Il memoriale smemorato che celebra più i carnefici delle vittime

Come al solito, i morti palestinesi di cui non si può incolpare Israele non hanno diritto a commozione e indignazione

Di Marco Paganoni

Ambivere (BG)

Ambivere (BG)

Certamente animati dalle migliori intenzioni (il che talvolta comporta l’aggravante della stoltezza), nella parrocchia dell’ameno paesino di Ambivere, in provincia di Bergamo, si sono inventati un toccante memoriale dedicato ai morti della guerra di Gaza. Hanno lastricato il sagrato della chiesa di fogli cellophanati che riportano i nomi (in parecchi casi solo luogo e data) delle oltre duemila persone rimaste uccise nei cinquanta giorni di combattimenti fra Israele e Hamas della scorsa estate.

All’ignaro passante che volesse meglio capire i fatti e il contesto del dramma commemorato, il memoriale offre come unica e indiscutibile fonte d’informazione un articolo di Michele Giorgio tratto da il manifesto, il che già dice molto sul livello di attendibilità, obiettività e – direi – di onestà intellettuale dell’intera iniziativa.

A chi invece volesse capire qualcosa di più, suggeriamo di iniziare considerando questa foto. E’ stata scattata a Gaza lo scorso 22 agosto quando undici persone, tra cui due donne, sommariamente condannate a morte con l’accusa d’aver collaborato con Israele, sono state trascinate, imbavagliate e con le mani legate dietro la schiena, nel trafficato incrocio di fronte all’Università Al-Azhar.

Gaza, 22 agosto 2014

Gaza, 22 agosto 2014

Come scrisse Smadar Perry su YnetNews, i carnefici attesero che il luogo si riempisse di folla, compresi numerosi bambini, e poi fucilarono i condannati con un colpo alla testa, uno per uno. Lo stesso pomeriggio, un plotone d’esecuzione di Hamas si radunava alla Grande Moschea con una macabra sorpresa per i fedeli: i boia avevano con sé altre sette vittime, tutte a volto coperto. Una breve raffica, e l’ambulanza poteva portar via il lugubre carico. Il giorno dopo, terza puntata: altri quattro uomini venivano trascinati nella piazza principale del campo palestinese di Jabaliya e passati per le armi davanti a centinaia di spettatori e passanti, bambini compresi. Erano tutti palestinesi accusati d’aver collaborato con Israele, e non occorre molta fantasia per indovinare cosa devono aver subito durante gli interrogatori nelle segrete di Hamas, prima di “confessare le loro colpe”. Per quanto ne sappiamo, può darsi che fossero solo dei poveri innocenti, vittime di un linciaggio perpetrato senza alcuna regola né garanzia né diritto. O forse erano davvero dei palestinesi dissidenti che, avendo orrore del regime di Hamas che domina Gaza costringendola in un vortice di guerre e sofferenze senza senso e senza speranza, hanno cercato di opporsi come potevano, alleandosi con l’esercito di una democrazia straniera. Hamas li chiama “collaborazionisti”. In Italia, settant’anni fa, si chiamavano “partigiani” (quindici di loro vennero fucilati in Piazzale Loreto, a Milano, con modalità identiche a quelle di Hamas).

Milano, Piazzale Loreto

Milano, Piazzale Loreto, 10 agosto 1944

Di una cosa si può star certi: i loro nomi non compaiono nel memoriale di Ambivere. Molto probabilmente, invece, vi compaiono i nomi di alcuni dei loro carnefici incappucciati, giacché sappiamo che almeno metà di quei duemila nomi appartengono a terroristi affiliati ai vari gruppi islamisti attivi nella striscia di Gaza: quelli che piazzano i razzi nelle scuole dell’Onu, che scavano tunnel per colpire dentro i kibbutz, che mandano i ragazzini a farsi esplodere fra i civili israeliani. Insomma, come se un memoriale ricordasse i fratelli Kouachi dimenticando i morti di Charlie Hebdo, o celebrasse i fucilatori di Piazzale Loreto ignorando i fucilati.

Avremmo voluto sostare qualche minuto in raccoglimento davanti a quei fogli stesi come lapidi a ricordo dei lutti e delle sofferenze che sempre la guerra impone a troppi innocenti, soprattutto ai bambini. Ma un fastidio ci ingombrava la mente: l’idea che in quel sagrato si onorano insieme vittime e carnefici, chi la guerra la subisce e chi la scatena. Come se si commemorassero i bambini della scuola di Gorla morti nel ’44 insieme alle Brigate Nere di Pavolini. E che non vengano nemmeno ricordati quei poveri palestinesi trucidati sulla pubblica piazza per essersi opposti in qualche modo alla follia del regime di Hamas. Così come non sono menzionate né ricordate le centinaia di palestinesi che in quegli stessi mesi dello scorso anno morivano letteralmente di fame e malattie nel campo di Yarmouk, alla periferia di Damasco, stretto da più di un anno in un assedio vero e implacabile che – a differenza del presunto assedio di Gaza – non lasciava passare né cibo, né acqua, né medicine.

Ma sappiamo come funziona. Dei fucilati a Gaza e dei bambini morti di inedia a Yarmouk non si può incolpare Israele, dunque scompaiono dal radar: niente manifestazioni, niente appelli on-line, niente flottiglie di aiuti, niente memoriale sul sagrato delle chiese.

(Da: informazionecorretta.com, 18.1.15)