Il dilemma della leadership israeliana

Attacchi a sud e instabilità a nord, in piena campagna elettorale.

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_3585Scrive Alex Fishman, su Yediot Aharonot: «Il dilemma della leadership politica e militare israeliana è come congegnare una operazione militare limitata che, pur efficace come deterrente, non sia tale da spingere Hamas al punto di avere la sensazione che sta perdendo il controllo. Israele non ha interesse che Hamas venga rimpiazzata da elementi ancora più estremisti. Un’operazione militare limitata deve puntare a conseguire un obiettivo principale: un cessate il fuoco di lungo respiro. E sarà possibile raggiungerlo se gli obiettivi scelti comporteranno il minimo danno possibile alla popolazione civile. Gli obiettivi devono essere il regime e le sue infrastrutture, con particolare accento su bersagli militari di Hamas e Jihad Islamica. Occorre evitare di colpire la dirigenza politica e sforzarsi di colpire la catena di comando militare». L’editorialista aggiunge che la leadership politica e militare israeliana è consapevole del fatto che Hamas, a Gaza, possiede un certo numero, ancorché limitato, di missili Fajr-5 capaci di colpire obiettivi a nord di Herzliya (che è oltre Tel Aviv).
(Da: Yediot Aharonot, 12.11.12)

Shalom Yerushalmi, su Ma’ariv, collega la situazione nel sud del paese alle elezioni politiche israeliane del prossimo 22 gennaio e scrive: «L’attuale campagna elettorale è incentrata sui temi socio-economici e per la prima volta un leader sociale è in vantaggio rispetto a un leader della sicurezza. È così che dovrebbe essere e non bisogna permettere che gli ultimi eventi distolgano la nostra attenzione». L’editorialista teme tuttavia che «l’inevitabile reazione di Israele e le successive controreazioni trasformeranno ancora una volta le elezioni in una campagna incentrata sulla questione della sicurezza, e questo è un peccato».
(Da: Ma’ariv, 12.11.12)

Yoav Limor, su Yisrael Hayom, ricorda ai lettori che «il sud di Israele ha subito tre diversi round di attacchi solo nell’ultimo mese: presto o tardi, domani o nelle prossime settimane, Israele dovrà decidere fra continuare con l’attuale atteggiamento di moderazione e autocontrollo, o un’operazione ad ampio raggio. Da un lato, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sa che continuare con l’atteggiamento di moderazione e autocontrollo fa apparire Israele sempre più debole e attaccabile; dall’altro, un’ampia controffensiva militare lo esporrebbe all’accusa di voler distogliere l’attenzione della campagna elettorale dai temi economico-sociali». L’editorialista esorta infine il governo d’Israele a mantenere un approccio molto cauto sulla situazione in Siria nel momento in cui si appresta a prendere decisioni cruciali circa la situazione nel sud».
(Da: Yisrael Hayom, 12.11.12)

Nelle foto in alto: case israeliane colpite da razzi palestinesi nelle ultime 24 ore a Sderot e Netivot