I deboli argomenti contro lo stato nazionale ebraico

Riconoscere lo stato ebraico è una questione nazionale, non religiosa: è la cartina di tornasole della fine del conflitto

Di Yehuda Ben-Meir

Yehuda Ben-Meir, autore di questo articolo

Yehuda Ben-Meir, autore di questo articolo

La discussione attorno alla questione del riconoscimento dello stato di Israele come stato ebraico è andata oltre misura. Si può certamente discutere se Israele dovesse o meno avanzare tale richiesta come conditio sine qua non per un accordo finale con i palestinesi. Personalmente non ho alcun dubbio che la richiesta del primo ministro israeliano e la sua insistenza su questo tema sono giustificate. Ma di recente si sono letti sulle pagine di questo importante giornale degli articoli che mettono in dubbio l’affermazione stessa che lo stato di Israele deve essere considerato uno stato ebraico.

Alcuni hanno ripetuto l’inconsistente argomento secondo cui porre l’accento sul carattere ebraico d’Israele costituirebbe una forma di razzismo o un attacco ai diritti e all’eguaglianza della minoranze, o ancora un modo per assegnare alla religione il governo del paese. C’è stato persino un editoriale dell’esperto giornalista Zvi Bar’el in cui si insinuava che Israele starebbe seguendo le orme della Repubblica Islamica iraniana.

Le cose non stanno affatto così. La richiesta di riconoscere Israele come stato nazionale del popolo ebraico non ha nulla a che fare con la religione: è una questione che ricade interamente nell’ambito nazionale, non religioso. Gli ebrei sono un popolo, una nazione che esiste da tremila anni. Hanno una loro lingua, un loro patrimonio culturale – a cominciare dalla Bibbia ebraica – e una loro terra. Questa nazione ha anche una sua specifica religione, e per questo non esistono “ebrei cristiani”. Ma la maggior parte del popolo ebraico in Israele, e certamente nella diaspora, è composto da non osservanti, e molti sono non-credenti.

«Nel 1947 l’Onu chiese di dividere la Palestina in uno stato ebraico e uno stato arabo, ma la risposta araba fu: “No a uno stato ebraico”. Nel 2010 Netanyahu ha chiesto l’accettazione da parte palestinese della soluzione a due stati. Ma… “No a uno stato ebraico”.»

Alcuni sostengono che nel XXI secolo lo stato-nazione sarebbe un anacronismo, un fenomeno che starebbe gradualmente scomparendo. Ma chiunque abbia occhi per guardare e dia un’occhiata alla situazione internazionale vede bene che questa affermazione è infondata. Basta ascoltare gli abitanti della Crimea parlare di “Madre Russia” e gli abitanti di Kiev parlare di “Madre Ucraina” per capire quanto questa affermazione sia fuori dalla realtà. Non si capisce come mai è del tutto accettabile che i tedeschi e i francesi e gli inglesi e gli italiani – che pure hanno minoranze all’interno dei loro paesi nazionali – vadano fieri dei loro stati nazionali mentre qui non sarebbe lecito dire che lo stato d’Israele è lo stato-nazione d’un popolo (con le sue minoranze interne): anzi, affermarlo sconfinerebbe nel razzismo e nello sciovinismo. Tutto il possibile filosofeggiare e spaccare il cappello in quattro non può nascondere né cancellare una semplice verità storica: che lo Stato di Israele è stato fondato dal popolo ebraico ed è lo stato sovrano del popolo ebraico.

La richiesta che i palestinesi riconoscano Israele come stato nazionale del popolo ebraico è giustificata perché è il vero banco di prova, la vera cartina di tornasole della fine al conflitto. Chiunque paragoni gli ebrei in Israele all’insediamento francese in Algeria o all’insediamento britannico in Kenya non è un credibile interlocutore per la pace, giacché non si fa la pace con un occupante colonialista, con un impianto straniero.

Anch’io ho la mia narrazione storica circa il nostro diritto a tutta la Terra d’Israele, ma capisco che essa deve adattarsi alla realtà di una nazione palestinese che vive in questo paese e che aspira al proprio stato nazionale. Se i palestinesi vogliono la pace, devono adattare la loro narrazione circa la totalità della “Grande Palestina” arabo-islamica alla verità storica dell’esistenza di un popolo ebraico che vanta una connessione antica e profonda con questo paese e il solido diritto di istituire e mantenere, almeno su parte di essa, il proprio stato nazionale.

(Da: Ha’aretz, 2.4.14)