Hezbollah si fa beffe della volontà del Consiglio di Sicurezza

Netanyahu critico verso il ruolo dell'Unifil, mentre il capo di stato maggiore ribadisce: per i jihadisti il conflitto palestinese è solo un pretesto

Il Segretario generale Ban Ki-moon e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu (in una recente immagine d'archivio)

Il Segretario generale Ban Ki-moon e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu (in una recente immagine d’archivio)

In una conversazione telefonica con il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha accusato domenica le Nazioni Unite di non riuscire ad attuare la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza, spiegando che i soldati della forza interinale delle Nazioni Unite in Libano (Unifil) “non riferiscono del traffico di armi in corso nel Libano meridionale”.

Approvata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza nel mese di agosto del 2006, la risoluzione 1701 è servita per porre termine a 34 giorni di combattimenti tra le Forze di Difesa israeliane e le milizie sciite filo-iraniane Hezbollah, uno scontro conosciuto come la seconda guerra in Libano. La risoluzione prevedeva il disarmo di tutti i gruppi armati, compreso Hezbollah, e il divieto di ogni presenza militare nel Libano meridionale ad eccezione dell’esercito regolare libanese e dei caschi blu dell’Unifil: due disposizioni che non sono mai stati attuate.

Nel frattempo, secondo Israele, gli arsenali di Hezbollah sono stati completamente riforniti ed anzi significativamente incrementati a partire dall’inizio della guerra civile siriana nel 2011. In effetti, stando a notizie di stampa estera, negli ultimi anni Israele ha lanciato diversi attacchi aerei preventivi volti ad impedire che armamenti sofisticati finissero nelle mani del gruppo terrorista islamista libanese.

Netanyahu ha anche detto a Ban Ki-moon che la comunità internazionale sta ignorando gli sforzi che fa l’Iran per “esportare il terrorismo in tutto il mondo”, e ha accusato Teheran di essere dietro all’attacco degli Hezbollah della scorsa settimana sul confine israelo-libanese che ha causato la morte di due soldati israeliani. Secondo Netanyahu l’Iran, con il suo coinvolgimento in Siria, mira ad aprire un nuovo fronte contro Israele sulle alture del Golan.

Il Capo di Stato Maggiore israeliano (uscente) Benny Gantz durante la conferenza di domenica scorsa Centro Interdisciplinare di Herzliya

Il Capo di Stato Maggiore israeliano (uscente) Benny Gantz durante la conferenza di domenica scorsa Centro Interdisciplinare di Herzliya

Sempre domenica il Capo di Stato Maggiore delle Forze di Difesa israeliane, generale Benny Gantz, ha criticato coloro che stabiliscono un collegamento fra il conflitto israelo-palestinese e la guerra contro i jihadisti dello “Stato Islamico” (ISIS), e ha messo in guardia contro l’uso della questione palestinese come scusa per intorbidire le tensioni nella regione. Gantz, il cui incarico scade fra due settimane, ha sottolineato che il conflitto arabo-israeliano non ha alcun rapporto con le guerre interne nella vicina Siria e in Iraq, contro gli islamisti che hanno conquistato vaste aree del territorio di quei paesi. “Non c’è nessuna connessione, nessun rapporto di causa-effetto tra il conflitto israelo-palestinese e la lotta che vediamo in corso in Iraq e Siria” ha detto Gantz in una conferenza presso il Centro Interdisciplinare di Herzliya, e ha spiegato che la questione palestinese viene piuttosto usata come “specchietto per le allodole” allo scopo di mobilitare persone dietro a tutta una serie di cause diverse. “Viene utilizzata come un pretesto strategico”, ha detto Gantz.

Pur essendo ancora in divisa, cosa che – ha spiegato – gli impedisce di entrare in troppi dettagli, Gantz ha comunque espresso il suo disappunto verso il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), le cui recenti mosse unilaterali sulla scena internazionale comportano una “mancata assunzione di responsabilità”: in pratica, il volersi sottrarre alla necessità di affrontare di petto la questione. Il Capo di Stato Maggiore israeliano rimprovera ad Abu Mazen la decisione di lasciare la questione in balia dell’intervento internazionale assumendo un’atteggiamento del tipo “succeda quel che succeda”. D’altra parte, ha continuato Gantz, lo stato attuale delle cose a livello mondiale, e in particolare le violenze in Egitto e la situazione con l’Iran, richiedono un intervento internazionale. “Il mondo non può permettersi di non intervenire – ha detto – Sono situazioni che non si possono lasciare a se stesse, e penso che il mondo, in linea generale, questo lo capisca”.

(Da: Times of Israel, 2.2.15)