Hezbollah e l’Unione Europea

L’Europa sanziona Iran e Siria, ma permette sul proprio suolo le attività dei loro scagnozzi terroristi.

Editoriale del Jerusalem Post

image_3661Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha esortato l’Unione Europea a trarre finalmente “le necessarie conclusioni” e aggiungere Hezbollah alla lista delle organizzazioni terroristiche. Lo ha fatto dopo le approfondite indagini bulgare che hanno fatto risalire senza mezzi termini a Hezbollah l’attentato esplosivo contro turisti israeliani dello scorso luglio a Burgas. Dichiarazioni analoghe sono giunte dal nuovo segretario di stato americano John Kerry, che ha esortato la comunità internazionale, e in particolare gli stati europei, a prendere immediate misure contro Hezbollah: “Dobbiamo far arrivare a questo gruppo terrorista il messaggio inequivocabile che non può più dedicarsi impunemente a queste spregevoli attività”, ha detto Kerry. Anche John Brennan, alto consigliere del presidente Obama per l’anti-terrorismo, ha chiesto all’Unione Europea di “agire attivamente per scoperchiare la struttura di Hezbollah e smantellare i meccanismi finanziari e le reti operative del gruppo, per prevenire altri futuri attentati”. Mettere Hezbollah sulla lista nera permetterebbe all’Unione Europea di congelare i beni dell’organizzazione in Europa.
Invece – cosa che non desta sorpresa – il rappresentante della politica estera dell’Unione Europea, Catherine Ashton, giocando sull’ambiguità ha parlato della “necessità di riflettere sui risultati dell’indagine” bulgara. L’Europa rimane impermeabile allo stato di servizio eccezionalmente sanguinario di Hezbollah e ai suoi crescenti crimini di guerra. Le prove molto concrete e sempre più numerose della cruciale complicità di Hezbollah negli assassini di massa di civili siriani non sembrano intaccare la riluttanza dell’Unione Europea ad includere il gruppo nella sua lista delle organizzazioni terroristiche.
Israele ha più volte chiesto all’Unione Europea di classificare Hezbollah come terrorista, ma tutte le richieste sono cadute nel vuoto. Per la verità, vi sono diverse sfumature nell’elusività generale dell’Europa. L’Olanda, ad esempio, ha definito Hezbollah terrorista già cinque anni fa. Ma la posizione ufficiale dell’Unione Europea rimane inflessibile. Non è che i più ostinati oppositori dell’Unione Europea – Germania e Francia – non siano a conoscenza dei fatti riguardati Hezbollah. È che non permettono ai fatti di interferire con le loro opinioni. Sembra che assolutamente nulla – nemmeno l’assassinio di innocenti a sangue freddo sul suolo di uno stato membro dell’Unione Europa – possa portare a un cambiamento di questa politica. Il che vale anche per la constatazione, ormai inoppugnabile, che Hezbollah accresce ogni giorno di più il suo intervento armato pro-regime nella guerra civile siriana, tanto da essere diventato addirittura una componente indispensabile della “macchina di morte” di Bashar Assad.
Non vi sono più dissimulazioni compiacenti che possano nascondere il quadro: Hezbollah non è più soltanto una grande forza armata in Libano, è anche una potente forza mercenaria ideologico-religiosa i cui miliziani, fra gli altri compiti, hanno quello di giocare un ruolo chiave nel tentativo di rafforzare la presa di Assad sul potere, spargere terrore fra la popolazione siriana e, se ne hanno la possibilità, prendere il controllo delle armi di distruzione di massa negli arsenali siriani.
Eppure, nel quartier generale dell’Unione Europea, Hezbollah viene ancora ambiguamente considerato come un’entità separata dalla sua “ala militare”; e viene classificato come un movimento sociale che fa parte della legittima struttura civile e politica libanese, anziché per quello che è: un esportatore di terrorismo sostenuto dall’Iran.
L’Europa sembra insistere a voler vedere soltanto il versante caritatevole di Hezbollah, anche se questo genere di facciate ingannevoli fa ormai parte integrante del modus operandi di tanti aggregati terroristici, un fatto che non dovrebbe più sorprendere nessuno né sfuggire all’attenzione di chi conta e decide in Europa. Contestando queste interpretazioni, Netanyahu ha ribadito che “esiste un solo Hezbollah, con una sola dirigenza”.
Ma le cose si fanno ancora più strane. L’Europa ufficiale, se da una parte si sforza di ostacolare i commerci con l’Iran e di punire certe alte sfere del regime siriano, dall’altra permette a Hezbollah di raccogliere sfacciatamente fondi all’interno dell’Unione Europea. Hezbollah vanta molti aderenti fra le comunità islamiche in rapida crescita in Europa, e particolarmente in Germania. Emissari di Hezbollah visitano i loro affiliati europei (spesso vere e proprie cellule “in sonno”) e sollecitano apertamente contributi. La copertura, perfettamente in linea con la percezione formale che dà l’Unione Europea dell’organizzazione, è che i soldi sono destinati a progetti socio-assistenziali ed educativi in Libano. Ma le agenzie di intelligence di tutto il mondo concordano sul fatto che i soldi provenienti dall’Europa contribuiscono a tappare buchi e finanziare operazioni terroristiche.
Il paradosso è che l’Europa, mentre mette un freno alle transazioni finanziarie e commerciali con Iran e con selezionati compari di Assad, a Hezbollah permette di fare i suoi affari che aggirano le sanzioni della stessa Unione Europea. Un’incoerenza che certo non riguarda soltanto Israele. L’Europa consente a un potenziale terroristico “in sonno” di prosperare al proprio interno. E lo sa, a dispetto di tutte le smentite.

(Da: Jerusalem Post, 9.2.13)

Nella foto in alto: immagini dell’attentato a Burgas (Bulgaria) del luglio scorso