Il falso discorso di Morsi alla tv iraniana

La manipolazione delle parole del presidente egiziano illustra la spudorata doppiezza del regime di Tehran.

Di Reuven Berko

image_3532Era dagli accordi di pace di Camp David firmati fra Egitto e Israele nel 1979 che nessun rappresentante ufficiale egiziano si era recato in visita di stato in Iran. Ma la scorsa settimana, dal momento che l’Egitto doveva trasferire all’Iran la presidenza a rotazione del Movimento dei Paesi Non Allineati, il presidente egiziano Mohammed Morsi è stato invitato a Tehran.
Il ruolo che l’Iran aveva riservato a Morsi, come del resto agli altri partecipanti al vertice, era puramente decorativo: rappresentare una sfida all’Occidente “allineandosi” alla legittimità dell’Iran, l’emarginato. In realtà, per molti dei partecipanti questa posizione era quantomeno ambigua dato che per mantenersi fanno pesantemente affidamento proprio sull’Occidente.
All’apparenza Morsi è stato al gioco della farsa iraniana nel suo sforzo di dimostrare a tutti che non è un leader nelle mani dell’Occidente e dell’America (nonostante gli ingenti aiuti che permettono all’Egitto i sopravvivere). In pratica, però, non solo Morsi non ha fatto quel che gli iraniani si aspettavano da lui, ma il suo intervento al vertice ha di fatto pregiudicato il piano degli iraniani di coinvolgerlo in un’unica “alleanza strategica” contro l’Occidente.
Nel suo discorso, il presidente egiziano ha affermato che in Medio Oriente due popoli stanno combattendo per la libertà e la dignità, quello palestinese e quello siriano. Ma si è avuta l’impressione che il riferimento ai palestinesi fosse puramente di facciata, giacché in pratica Morsi ha poi baldamente affrontato, a lungo e senza mezzi termini, soltanto la questione siriana, condannando il regime del presidente Bashar al-Assad, stretto alleato dei padroni di casa iraniani. Morsi ha definito “illegittimo” il regime di Assad, insistendo sul fatto che è “dovere morale” degli arabi farlo cadere.
Il senso del pugnace discorso di Morsi, paragonato da alcuni allo storico assalto degli arabi contro i persiani, ha scioccato gli iraniani e i loro alleati siriani. I delegati siriani hanno immediatamente abbandonato la sala della conferenza. Nel frattempo la traduzione in persiano del discorso di Morsi veniva distorta e falsificata a un livello senza precedenti, ad uso e consumo della televisione nazionale iraniana: talché ogni volta che Morsi menzionava “i crimini del regime in Siria”, gli iraniani maliziosamente inserivano la parola “Bahrain” al posto della parola “Siria”. In effetti gli iraniani considerano il Bahrain un paese cliente sciita “sfruttato” da usare come testa di ponte per future aggressioni contro gli arabi del Golfo Persico. La fraudolenta e malevola traduzione ha trasformato il presidente egiziano in un sostenitore del regime siriano e in un nemico del governo del Bahrain.
Questa intenzionale manipolazione illustra meglio di ogni altra cosa la doppiezza spudorata e senza limiti del regime al potere in Iran. Coloro che hanno assistito alla falsificazione del discorso di Morsi, davanti agli occhi di quella che si presenta come la voce della coscienza del mondo, la Guida Suprema iraniana ayatollah Ali Khamenei, capiscono bene che qui si tratta di un regime completamente privo di remore e che non si fa il minimo scrupolo a mentire su qualunque cosa, non ultimo il suo quasi completo programma nucleare.
A questo punto non c’è da stupirsi se l’ultimo rapporto dell’Agenzia Onu per l’Energia Atomica, che accusa l’Iran di continuare a sviluppare un programma per armamenti nucleari, smentisce le ripetute assicurazioni fatte dall’Iran di perseguire un programma nucleare a scopi puramente pacifici.

(Da: Israel HaYom, 3.9.12)

Nella foto in alto: il presidente egiziano Mohamed Morsi (a destra) e il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad al vertice dei Paesi Non Allineati a Tehran, lo scorso 30 agosto