Il genocidio immaginario di Abu Mazen

L’uomo che scrisse una tesi di dottorato cercando di negare la Shoà è andato all’Onu a proferire ignobili calunnie su Israele

Editoriale del Jerusalem Post

Il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) poco prima di tenere il suo discorso all’Onu

Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) poco prima di tenere il suo discorso all’Onu

Nel discorso incendiario tenuto venerdì scorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) ha accusato Israele di condurre un genocidio contro il popolo palestinese.

Abu Mazen si riferiva all’operazione “Margine protettivo” che Israele ha condotto la scorsa estate nella striscia di Gaza controllata da Hamas, dopo il rapimento e assassinio da parte del gruppo terroristico di tre adolescenti israeliani vicino a Gerusalemme e una irrefrenabile escalation di lanci di razzi e colpi di mortaio contro i civili israeliani.

Abu Mazen è stato ben attento a non citare i veri obiettivi dell’operazione, che non avevano nulla a che fare con il genocidio. L’obiettivo primario era quello di distruggere la rete di gallerie terroristiche di Hamas che penetrano fin dentro Israele: tunnel che dovevano servire per condurre attentati terroristici contro i kibbutz e le città israeliane nei dintorni di Gaza allo scopo di uccidere uomini, donne e bambini innocenti, colpevoli soltanto d’essere israeliani. Un secondo obiettivo dell’operazione “Margine protettivo” era quello di distruggere il maggior numero possibile di mortai e razzi: vale a dire gli ordigni che Hamas, Jihad Islamica e altre organizzazioni terroristiche islamiste attive a Gaza lanciano ripetutamente e ossessivamente contro civili israeliani.

Purtroppo, nel corso dei combattimenti per individuare e distruggere i tunnel e gli arsenali dei terroristi, sono rimasti uccisi o feriti anche molti civili palestinesi. Israele stima che circa la metà degli oltre duemila morti nei combattimenti a Gaza siano civili. Molte volte queste vittime sono state il risultato diretto della strategia di Hamas, che cerca esplicitamente di provocare il maggior numero possibile di vittime civili da entrambe le parti. Non a caso Hamas piazza terroristi e lanciarazzi nel mezzo delle zone più densamente abitate; costringe i civili palestinesi a rimanere in quelle zone anche dopo che le Forze di Difesa israeliane li hanno avvertiti di evacuare; utilizza ospedali moschee e scuole, comprese quelle delle Nazioni Unite, come rampe di lancio per i suoi razzi e come nascondigli per armi e terroristi. Mentre spendeva decine di milioni di dollari per costruire una vasta rete di tunnel al solo scopo di attaccare gli israeliani, Hamas non ha costruito un solo rifugio per gli abitanti di Gaza.

Israele, al contrario, fa di tutto per evitare vittime civili. La gente nelle zone dove si trovavano bersagli militari come i tunnel veniva avvertita in anticipo degli imminenti bombardamenti; sono stati lanciati volantini, sono state fatte telefonate, è stata usata la tecnica del colpo d’avvertimento prima dell’attacco vero e proprio per dare tempo agli occupanti di allontanarsi.

La tesi negazionista di Abu Mazen del 1982, pubblicata in volume nel 1984

La tesi negazionista di Abu Mazen discussa a Mosca nel 1982, pubblicata in volume nel 1984

Nessuna di queste misure – che costituiscono l’esatto contrario di una strategia genocida – ha impedito ai palestinesi di sostenere che Israele a Gaza abbia cercato di realizzare un genocidio. Abu Mazen non ha fatto altro che alimentare questa miserabile menzogna: l’uomo che ha scritto una tesi di dottorato cercando di negare un vero genocidio, la Shoà, è andato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite davanti ai rappresentanti di 193 nazioni a pronunciare ignobili calunnie che sono passate senza suscitare particolari reazioni.

Inutile dire che il discorso di Abu Mazen rende assai difficile immaginare di andare avanti nei negoziati con i palestinesi per un accordo a due stati. E’ proprio il tipo di calunnie e di istigazione all’odio contro Israele interpretato da Abu Mazen sul podio delle Nazioni Unite che impedisce anche solo un minimo di riconciliazione. Fino a quando anche i leader palestinesi più “moderati” continueranno a dipingere gli israeliani come colpevoli di genocidio, non c’è molta speranza di risolvere il conflitto. Non ci può essere alcuna speranza di pace finché i politici palestinesi più popolari come Abu Mazen continuano a considerare un crimine la creazione dello stato di Israele, e non la decisione tragicamente sbagliata da parte dei leader arabi e palestinesi nel 1948 di cercare di distruggere Israele. E non ci può essere speranza di pace finché Abu Mazen indica nel'”occupazione” la causa – e la giustificazione – del terrorismo islamista, tacendo il fatto che i fedayn, che pure ha ricordato nel suo discorso, iniziarono i loro spietati attentati contro i civili israeliani anni prima che vi fosse l’”occupazione”.

Verso la fine del suo discorso, Abu Mazen ha parlato dello sforzo di introdurre un “progetto di risoluzione sul conflitto israelo-palestinese” che preveda la creazione di uno stato di Palestina “su tutto il territorio occupato nel 1967” con Gerusalemme est come sua capitale e una “giusta” soluzione del problema dei profughi palestinesi. Evidentemente Abu Mazen cerca di imporre a Israele delle condizioni che nessun governo israeliano, passato o presente, potrebbe accettare. Il suo discorso alle Nazioni Unite ha infranto ogni speranza e fiducia che poteva esistere tra i leader politici palestinesi e israeliani. Questo dovrebbe essere il tempo per ricostruire le relazioni bilaterali, non per distruggerle

(Da: Jerusalem Post, 28.9.14)

Dror Eydar

Dror Eydar

Scrive Dror Eydar, su Israel HaYom: «Genocidio? Solo nella seconda metà del XX secolo in tutto il mondo musulmano – Algeria, Sudan, Afghanistan, Somalia, Bangladesh, Iraq, Libano, Yemen, Giordania, Ciad, Kosovo, Tajikistan, Siria, Libia – dei musulmani hanno massacrato milioni di altri musulmani e di cristiani. Nella maggior parte dei casi si è trattato di brutali, metodici stermini che rispondono perfettamente alla spaventosa definizione di genocidio. Ma chi se ne importa? Erano musulmani, non ebrei che cercavano di difendere se stessi e la propria libertà. Verso la fine del suo discorso, il presunto interlocutore moderato ha detto che ciò che ha causato il terrorismo in Medio Oriente è stata – indovinate un po’ – l’indulgenza del mondo verso Israele. Parlando poi dell’ISIS, ha detto: “Affrontare il terrorismo che affligge la nostra regione richiede innanzitutto che si ponga fine all’occupazione israeliana, che costituisce una forma aberrante di terrorismo di stato e il terreno fertile per l’istigazione, la tensione e l’odio”. Ecco cosa pensa veramente Abu Mazen. Nessun esame del fenomeno “Stato Islamico”, del quale non occorre confutare le radici islamiche. Come altri capi arabi, le sue sono condanne generiche. Per quanto lo riguarda, lo “Stato Islamico” potrebbe anche venire dallo spazio. Si affretta invece a contrapporre lo “Stato Islamico” a un’entità molto più ripugnante: lo Stato d’Israele che, secondo l’interlocutore moderato, è uno “stato terrorista” , un “fertile terreno per odio e istigazione”, e insomma è assai più pericoloso dei tagliatori di teste islamisti. Questo è il sentimento presente in tutto il discorso». (Da: Israel HaYom, 29.9.14)