anni dopo, l’Egitto firmò la pace con Israele, l’Arabia Saudita ruppe i rapporti con il Cairo. Un altro problema connesso al trasferimento delle isole, sottolinea Shay, è che gli aerei israeliani in transito che utilizzano lo spazio aereo sopra di esse si troveranno tecnicamente in volo nello spazio aereo saudita. Anche qui, nessun problema finché l’Arabia Saudita lo permette. “Stiamo parlando di un corso d’acqua molto delicato per Israele, in quanto costituisce il suo unico accesso navale e aereo verso l’Oceano Indiano, l’Asia e l’Africa orientale”. Non per caso il Trattato di pace con l’Egitto proibisce al Cairo di schierare forze militari sulle due isole così come lungo tutta la costa del Sinai che s’affaccia sul Mar Rosso. (Da: Jerusalem Post, 12.4.16)

1956: soldato israeliano presso uno dei cannoni usati dall'Egitto per imporre il blocco navale negli stretti di Tiran

1956: soldato israeliano presso uno dei cannoni usati dall’Egitto per imporre il blocco navale negli stretti di Tiran

Scrive Boaz Bismuth, su Israel HaYom: «In questo nostro burrascoso Medio Oriente ci siamo abituati alla regola secondo cui “il nemico del mio nemico è mio amico”. Considerando l’annuncio dell’Egitto che dopo tanti anni restituisce le isole di Tiran e Sanafir all’Arabia Saudita, dovremo prendere in considerazione una nuova regola: “l’amico del mio amico è mio amico”. Ma siccome siamo in Medio Oriente, è più saggio tenere gli occhi bene aperti. Il nuovo idillio tra Egitto e Arabia Saudita deve essere visto nel contesto regionale. L’Iran sciita sta ampliando la sua sfera di influenza con il beneplacito dell’Occidente, il che rende molto nervosi stati sunniti come l’Arabia Saudita e l’Egitto. Riad, che ha perso fiducia in Washington, si è messa alla guida di una nuova coalizione. Dopo aperti ammiccanti verso i russi, i sauditi hanno deciso di creare un nuovo asse sunnita con Egitto e Turchia. Il regno saudita non è ancora maturo per avviare relazioni con Israele, ma non ha interesse a sabotare l’accordo di pace israelo-egiziano, certamente non finché l’Iran rappresenta una minaccia regionale. Per questo possiamo presumere che lo status quo rimarrà intatto e gli stretti di Tiran non verranno bloccati alla navigazione israeliana anche dopo essere stati trasferiti alla sovranità saudita. Ma siamo nelle sabbie mobili del Medio Oriente e i sauditi faranno bene a tener presente che Israele rimarrà vigile e in guardia circa questo corso d’acqua così vitale». (Da: Israel HaYom, 12.4.16)