“Ha cantato come un gigante”

Dopo il caso Matisyahu, la stampa spagnola vede i boicottatori d’Israele come un movimento violento e intollerante

Matisyahu

Matisyahu al Rototom Sunsplash Reggae Festival di Valencia

“Tremila anni senza un posto dove stare, e vogliono che io rinunci al mio latte e miele”. Il cantante reggae ebreo-americano Matisyahu ha cantato anche di Israele, sabato notte, al festival reggae spagnolo che inizialmente lo voleva boicottare.

Il concerto ha avuto luogo dopo che Matisyahu ha accettato le scuse da parte degli organizzatori e loro, che in un primo tempo avevano ceduto alla campagna di pressioni e intimidazioni del movimento BDS per il boicottaggio di Israele, lo hanno re-invitato ad esibirsi al Rototom Sunsplash Reggae Festival.

Alcuni attivisti filo-palestinesi, un centinaio secondo il giornale spagnolo El Pais, lo hanno accolto a fischi e insulti quando è apparso sul palco, ma non appena ha iniziato a esibirsi i fischi sono stati coperti dagli applausi e dalle acclamazioni del resto del pubblico che affollava la sala di Benicassim, vicino a Valencia, nella Spagna orientale.

In quella che è apparsa una risposta a chi ha cercato di iscriverlo in una lista nera dal sapore maccartista perché si era rifiutato di sottoscrivere una dichiarazione politica a sostegno di uno stato palestinese come precondizione per poter cantare al festival, Matisyahu ha eseguito fra l’altro la sua canzone reggae-fusion del 2006 Gerusalemme: “Gerusalemme, se ti dimentico, che la mia destra dimentichi ciò dovrebbe fare” dice la canzone sul legame ebraico con Gerusalemme, parafrasando il Libro dei Salmi. “Nei giorni antichi, torneremo senza indugio / Raccogliendo doni e spoglie sulla nostra strada / Abbiamo viaggiato da paese a paese / E loro non sanno quello che dicono”, ha cantato Matisyahu.

Un riferimento alla Shoà si è sentito quando ha cantato: “Ricostruire il Tempio e la corona della gloria / anni sono passati, una sessantina / Brucia nel forno di questo secolo / e il gas ha cercato di soffocare, ma non ha potuto soffocarmi”. Mentre cantava queste parole, gli attivisti anti-israeliani nel pubblico sventolavano alcune enormi bandiere palestinesi. E Matisyahu ha continuato: “Paura del passato e della nostra storia buia / Perché tutti ci danno sempre la caccia?”. Al termine dello spettacolo, Matisyahu ha esclamato: “Che la musica sia la vostra bandiera!”.

Hamutal Rogel

Hamutal Rogel, portavoce dell’ambasciata di Israele a Madrid

Hamutal Rogel, portavoce dell’ambasciata di Israele a Madrid, ha parole di elogio per il modo in cui il cantante americano ha gestito l’intera vicenda iniziata una settimana prima, quando il Festival, che dichiara di sostenere “le prospettive di dialogo e di apertura”, decise di cancellare dal programma l’esibizione del cantante ex ortodosso del movimento Chabad (Lubavitch) sotto le pressioni del movimento BDS di Valencia che successivamente gli organizzatori stessi hanno definito “di coercizione e minacce”. La decisione aveva immediatamente scatenato un’ondata di critiche e proteste contro il festival da parte della stampa spagnola, del governo spagnolo e di svariate organizzazioni ebraiche.

Matisyahu si è rifiutato di sottoscrivere una dichiarazione a favore di uno stato palestinese sottolineando sulla sua pagina Facebook come venisse “costretto” a rilasciare una dichiarazione politica per il solo fatto di essere ebreo. Nessun altro artista è stato sollecitato a firmare una dichiarazione simile per potersi esibire. Quando lunedì scorso il Jerusalem Post aveva chiesto a Jorge Ramos, esponente del movimento BDS di Valencia, se gli artisti provenienti da altre parti del mondo erano tenuti a firmare documenti contro le crisi umanitarie in tutto il mondo come la guerra in Siria o in Sudan, Ramos ha evitato di rispondere dicendo semplicemente che loro si occupano di Israele e palestinesi.

Dopo essere stato re-invitato, Matisyahu ha accettato di cantare ma mettendo in chiaro che la decisione è stata difficile e che lo avrebbe fatto solo alle sue condizioni. Tali condizioni, spiega Rogel, erano che sarebbe apparso lo stesso giorno, nello stesso orario e nello stesso luogo che era previsto originariamente. Così Matisyahu ha cantato per 45 minuti nell’ultima serata e sul palco centrale del festival. Dopo la performance, Matisyahu ha postato due video-clip dello show sulla sua pagina Facebook: uno di lui che esegue Gerusalemme, l’altro mentre canta un brano di Ninnananna antica, un’altra delle sue canzoni.

“Ha cantato come un gigante” dice Rogel, e aggiunge che nei mass-media spagnoli la performance di Matisyahu è stato vista come una “vittoria del pluralismo e della musica contro la prevaricazione”. Gran parte dei mass-media spagnoli, spiega, hanno guardato alla vicenda nel particolare contesto spagnolo e hanno paragonato le tattiche intimidatorie BDS a quelle usate dai separatisti baschi, che sono molto impopolari in Spagna. Secondo Rogel, le tattiche minacciose usate contro il festival hanno suscitato critiche sia a sinistra che a destra dell’arco politico spagnolo, e riassumendo l’intera vicenda si può dire che è stata senza dubbio una grande vittoria contro il boicottaggio BDS: “Il movimento BDS – dice Rogel – ha cercato finora di presentarsi come un’organizzazione per i diritti umani, ma la scorsa settimana sulla stampa spagnola si è rivelata come un’organizzazione violenta e intollerante”.

D’altra parte, Rogel esprime la preoccupazione che l’attenzione suscitata da questa storia possa spaventare gli organizzatori di altri festival musicali e cinematografici i quali, pur non avendo alcuna intenzione di boicottare Israele, potrebbero semplicemente valutare se valga o meno la pena affrontare tutte le noie che possono nascere dall’invito ad artisti israeliani o, come in questo caso, ebrei anche non israeliani. “E’ il boicottaggio tacito – dice – quello più difficile da misurare, che si gioca dietro le quinte ancor prima che gli inviti vengono diramati”.

El Pais ha riferito di un solo numero, quello della band locale “La Gossa Sorda”, che si è ritirato dal festival perché vi si esibiva Matisyahu. Ma nei giorni precedenti il re-invito di Matisyahu, non si era avuta notizia di nessuno dei 250 artisti invitati al festival che si fosse schierato al suo fianco, minacciando per solidarietà di non esibirsi se non gli fosse stato permesso di farlo come previsto.

(Da: Jerusalem Post, 23.8.15)

Matisyahu canta Gerusalemme al Rototom Sunsplash Reggae Festival: