Hamas al governo dei palestinesi

Negoziare appena possibile, ma non con i terroristi.

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_1146Scrive Ha’aretz: Il nuovo governo israeliano deve annunciare la propria disponibilità a parlare con qualunque soggetto palestinese che propugni un accordo basato sulla soluzione “due popoli-due stati”. Israele non ha alcun interesse ad abbassare la soglia delle richieste poste al governo Hamas al di sotto di quella posta dallo stesso presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen): riconoscimento di tutti i precedenti accordi con Israele, compresa la fine della lotta armata. I partiti usciti premiati dalle elezioni israeliane devono fare uno sforzo serio nel senso di una mossa diplomatica comprensiva che conduca a un accordo di pace, e alla fine del conflitto. La proposta di Kadima, sostenuta dai partiti alla sua sinistra, di attuare un ritiro unilaterale dalla maggior parte della Cisgiordania non si propone come soluzione favorita, quanto piuttosto come un’opzione da intraprendere nel caso appaia chiaro che non vi sono possibilità di accordo. Questo unilateralismo serve per spronare gli sforzi diplomatici, certamente non per renderli inutili fin dall’inizio. C’è da sperare che i palestinesi vogliano accettare francamente le regole del gioco riconosciute da tutti. Abu Mazen, in un’intervista ad Ha’aretz di venerdì scorso, ha espresso il desiderio di riavviare i negoziati senza pre-condizioni. Se Hamas vuole imboccare la stessa strada, deve eliminare la nebbia che avvolge le sue posizioni e rinunciare esplicitamente alla lotta armata.

Scrive il Jerusalem Post: Hamas resta Hama. Non ha ritrattato di una virgola il suo obiettivo di distruggere Israele, e non ha nemmeno iniziato ad adeguarsi ai principi internazionali: fine del terrorismo, riconoscimento di Israele e degli accordi precedenti. La realtà delle cose sul terreno è che i tentativi di attentato terroristico sono aumentati dopo il disimpegno e dopo la vittoria elettorale di Hamas. Negli ultimi sei mesi le Forze di Difesa israeliane hanno registrato più di ottanta terroristi attivi intercettati, circa quaranta ordigni piazzati lungo la barriera difensiva attorno alla striscia di Gaza, decine di lanci di missili Qassam. Soltanto la scorsa settimana sei palestinesi sono stati arrestati mentre contrabbandavano armi, e sono stati intercettati in tempo due attentatori suicidi palestinesi, uno dei quali era già arrivato sull’autostrada Tel Aviv-Gerusalemme. Se il governo Hamas vuole essere riconosciuto, non solo deve prendere le distanze dal terrorismo, come fece Fatah, ma deve anche abbandonare il suo “diritto” di attaccare Israele a piacimento, e impedire fisicamente a tutti gli altri gruppi palestinesi di farlo. Se la comunità internazionale intende perseguire seriamente la pace, deve attenersi alle proprie richieste anche se questo significa aspettare parecchio tempo che Hamas cambi, o che venga rimossa dal potere.

(Da: Ha’aretz, Jerusalem Post, 28.03.06)

Nella foto in alto:Mariam Saleh mercoledì durante la cerimonia di giuramento del governo Hamas dell’Autorità Palestinese