Il gioco sporco di Siria e Iran

Damasco e Teheran hanno tutto l’interesse a logorare stabilità, democrazia e pace in Medio Oriente

Da un articolo di Moshe Marzuk

image_1739Tutto è collegato, in Medio Oriente. In questo momento vi sono due soggetti potenti che chiaramente sostengono la nebulosa rete di gruppi estremisti islamisti attiva nella regione. Con la presa del potere di Hamas a Gaza, siamo di fronte a un’ulteriore dimostrazione che i gruppi jihadisti musulmani insediati in quel territorio vengono finanziati da Siria e Iran. È una situazione che riflette quella di Hezbollah e Fatah al-Islam in Libano, così come quella di al-Qaeda in Iraq. Sono tutti movimenti appoggiati da Siria e Iran: vicende diverse con gli stessi elementi di fondo. Negli anni scorsi è diventato sempre più evidente che Damasco e Teheran sono fra loro legati da rapporti, basati su comunanza di interessi, così forti che è assai improbabile possano essere spezzati tanto preso.
In Libano, la Siria vede un proprio territorio irredento mentre l’Iran vuole appoggiare gli elementi sciiti contro il governo di Beirut. L’una e l’altro hanno interesse a logorare la stabilità, la democrazia, i processi di liberalizzazione, la pace e qualunque altra cosa possa apparire influenzata dall’occidente. Le dichiarazioni del presidente siriano Bashar Assad sulla sua disponibilità a lavorare per la pace appaiono ipocrite se messe a confronto con quanto riferiscono i servizi di intelligence circa le attività del suo governo. E se anche Assad parlasse in buona fede, le forze di sicurezza iraniane sono comunque troppo profondamente radicate nelle strutture militari siriane per permettere autentiche deviazioni dal comune interesse per l’instabilità regionale. Le guardie di frontiera siriane lasciano entrare in Libano agenti iraniani in cambio di bustarelle spesso molto consistenti. I due apparati militari sono collegati fra loro al di sotto del livello dei politici o dello stato maggiore. Se Assad tentasse una vera pace con Israele e una ricucitura delle relazioni con l’occidente, molto probabilmente perderebbe l’appoggio degli militari siriani sotto forte influenza iraniana.
Che peso hanno queste dinamiche sull’Iraq? Anche qui siamo di fronte a un riflesso della situazione di Gaza e Libano. Iran e Siria hanno tutti i motivi per combattere contro qualunque presenza americana nella regione, e continueranno ad appoggiare la crescente ostilità delle milizie sciite. È un gioco sporco, ma non complicato: Damasco e Teheran possono facilmente trovare nuovi attori ovunque si profilino nuovi scontri. La Siria continua a smentire qualunque connessione con le organizzazioni terroristiche, ma appoggia i combattenti che vanno avanti e indietro attraverso il confine. L’Iran, che sostiene di avere una pozione neutrale nel conflitto fra fazioni, continua a mandare le sue guardie rivoluzionare a sostenere con armi e mezzi la milizia sciita di Muqtada al-Sadr. Sono gruppi che diventano sempre più forti e nessun paese o gruppo d’opposizione potrà fermare questo processo.
Purtroppo non c’è molto spazio per l’ottimismo nelle prospettive per il futuro più prossimo del Medio Oriente. Stati Uniti, Israele e Unione Europea continuano a sostenere l’autorità del governo libanese perché non vi sono alternative. Se smettessero, il Libano diventerebbe facilmente una seconda Gaza. L’occidente dovrebbe investire risorse nel sostegno ad altri governi mediorientali “moderati”. Partner particolarmente importanti nella lotta contro le organizzazioni terroristiche sono Egitto e Giordania. Anche Arabia Saudita, Turchia, forse Cina e Russia hanno interesse a sostenere gruppi amichevoli.
Facciamo il possibile per mantenere autorità legittime in Medio Oriente, ma il movimento islamista jihadista, sostenuto dalla complicità siriana e dai finanziamenti iraniani, per nulla al mondo smetterà di perseguire i suoi obiettivi.
Quando ci si concentra su un particolare paese, è importante ricordare che in Medio Oriente le dinamiche sono sempre più interconnesse fra loro, e tenere ben presenti le forze che sostengono attivamente il programma di destabilizzarlo.

(Da: Jerusalem Post, 21.06.07)

Nella foto in alto: 31 maggio scorso, il presidente siriano Bashar al-Assad (a dx) riceve a Damasco il ministro degli esteri iraniano Manouchehr Mottaki