Il mondo impotente di fronte alla jihad

Dopo gli attentati dell’11 settembre sembrava che il mondo si fosse svegliato, che iniziasse a capire. Era un’illusione

Di Ben-Dror Yemini

Ben-Dror Yemini, autore di questo articolo

Ben-Dror Yemini, autore di questo articolo

Non è più una guerra con un’organizzazione estremista. E’ un’altra cosa. Qualcosa che la mente umana trova difficile affrontare. Esistono le guerre. Avvengono brutalità fra rivali e nemici. Ci sono eccezioni, in ogni guerra. Ma quando si tratta di jihad, l’orrore è la norma.

Macellare una persona davanti alle telecamere sembrava essere il punto più basso. Niente di più sbagliato. Il pilota giordano arso vivo mette in chiaro che stiamo assistendo a qualcosa di molto più tetro. Il male puro tradotto in pornografia dell’orrore.

Diciamolo chiaro. Lo Stato Islamico non è semplicemente l’organizzazione che opera in Siria e in Iraq. L’anno scorso si sono visti in Pakistan e in Nigeria scolari massacrati e interi villaggi bruciati insieme ai loro abitanti. Non c’è vera differenza tra Boko Haram, i talebani e l’ISIS. Solo che l’ISIS lo fa davanti alle telecamere.

Bisogna prestare attenzione ai numeri. Nel 2013 la jihad uccise 17.958 persone. Nel 2014 il bilancio delle vittime è salito a 32.007. Non stiamo parlando di battaglie e guerre: stiamo parlando dei massacri jihadisti. Decine di migliaia sono una statistica. Un uomo scannato, e poi altri macellati allo stesso modo, e poi un altro arso vivo: è questo ciò che mette in luce la piena portata dell’orrore.

"Quando si tratta di jihad, l'orrore è la norma"

“Quando si tratta di jihad, l’orrore è la norma”

Il mondo libero è impotente, così come lo è il mondo musulmano. Impotente di fronte alle migliaia o decine di migliaia di persone che si sono unite ai circoli dell’islam sanguinario. Ed è impotente di fronte al sostegno che gli assassini ricevono all’interno di quasi tutte le comunità musulmane nel mondo. Anche ipotizzando tassi di consenso bassi – una media del 7% nei paesi arabi, secondo un istituto di ricerca di Doha, e una percentuale simile nelle comunità musulmane in Occidente – stiamo comunque verosimilmente parlando di decine di milioni di persone nel mondo musulmano e di centinaia di migliaia in Europa. Terrificante.

Il re saudita Abdullah, deceduto due settimane fa, aveva messo in guardia alcuni mesi prima di morire che siamo di fronte a un pericolo per la pace mondiale. Sapeva di cosa stava parlando. Che diamine, è l’Arabia Saudita che ha finanziato questa estremizzazione per almeno due decenni, fino a quando non le è scoppiata in faccia.

Ma il mondo libero fa fatica a capire. Vi sono capi di Hamas che parlano esplicitamente della necessità di annientare gli ebrei, e non solo gli ebrei ma anche i cristiani. E la risposta è un’ennesima manifestazione pro-Hamas, incoraggiata dalle “forze del progresso”. E non ci si accontenta della comprensione verso Hamas. Si va avanti fino alla condiscendenza, alla giustificazione e persino alla simpatia verso l’ISIS, in ambienti analoghi nel mondo e in Israele.

Dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre negli Stati Uniti, sembrava che il mondo non sarebbe stato più lo stesso. Che si fosse svegliato. Che iniziasse a capire. Era pura illusione. La jihad è diventata molto più forte e più micidiale. Il mondo che la combatte è diventato più impotente. Bisogna solo sperare che ad un certo punto rinsavisca. E sperare che quando accadrà, non sia troppo tardi.

(Da: YnetNews, 4.2.15)