Hamas schiaccia brutalmente ogni sfida al suo controllo su Gaza

Islamisti preoccupati per l'aumento di influenza dei gruppi più estremisti

di Avi Issacharoff e Amos Harel

image_2579Hamas venerdì ha soffocato a Rafah la minaccia di un gruppo armato affiliato ad Al-Qaeda, e lo ha fatto con lo stesso approccio con cui il governo libanese e il suo esercito hanno schiacciato i terroristi che operavano sotto gli auspici di Al-Qaeda in un campo profughi nel nord del paese, due anni fa. Sembra che la dirigenza di Hamas non sia preoccupata per alcuna condanna pubblica da parte dell’Onu per il massacro di membri della fazione avversa, che è persino più estremista del partito islamista palestinese che controlla la striscia di Gaza.
Né ci si aspetta che nessun membro di Hamas si scusi per aver attaccato una moschea, uccidendo 24 persone – compresi sei civili disarmati – e ferendone 125.
Il massacro a Rafah indica che Hamas è assai preoccupata dell’aumento di influenza dei gruppi ultra-estremisti. Questi si erano trattenuti a lungo, ma il gruppo specifico preso di mira a Rafah, che due mesi fa aveva compiuto anche un bizzarro tentativo di usare cavalli carichi di esplosivo per attaccare le posizioni delle Forze di Difesa israeliane, ha oltrepassato i confini stabiliti da Hamas. La richiesta dei suoi capi di costituire un emirato islamico nella Striscia di Gaza costituiva una sfida diretta al regime di Hamas, e la risposta di Hamas è stata brutale.
Varie fazioni operano nella striscia da parecchi anni, e per lo più Hamas ha chiuso un occhio sulla loro esistenza, oppure le ha reclutate alla propria causa. Una fazione, l’Esercito dell’Islam, affiliata al grande clan Durmush con base al centro della striscia di Gaza, prese parte all’incursione che portò tre anni fa al sequestro del soldato israeliano Gilad Shalit. Tuttavia, quando due anni fa il clan rese le cose difficili a Hamas con il sequestro del corrispndente della BBC Alan Johnston, Hamas sguinzagliò le sue forze e liberò il prigioniero.
Ma le attività delle fazioni continuarono e nel 2008 esse compirono attacchi esploivi contro 36 internet-cafe, bruciarono istituzioni che consideravano cristiane o con affiliazioni cristiane, e presero di mira scuole straniere. Nella maggior parte dei casi Hamas scelse di tenersi fuori dai guai.
La settimana scorsa Hamas smentì un servizio di Ha’aretz secondo il quale decine di terroristi stranieri si erano uniti ai gruppi estremisti a Gaza, penetrando nel territorio dal Sinai. Sembra che alcuni di questi combattenti fossero reduci dai combattimenti contro gli americani in Irak.
In pratica, le fazioni hanno contrabbandato armi nella Striscia ed hanno istituito campi di addestramento nelle rovine dell’ex insediamento israeliano di Gush Katif. In qualche caso Hamas ha continuato a usare gli operativi affiliati ad Al-Qaeda per i suoi scopi. Per esempio, sono loro che hanno fatto esplodere il negozio di proprietà del nipote del leader di Fatah e uomo forte della striscia di Gaza, Mohammed Dahlan, a Gaza City il mese scorso, ferendo decine di persone. Secondo rapporti dalla Striscia, alcuni comandanti di Hamas hanno raggiunto alleanze locali con i capi degli estremisti.
Ma venerdì scorso, durante il sermone nella moschea Ibn Taymiyah di Rafah, Abd al-Latif Musa, uno dei leader di una fazione chiamata Junut Ansar Allah (Soldati dei Sostenitori di Allah) ha commesso un errore fatale annunciando alle telecamere della televisione “la nascita di un emirato islamico a Gaza”. Il che ha scatenato un attacco da parte di Hamas, ed è costato la vita allo stesso Musa.
Vi sono differenze ideologiche sostanziali tra gli affiliati ad Al-Qaeda e a Hamas, anche se all’osservatore medio sembrano solo sfumature diverse dello stesso colore. Le posizioni estremiste di queste fazioni hanno trovato aderenti tra i sostenitori del movimento salafita all’interno dell’Islam, considerato la scuola di pensiero più estremista, che tradizianlmente si chiama fuori dalla politica. Tuttavia, l’apparente ascesa di Al-Qaeda in Pakistan e Afghanistan ha incoraggiato i salafiti a impegnarsi di più nella politica, con il terrorismo come sua applicazione. Nel 2007 gli appartenenti a gruppi estremisti a Gaza si contavano a decine; ora sono valutati in centinaia.
Una delle ragioni dell’aumento di attrazione di queste fazioni è il cessate il fuoco ‘de facto’ che esiste da qusi sette mesi tra Israele e Hamas, e che ha portato alcuni nella Striscia a considerare neutralizzato il gruppo militante palestinese.
Sebbene sia chiaro che Hamas ha bisogno di calma per recuperare le forze dopo l’operazione Piombo Fuso dell’inverno scorso, ciò non viene ammesso volentieri dai gruppi estremisti.
Dal punto di vista di Israele, il problema ruota attorno all’impatto del ricorso alla violenza praticato da Hamas (simile a quella usata contro Fatah): minerà la sua legittimità agli occhi degli abitanti di Gaza? Quello che due o tre anni fa sembrava rappresentare un’espressione del governo della maggioranza, è ora percepito come un regime basato sulla paura.

(Da: Ha’aretz, 16.08.09)

Nella foto in alto: terroristi armati del gruppo qaedista palestinese Junut Ansar Allah, schierati all’interno della moschea Ibn Taymiyah di Rafah (striscia di Gaza meridionale), venerdì scorso, durante il sermone del loro capo Abd al-Latif Musa, poco prima dei sanguinosi scontro coi terroristi di Hamas.