Il discorso che avrebbe dovuto pronunciare il leader del mondo libero

«Se Israele sarà costretto a resistere da solo, resisterà da solo – ha detto Netanyahu all'Onu – e lo farà sapendo che difende anche molti altri»

Alcuni commenti sulla stampa israeliana

Scrive Sima Kadmon, su Yediot Aharonot: «Netanyahu è stato convincente in ogni parola che ha detto e non ha avuto bisogno di espedienti, disegni, gesti eclatanti o dichiarazioni roboanti. Martedì all’Onu è apparso persino affidabile, e non è un errore di stampa. Il suo è stato un buon discorso perché era ben fondato e le sue affermazioni erano accompagnate da fatti e citazioni. Le sanzioni contro Teheran, il cui merito va sicuramente accreditato a Netanyahu, sono il fattore che ha portato a quello che sembra profilarsi come un mutamento strategico in Iran». Secondo l’editorialista, le richieste di Netanyahu circa l’Iran si possono sintetizzare in un completo disarmo nucleare della Repubblica Islamica, ma c’è da chiedersi quanto ascolto troveranno le sue parole presso i leader occidentali. (Da: Yediot Aharonot, 2.10.13)

Scrive Dan Margalit, su Israel HaYom: «L’obiettivo pratico di Netanyahu era quello di mantenere e rafforzare le sanzioni economiche contro l’Iran come parte della manovra diplomatica che Barack Obama predilige, e che il primo ministro israeliano non poteva non assecondare». Secondo l’editorialista, con il suo discorso Netanyahu di fatto «ha rinnovano a voce alta l’opzione militare», riservandola però a quando l’Iran arrivasse effettivamente a dotarsi di un’arma nucleare, e non a quando raggiungesse il punto di soglia o se continuasse semplicemente ad arricchire l’uranio. «Questa sottile distinzione è stata vista certamente con favore a Washington, tanto che il presidente Obama, afferma l’editoriale, «potrebbe sottoscrivere quasi parola per parola il discorso di Netanyahu». (Da: Israel HaYom, 2.10.13)

Scrive Chaim Asa, su Ma’ariv, che «il vero successo del presidente iraniano Hasan Rohani è aver creato l’impressione che sia lui il capo di stato e che le decisioni strategiche della Repubblica Islamica siano completamente affar suo». Il realtà, scrive l’editorialista, è il potente corpo armata delle Guardie Rivoluzionarie quello che detiene il potere assoluto in Iran. E aggiunge: «Quand’anche le intenzioni di Rohani fossero serie, è difficile credere che possa convincere tutti, in Iran, ad archiviare il programma nucleare, sul quale i pasdaran (Guardiani della Rivoluzione) non hanno alcuna intenzione di cedere. (Da: Ma’ariv, 2.10.13)

Scrive l’editoriale del Jerusalem Post che, qualunque cosa pensino veramente Netanyahu e Obama circa le prospettive di una soluzione diplomatica del contenzioso con la Repubblica Islamica, i due «durante il loro incontro congiunto con i giornalisti hanno articolato un incastro ben amalgamato delle rispettive posizioni rispetto all’Iran». Ciò nonostante, aggiunge l’editoriale, «Netanyahu deve rimanere saldo nella difesa degli interessi vitali d’Israele, e per farlo bisogna rimanere vigili mantenendo tutte le opzioni sul tavolo, anche mentre si tenta la via diplomatica». (Da: Jerusalem Post, 2.10.13)

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante il suo intervento, martedì scorso, all’Assemblea Generale dell’Onu

Scrive Dror Eydar, su Israel HaYom: «Questo (di Netanyahu) è il discorso che avrebbe dovuto essere pronunciato dal leader del mondo libero. Purtroppo, invece, le grandi nazioni, con alla testa gli Stati Uniti, sembrano stanche di battersi per la libertà. “Se Israele sarà costretto a resistere da solo, resisterà da solo – ha detto Benjamin Netanyahu – Ma resistendo da solo, Israele sa che difenderà anche molti, molti altri”. Questa non è una minaccia. È una dichiarazione etica sulla responsabilità che ricade sul popolo ebraico e sul suo Stato: quella di esortare il mondo ad reagire. Un ruolo che ha svolto molte volte in tanti anni. “Ti ho posto a sentinella per la Casa d’Israele … tu avvertili per parte mia” (Ezechiele 33:78). Ebbene, la sentinella ha lanciato l’ammonimento di non arrendersi passivamente. In fin dei conti non è solo Israele che è in pericolo, ma tutto il mondo libero. Il discorso di Netanyahu ha offerto una semplice verità intorno alla quale tutto il mondo potrebbe ritrovarsi, se solo la gente aprisse gli occhi per vedere i fatti. Non per niente Netanyahu ha citato un tronfio editoriale del New York Times del 2005 che, all’indomani dell’accordo con la Corea del Nord per lo smantellamento del suo programma nucleare, diceva: “A quanto pare la diplomazia funziona, dopo tutto”. Si sa come è andata a finire: la Corea del Nord violò l’accordo, e un anno dopo testava un’arma nucleare. Nonostante tutte le prove delle gesta criminali del regime iraniano – dal coinvolgimento nella carneficina siriana, al finanziamento del terrorismo globale, alla costruzione di impianti sotto il naso degli ispettori, alle esplicite dichiarazione di Rohani circa l’abilità della diplomazia da trafficanti di Teheran nell’approfittare dell’inettitudine europea per guadagnare tempo prezioso per il loro programma nucleare militare – le élite occidentali rifiutano di dare ascolto ai fatti. Forse – conclude l’editorialista – il mondo ha scordato le lezioni storiche del XX secolo. Ma la nazione ebraica non ha dimenticato. Noi portiamo la memoria vivente della storia nel nostro corpo, nel nostro retaggio, nella nostra cultura. Questo è il nostro destino. Netanyahu ha ricordato il ritorno a Sion delle visioni profetiche della Bibbia. “Li pianterò nella loro terra, da cui non saranno mai più sradicati” (Amos 9:15). Siamo tornati alla storia per ricordare al mondo ciò che il mondo vorrebbe dimenticare». (Da: Israel HaYom, 2.10.13)

 

L’intervento di Netanyahu all’Onu (in inglese):

Per il testo completo del discorso (in inglese):
PM Netanyahu addresses UN General Assembly