Hamas: La nostra guerra non è contro l’assedio di Gaza, ma per prendere tutto il paese

Le realtà della guerra a Israele (fra una tregua e l'altra) spiegata dai suoi stessi nemici

Dal comizio del portavoce di Hamas Abu Zuhri, trasmesso alla tv Al-Aqsa di Hamas (17 agosto 2014):

Abu Zuhri: «E’ giunto il momento che diciamo che la nostra vera guerra non mira all’apertura dei valichi di frontiera. La nostra vera guerra mira alla liberazione di Gerusalemme, ad Allah piacendo».

Slogan per la folla: «Khaybar, Khaybar [simbolo della sconfitta e sottomissione degli ebrei ad opera di Maometto], oh ebrei, l’esercito di Maometto sta tornando. Resistenza, resistenza, siamo tutti con la resistenza».

Abu Zuhri: «La guerra continuerà. Comunque è tempo che diciamo che il nostro popolo non rigetta soltanto il blocco [di Gaza]. Il nostro popolo rifiuta di accettare la continua immondizia dell’occupante sulla nostra terra. Pertanto, a partire da oggi, la resistenza si prepara non all’apertura di un valico di frontiera qui o là, bensì alla liberazione della nostra terra di Palestina. Questa è la verità che Netanyahu deve capire. Siamo più determinati di prima a combattere la guerra di liberazione per porre fine all’insediamento [Israele] e alla giudaizzazione, e per liberare la nostra terra e i luoghi santi. Siamo più decisi a farlo, dopo la grande vittoria della resistenza in questa eroica guerra». (Da: Memri, 17.8.14)

 

Da un’intervista a Isra Al-Mudallal, capo relazioni estere del “ministero” dell’informazione di Hamas, alla tv libanese al-Mayadeen (14 agosto 2014):

Isra Al-Mudallal: «Sin dall’inizio dell’aggressione contro la striscia di Gaza è stato dichiarato uno stato d’emergenza ai valichi di frontiera, soprattutto al valico di Beit Hanoun, noto anche come valico di Erez, e ai giornalisti è stato permesso l’ingresso senza procedure burocratiche, a parte la registrazione per garantire la loro sicurezza. Il nostro problema era chi entrava nella striscia di Gaza: chi erano? Per la maggior parte erano freelance, gli altri di agenzie stampa. Sono entrati nella striscia di Gaza meno giornalisti durante questa guerra che nei round precedenti del 2008 e 2012 [in realtà questa crisi a Gaza è stata coperta da 705 giornalisti stranieri contro i 303 che arrivati per l’operazione anti-Hamas del novembre 2012]. Pertanto la copertura da parte dei giornalisti stranieri nella striscia di Gaza è stata insignificante rispetto alla loro copertura all’interno dell’occupazione israeliana [Israele]. Inoltre, i giornalisti che sono entrati a Gaza erano fissati sul concetto di pace e sulla versione israeliana. Così, quando facevano interviste o andavano sul posto per riferire, puntavano a filmare i luoghi da dove venivano lanciati i missili. E così collaboravano con l’occupazione. Questi giornalisti sono stati espulsi dalla striscia di Gaza. Le agenzie di sicurezza [di Hamas] andavano a fare una chiacchierata con queste persone, e gli davano un po’ di tempo per cambiare il loro messaggio, in un modo o nell’altro: i missili israeliani non distinguono fra combattenti, civili e bambini. Abbiamo patito molto per questo problema. Alcuni dei giornalisti entrati nella striscia di Gaza erano sotto sorveglianza di sicurezza. Anche in queste circostanze difficili siamo riusciti a raggiungerli e a dire loro che ciò stavano facendo era tutto meno che giornalismo professionale, e che era immorale”. (Da: Memri, 14.8.14)

Dalle NEWS di israele.net – 12 agosto 2014: Hamas ricorre a minacce e pressioni per impedire ai giornalisti di fornire notizie obiettive. Lo ha denunciato con un comunicato l’Associazione della Stampa Estera in Israele e Territori Palestinesi che “protesta nel modo più energico contro le continue maniere forti e poco ortodosse impiegate dalle autorità di Hamas e dai suoi rappresentanti nei confronti di giornalisti internazionali presenti nei mesi scorsi a Gaza. I mass-media internazionali non sono avvocati di parte – continua la nota – e non si può impedire loro di dare le notizie per mezzo di minacce e pressioni, negando in tal modo a lettori e spettatori un quadro obiettivo sul campo”. Domenica scorsa Paul T. Jørgensen, della TV2 norvegese, aveva affermato che “diversi giornalisti stranieri sono stati buttati fuori da Gaza perché Hamas non ha gradito quello che hanno detto o scritto. Abbiamo ricevuto ordini precisi – ha aggiunto Jørgensen – secondo cui, se riferiamo che Hamas spara o lancia razzi, ci troveremo ad affrontare gravi problemi e ad essere espulsi da Gaza”.

 

Quello che le mappe dell’Onu non mostrano. Le mappe delle Nazioni Unite coi luoghi colpiti a Gaza raccontano solo mezza verità. La verità intera è che quei luoghi, compresi scuole e ospedali, erano usati per attività terroristiche:

Traduzione: Questa mappa, pubblicata dalle Nazioni Unite, mostra luoghi di Gaza colpiti durante l’operazione “Margine protettivo”. I punti rossi rappresentano edifici danneggiati. Vediamo cosa c’è dietro a questi punti.

Scuola Abu Nur, Al-Shati. Voce in ebraico: “Dalla scuola, lanci dalla scuola. Vedo tre lanci”.

E cosa c’è dietro a questi altri punti? College agrario, Beit Hanoun. Voce in ebraico: “Siamo venuti qui, al College agrario. E qui abbiamo trovato tre strutture di lancio con razzi Grad a medio raggio”.

Che vicenda c’è dietro a questi altri punti? Ospedale Al-Wafa, città di Gaza. Voce in ebraico: “Ho identificato spari da dentro l’edificio. Affermativo. Spari da dentro l’edificio”.

E dietro a questo? Sito lanciarazzi, al-Shati. Questo razzo (nel cerchio rosso) è partito dopo che le forze israeliane hanno colpito una struttura sotterranea: è la dimostrazione che in quel luogo erano nascoste rampe di lancio.

Questi non sono che alcuni esempi. Diamo un’occhiata alla mappa di Shuja’iya, un quartiere della città di Gaza. Da questi punti sono stati sparati razzi contro Israele. Questi altri punti erano nascondigli di terroristi. Questi erano entrate di tunnel scavati sottoterra dai terroristi. Questi altri, postazioni militari usate dalle organizzazioni terroriste. Queste centinaia di punti mostrano come Hamas avesse trasformato Shuja’iya in una fortezza militare. E Shuja’iya non è che un esempio di un fatto molto semplice: la striscia di Gaza è una ragnatela di attività terroristiche.

Sulle mappe dell’Onu i punti rossi rappresentano qualcosa di più che semplici luoghi danneggiati.

(Da: IDFdesk, 25.8.14)

 

In questo video, 15 razzi palestinesi simultaneamente intercettati martedì dal sistema anti-missile “Cupola di ferro” sopra un centro abitato israeliano poco prima dell’inizio del cessate il fuoco:

 

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