Hamas: Arafat ci diede armi e luce verde per le stragi della seconda intifada

Mahmoud al-Zahar: “Non riconosceremo mai le linee del ’67, la Palestina va dal Giordano al mare”

Mahmoud al-Zahar alle celebrazioni per il 27esimo anniversario di Hamas

Mahmoud al-Zahar alle celebrazioni per il 27esimo anniversario di Hamas

Il leader palestinese Yasser Arafat permise a Hamas di compiere attacchi terroristici contro Israele dopo il fallimento dei colloqui di pace a Camp David e trasferì armi al gruppo terroristico islamista attraverso una sua organizzazione a Gaza (in flagrante violazione degli accordi che lo stesso Arafat aveva sottoscritto con Israele negli anni ’90). Lo ha dichiarato l’alto esponente e co-fondatore di Hamas Mahmoud al-Zahar, illustrando in un’intervista rilasciata domenica alla tv Al-Aqsa, affiliata al suo movimento, lo sfondo storico dei colloqui per la riconciliazione tra Hamas e Fatah.

Dopo sei anni di repressione di Hamas da parte dell’Autorità Palestinese, ha detto al-Zahar, nel 2000 Yasser Arafat decise che i colloqui di pace con Israele erano inutili. Successivamente, sia Israele che l’allora presidente Usa Bill Clinton accusarono Arafat d’aver fatto fallire i negoziati di Camp David del luglio del 2000, ai quali fece seguito lo scoppio della cosiddetta seconda intifada caratterizzata da un’ondata senza precedenti di attentati suicidi contro Israele.

“Arafat – dice oggi al-Zahar – mandò qualcuno della sua Forza di Sicurezza Preventiva dallo sceicco Salah Shehadah a dire: ‘Non ho alcun problema se Hamas effettua operazioni”. Shehadah era un capo delle Brigate Izz ad-Din al-Qassam (ala militare di Hamas) e organizzò numerosi attentati terroristici prima di essere ucciso dalle Forze di Difesa israeliane nel luglio 2002.

Attentato contro un autobus israeliano durante la "seconda intifada"

Attentato contro un autobus israeliano durante la “seconda intifada”

In quel periodo emerse a Gaza un gruppo armato sino ad allora sconosciuto, che si faceva chiamare “Forza Omar al-Mukhtar”. Stando al racconto di al-Zahar, dopo alcune esitazioni i capi di Hamas decisero di collaborare con quel gruppo, che risultò essere un’emanazione a Gaza di Fatah e dell’Autorità Palestinese, ricevendo da esso varie armi compresi esplosivi e lancia-granate RPG.

A quel punto, sempre secondo il racconto dell’esponente di Hamas, “Israele disse ad Arafat: ‘ascolta, non ti abbiamo fatto tornare [nei territori palestinesi] per fare questo genere di cose’; quindi vi fu l’assedio di Arafat [nel complesso della Mukata a Ramallah], la Cisgiordania venne rioccupata e si sbarazzarono di lui”.

L’intervista di al-Zahar dà ulteriore credito alla convinzione che la “seconda intifada”, teoricamente scoppiata nel settembre 2000 con la controversa visita al Monte del Tempio di Gerusalemme dell’allora leader dell’opposizione israeliana Ariel Sharon, sia stata non tanto una rivolta spontanea quanto un piano premeditato dall’alto e governato da Arafat allo scopo di incendiare la situazione. Molti esponenti israeliani hanno più volte affermato che Arafat istigò la “seconda intifada” anche allo scopo di sottrarsi alla responsabilità d’aver rifiutato l’accordo di pace ai negoziati di Camp David e di uscire dell’impasse in cui si ritrovava.

“Se quella virata [di Arafat a favore del terrorismo] avesse solo lo scopo di rafforzare la sua posizione negoziale o se fosse un vero cambiamento, solo Dio lo sa – ha concluso al-Zahar – Ma certamente non ci fu più la repressione di Hamas da parte dell’Autorità Palestinese”.

(Da: Times of Israel, 16.12.14)

Nel comizio tenuto a Gaza lo scorso 12 dicembre in occasione delle celebrazioni per il 27esimo anniversario di Hamas, Mahmoud al-Zahar ha dichiarato: “Chi pensa che riconosceremo l’esistenza dell’entità sionista [Israele] o dei confini del ’67 è un illuso. La Palestina si estende dal confine con l’Egitto, a sud, fino a quello con il Libano a nord, e dal Giordano a est sino al mar Mediterraneo a ovest, e noi non riconosceremo mai nulla che sia meno di questo”. Al-Zahar a poi aggiunto: “Se verrà liberata una parte della nostra terra, noi stabiliremo il nostro stato in quella parte senza rinunciare nemmeno a un centimetro del resto. Così come abbiamo liberato Gaza, così come vi abbiamo stabilito un vero governo nazionale, così come abbiamo costruito un esercito vittorioso e abbiamo costruito una forza di polizia e abbiamo creato apparati di sicurezza con cui combattere il nemico, lo stesso faremo in Cisgiordania come preludio del nostro arrivo in tutta la Palestina”. Dopo aver elogiato i palestinesi che in Cisgiordania hanno inventato “mezzi di lotta che l’occupazione non avrebbe mai immaginato, come gli attacchi coi veicoli e con le mannaie”, al-Zahar ha duramente attaccato l’Autorità Palestinese e il suo presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) accusandoli di tradimento del popolo palestinese. “La Cisgiordania – ha detto – patisce due conflitti: con il nemico israeliano di faccia, e con l’Autorità Palestinese che la pugnala alla schiena mentre finge di governare la Palestina”. Al-Zahar ha esortato la popolazione della Cisgiordania a “sbarazzarsi innanzitutto dei traditori, in modo da potersi poi sbarazzare dell’occupazione”. (Da: MEMRI, 16.12.14)