Il giorno dell’indipendenza energetica d’Israele

Inizia ad affluire il gas naturale dal giacimento off-shore di Tamar.

image_3700Dopo quattro anni di esplorazioni e perforazioni, e investimenti per 3 miliardi e mezzo di dollari, Israele ha annunciato sabato che il giacimento di gas off-shore di Tamar è finalmente collegato al paese, un passaggio che secondo fonti del governo permetterà di diminuire significativamente la dipendenza di Israele dalle importazioni di gas dall’estero. Si stima che Tamar contenga riserve fino a 238 miliardi di metri cubi di gas naturale. Scoperto nel 2009, il giacimento, che si trova circa 130 km a ovest di Haifa, è di proprietà congiunta della compagnia americana Noble Energy e di tre aziende israeliane: Delek, Isramco e Dor Alon.
In una dichiarazione diffusa sabato sera, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato di “un giorno estremamente importante per l’economia d’Israele”.
Il presidente Shimon Peres ha voluto telefonare personalmente a Yitzhak Tshuva, proprietario del Gruppo Delek, per congratularsi e ringraziarlo.
Il ministro per l’energia e le risorse idriche, Silvan Shalom, ha confermato che “il gas naturale affluisce in questo momento dal giacimento di Tamar a un nuovo impianto di produzione marittimo di fronte ad Ashdod, da dove entro 24 ore raggiungerà una stazione di assorbimento in Ashdod”. E ha aggiunto: “Questo è il giorno dell’indipendenza energetica d’Israele. Un vero evento storico: Israele ha conseguito la libertà energetica”.
Yitzhak Tshuva ha dichiarato all’agenzia France-Presse: “Questo per noi è un giorno di grande orgoglio. La nostra visione è diventata realtà: un risultato straordinario per il mercato energetico israeliano e l’inizio di una nuova era”.
Yuval Steinitz, il ministro per intelligence, relazioni internazionali e affari strategici che a suo tempo, come ministro delle finanze nel precedente governo Netanyahu, aveva promosso la legislazione che ha aperto la strada in Israele alle perforazioni off-shore, ha affermato: “Estrarre gas naturale da Tamar non solo metterà a disposizione di Israele energia pulita e a basso costo, ma procurerà anche considerevoli entrate”. Le royalties che i tre partner di Tamar verseranno allo stato e le potenziali esportazioni di gas naturale israeliano si valuta che possano portare nelle casse dello stato 450 miliardi di shekel (circa 123 miliardi di dollari) nell’arco dei prossimi 25 anni.
Israele produce approssimativamente il 40% della sua elettricità da gas naturale e fino al 2012 era l’Egitto che garantiva l’approvvigionamento del grosso di tale fabbisogno. La fornitura, tuttavia, è stata continuamente interrotta, dopo la rivoluzione egiziana, perché il gasdotto che collega i due paesi è stato ripetutamente attaccato e fatto saltare da terroristi nel Sinai. Dall’aprile 2012, inoltre, il Cairo ha annullato l’accordo con Israele per la fornitura di gas sostenendo che i termini del contratto “minavano gli interessi dell’Egitto”.
Nonostante il fatto che Tamar sia ora collegato, i prezzi dell’elettricità sul mercato interno israeliano non caleranno subito. La Israel Electric Corp. ha annunciato che l’aumento dei prezzi del 6,5% previsto per la metà di aprile 2013 resta confermato. (Nei giorni scorsi la Israel Electric Corporation ha spiegato che un aumento delle tariffe dell’energia elettrica per i consumatori israeliani sarà comunque necessario per coprire i costi dell’elettricità non pagata dai palestinesi, dopo che il governo Netanyahu ha deciso di sbloccare i fondi fiscali riscossi per conto dell’Autorità palestinese e che in un primo tempo Israele aveva pensato di trattenere per pagare il debito dei palestinesi nei confronti della Israel Electric Corporation, che ammonta attualmente a 730 milioni di shekel.) L’approvvigionamento di gas da Tamar influenzerà presumibilmente la bolletta elettrica dei consumatori israeliani solo a partire dal 2015.
Secondo gli esperti, Tamar ha la capacità di soddisfare le esigenze israeliane di energia per decenni e si prevede che determinerà un risparmio sul mercato di circa 13 miliardi di shekel (3,6 miliardi di dollari) all’anno, che porterà alla creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro, e che promuoverà la posizione di Israele sul mercato mondiale dell’energia.
Il secondo grande giacimento off-shore israeliano, Leviathan, che deve ancora essere collegato, è due volte quello di Tamar. Si valuta che contenga 450 miliardi di metri cubi di gas naturale. Una volta collegato, Leviathan ha il potenziale di fare di Israele uno dei principali attori nel mercato energetico mondiale. Secondo la stima del ministero per l’energia e le risorse idriche stima, una volta che Tamar e Leviathan saranno entrambi operativi Israele sarà in grado di esportare circa il 53% del suo gas naturale.
(Da: Israel HaYom, 31.3.13)

Scrive Hezi Sternlicht (su Israel HaYom): “Ci sono buoni motivi per festeggiare. Innanzitutto, il gas naturale che arriva in Israele porta buone notizie sul piano ambientale. Verrà eliminata una grossa parte dell’inquinamento dell’aria. Anziché bruciare carbone e petrolio, la Israel Electric Corporation potrà ora concentrarsi sulla combustione di gas naturale, che è molto più pulito. Secondo i dati dei partner che hanno scoperto il giacimento, le emissioni di anidride carbonica saranno ridotte di circa 195 milioni di tonnellate.
L’afflusso appena avviato di gas naturale ci offre dunque l’occasione per dire un grazie speciale ad alcuni soggetti. I primi due sono Yitzhak Tshuva (della Delek) e la Noble Energy (il cui presidente e amministratore delegato è Charles Davidson). Senza lo spirito imprenditoriale di Tshuva e le comprovate capacità di Noble Energy nello sviluppare in tutto il mondo fonti di energia in acque profonde, non sarebbe successo nulla di tutto questo.
Subito dopo vanno ringraziati il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro delle finanze Yuval Steinitz, che decisero di istituire la Commissione Sheshinski. Nessuno degli scopritori del gas naturale voleva che venisse istituita la Commissione, ma alla fine la Commissione ha svolto un lavoro esauriente e concreto, in particolare garantendo una ripartizione equa e proporzionata dei vantaggi derivanti dal gas naturale fra i promotori del progetto e le future generazioni di israeliani.
Poi bisogna ringraziare lo stesso professor Eytan Sheshinski. Provenendo dal mondo accademico, Sheshinski ha affrontato difficili pressioni da parte di finanzieri e rappresentanti di interessi, ma ha portato a termine il suo lavoro lasciandoci delle conclusioni equilibrate e una adeguata struttura normativa fiscale per il settore energetico.
Ma ci sono altri da ringraziare. Negli ultimi quattro anni, centinaia di persone hanno lavorato sulle navi della Noble Energy, giorno e notte e in tutte le condizioni atmosferiche, per edificare le infrastrutture del progetto. È stato un enorme sforzo che è stato finanziato con successo e completato in tempi relativamente rapidi.
C’era anche molto di cui lamentarsi. Ci sono stati inutili ritardi nello sviluppo del giacimento Tamar, e non per colpa dei promotori del progetto quanto piuttosto del sistema di pianificazione nazionale in Israele, che può essere interrotto capricciosamente per quasi qualsiasi motivo.
Ma oggi è un giorno di festa, un momento da assaporare. Tra la visita del presidente degli Stati Uniti Barack Obama e l’inizio dell’afflusso di gas naturale dal giacimento Tamar, Pessah (la pasqua ebraica) 2013 è il momento giusto per fermarsi un attimo e festeggiare la vera libertà economica d’Israele.
(Da: Israel HaYom, 31.3.13)