I famigliari palestinesi: “Mai detto che avessero rubato gli organi”

L’ennesima calunnia che va a pezzi, come volevasi dimostrare

image_2590Famigliari e parenti di Bilal Ahmed Ghanem, il palestinese al centro dell’articolo del tabloid svedese Aftonbladet sull’immaginario furto di organi da parte delle Forze di Difesa israeliane, affermano di non sapere affatto se le accuse siano vere o false e smentiscono d’aver mai detto nulla del genere ai giornalisti svedesi.
I famigliari di Ghanem, il diciannovenne che rimase ucciso il 13 maggio 1992 durante i violenti scontri della “prima intifada” con i soldati israeliani, vivono nel piccolo villaggio di Imatin, nella Cisgiordania settentrionale. Bilal Ghanem era un attivista di Fatah ricercato dalle autorità di sicurezza israeliane per il suo coinvolgimento nelle violenze.
Lunedì scorso il fratello Jalal ha dichiarato di non poter confermare le accuse mosse dal giornale svedese secondo cui gli organi di Ghanem sarebbero stati rubati dagli israeliani. “Non so se sia vero – ha detto – Noi non abbiamo nessuna prova che lo dimostri”. Jalal dice che il corpo di suo fratello venne portato via da un elicottero israeliano e restituito alla famiglia alcuni giorni più tardi.
La madre, Sadeeka, nega d’aver mai detto a un giornalista straniero che gli organi di suo figlio siano stati rubati, ma aggiunge di “non poter escludere” che gli israeliani trafugassero organi di palestinesi.
Jalal e due cugini che affermano d’aver visto il corpo sostengono d’aver solo constatato che gli mancavano dei denti. Dicono anche d’aver visto suture lunghe dal torace fino al ventre. “Evidentemente praticarono sul corpo qualcosa come un’autopsia – dice il fratello – Quando l’esercito ci consegnò la salma, ci ordinarono di seppellirla in fretta e di notte”. All’epoca, i funerali dei morti durante l’intifada divenivano spesso occasione di manifestazioni e ulteriori scontri violenti.
Jalal dice che lui e alcuni suoi compaesani ricordano d’aver visto nel villaggio, durante il funerale, un fotografo svedese che riuscì a scattare un certo numero di foto del corpo, prima della sepoltura. “Quella è stata l’unica volta che è visto quel fotografo”, aggiunge.
Ibrahim Ghanem, un parente di Bilal, dice che la famiglia non ha mai detto al fotografo svedese che Israele avesse rubato gli organi dal corpo del loro congiunto. “Forse il giornalista ha tratto questa conclusione dalle suture che ha visto sulla salma – dice – Ma, per quanto ci riguarda come famigliari, noi non sappiamo nulla di organi rimossi dal corpo di Bilal, sul quale non abbiamo mai fatto una nostra autopsia. Tutto quello che sappiamo è che mancavano dei denti”.
Jalal e altri membri della famiglia confermano che già da tempo circolavano “voci” su palestinesi uccisi dagli israeliani per rubarne gli organi. “Ma non posso dire se quelle voci fossero vere o false”, conclude.

(Da: Jerusalem Post, 26.08.09)

Nella foto in alto: L’articolo diffamatorio pubblicato da Aftonbladet nella pagina della “cultura”