Il cattivo esempio di quell’autentico “impero del male”

Guardando alla Corea del Nord, gli iraniani si sono convinti che niente garantisce la sopravvivenza di un regime quanto la bomba atomica. E che non si paga pegno

Di Ronen Bergman

Ronen Bergman, autore di questo articolo

Ronen Bergman, autore di questo articolo

“Non riusciamo a leggerli, sono completamente impenetrabili”, ci dice un membro dell’intelligence israeliana che tenta di monitorare i legami della Corea del Nord con l’Iran e la Siria. Israele è riuscito a ottenere informazioni su quei legami, ma le informazione sono sempre arrivate dalla parte siriana o iraniana, mai dalla Corea del Nord. L’uomo descrive uno stato in cui gli alti funzionari non possono essere convinti a disertare quando sono all’estero (“tengono in ostaggio le loro famiglie fino al loro rientro”), gli agenti non possono essere reclutati (“pernottano all’interno delle ambasciate fortificate a Damasco e Teheran e non vi è alcun contatto con loro”) e i codici non possono essere violati (“mezzi di comunicazione e cifrari non lasciano mai il complesso dell’ambasciata”).

Ma Israele non è l’unico che non riesce a infiltrarsi in Corea del Nord. L’intero Occidente è colto ogni volta di sorpresa dalle azioni di quello spaventoso regime. A quanto mi risulta, è successo anche pochi giorni fa, di fronte al quinto test nucleare di Pyongyang: una totale sorpresa di intelligence, in completa violazione delle promesse fatte dalla Corea del Nord non molto tempo fa. La famiglia Jong-il, che controlla il paese con la tirannia e il pugno di ferro sin dalla fine della seconda guerra mondiale, fa molte promesse. Semplicemente non promette di mantenerle.

Con tutto il rispetto per l’Iran e la Siria, la Corea del Nord è il vero “impero del male” (per usare la celebre espressione applicata dall’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan all’Unione Sovietica nel 1983): uno stato in cui, stando alle stime delle Nazioni Unite, vi sono regolarmente circa tre milioni di persone letteralmente ridotte alla fame; uno stato i cui governanti hanno ipotecato tutte le risorse a favore di se stessi e dello spietato esercito che hanno creato. La Corea del Nord è lo stato più chiuso del mondo, il meno penetrabile sotto il profilo dell’intelligence ma anche della cultura, e il meno vulnerabile alle pressioni economiche perché i suoi governanti semplicemente se ne infischiano dei loro cittadini.

Dalla fine degli anni ’80 la Corea del Nord è il principale fornitore di missili, razzi, radar e tecnologie per componenti nucleari ai peggiori nemici allo stato d’Israele. La Corea del Nord non ha nulla contro Israele: è semplicemente alla ricerca di amici disposti a pagare un sacco di soldi per i giocattoli apocalittici che commercializza senza alcuno scrupolo di coscienza.

L’annuncio del nuovo test nucleare nordcoreano. “La Corea del Nord continua prendere in giro l'Occidente”

Il nuovo test nucleare nordcoreano. “La Corea del Nord continua prendere in giro l’Occidente”

Intanto continua a prendere in giro l’Occidente. In base a un accordo firmato con l’amministrazione Clinton a metà degli anni ‘90, la Corea del Nord avrebbe dovuto ricevere know-how nucleare a scopi pacifici in cambio dell’abbandono del nucleare militare. Invece ha continuato a sviluppare in segreto armi atomiche. Quando, nel 2002, un inviato del Dipartimento di stato americano è arrivato in Corea del Nord a presentare ai coreani le prove che avevano continuato a sviluppare la Bomba nonostante gli accordi firmati, quello che ci si aspettava era una indignata smentita. Ricevette invece la conferma dai padroni di casa, i quali gli annunciarono serafici che sì, possedevano l’arma nucleare. Nel 2010 firmarono un altro accordo che poneva la Corea del Nord sotto un regime di vigilanza in cambio di aiuti umanitari, e di nuovo lo violarono con una serie di test nucleari e lanci di missili balistici.

Anche questa crisi, che verosimilmente finirà senza lo scoppio di una guerra aperta tra le due Coree,  contiene un’amara lezione per il mondo, particolarmente rilevante per Israele. I leader iraniani guardano a quello che è successo a Muammar Gheddafi e certamente lo considerano uno sciocco, se non peggio. Gheddafi accettò di abbandonare i propri piani per armi nucleari in cambio della riammissione della Libia nella famiglia delle nazioni. Se non avesse firmato l’accordo e fosse rimasto in possesso di una bomba atomica, forse sarebbe ancora al potere. In effetti, è lecito nutrire forti dubbi che la NATO sarebbe intervenuta nella guerra civile in Libia se Gheddafi avesse avuto la Bomba.

Anche gli iraniani guardano alla Corea del Nord, che ha sviluppato l’arma nucleare e la utilizza per ricattare l’Occidente e terrorizzare i suoi vicini. In altre parole, dal punto di vista dell’Iran la conclusione inevitabile è che non c’è niente come la bomba atomica per garantire la sopravvivenza di un regime, e che la comunità internazionale non impone nessuna vera sanzione di fronte a smaccate violazioni degli accordi in questa materia.

(Da: YnetNews, 12.9.16)