Il mondo libero deve svegliarsi

La guerra tra le due metà del mondo è già in corso, ma come sempre l'occidente dorme sonni tranquilli.

Di Eitan Haber

image_3718Gli ebrei che stanno in Terra d’Israele in questi giorni scuotono il capo, forse si grattano la testa, e dicono a se stessi, e forse a famigliari e amici: tre persone sono state uccise a Boston e gli americani hanno perso la testa. Hanno trasformato una città universitaria, coi suoi milioni di abitanti, in una grande prigione, hanno trasformato la routine quotidiana in un caos completo. Tutto per tre vittime. E noi, che abbiamo visto attentati da decine di vittime, qualche volta un giorno dopo l’altro, e decine e centinaia feriti e mutilati, cosa dovremmo dire? Ancora una volta scuotiamo il capo e concludiamo: evidentemente gli americani hanno perso la testa, anche se alla fine il loro inseguimento ha avuto successo. I due terroristi sono stati presi, uno morto, l’altro quasi. Bene, cosa c’entra con noi tutto questo? Boston è a migliaia di chilometri di distanza e il terrorismo laggiù è un “affare interno”. Cosa c’entriamo noi?
Beh, invece si può dire che il terrorismo e la caccia all’uomo di Boston riguardano anche noi che siamo nello stato d’Israele. Che lezione possiamo trarne, se vogliamo trarne una? Che con gli americani non esistono escamotage. Quando vogliono ottenere qualcosa, quando vogliono fatti concreti, non si fanno alcun problema a reclutare per quello scopo migliaia, o decine di migliaia di persone, anche a costo di bloccare la vita di un’intera città di milioni di abitanti e di scatenare il finimondo. Neanche il padreterno potrebbe sbarrargli la strada quando si tratta di una questione che ritengono per loro della massima importanza.
Un esempio dal passato. Nel 1989 gli americani decisero di mettere le mani sul governatore di Panama Manuel Noriega che consideravano uno dei più grossi trafficanti di droga. Pare che tremila cittadini di Panama abbiano perso la vita lunga la strada degli americani per catturare il governante drogato.
Ed ecco un piccolo esempio più recente, dal quale pure possiamo imparare qualcosa. A suo tempo gli americani hanno dichiarato che non riconoscono Ariel (cittadina israeliana al di là della ex linea armistiziale pre-’67) e certamente che non riconoscono la sua università. Quindi hanno annunciato che gli studenti di Ariel non sarebbero stati invitati ad ascoltare il discorso di Barack Obama a Gerusalemme. Il che ha scatenato un putiferio: come si permettono di decidere per noi, gliela faremo vedere! Ebbene, forse qualcuno ha visto un solo studente di Ariel assistere al discorso di Obama? … A quanto pare, quando l’America dice “no” vuol dire “no”, e non c’è niente che possiamo fare al riguardo.
Il mondo intero, e certamente la grande America, dovrebbero prendere estremamente sul serio la prossima guerra mondiale: la metà del mondo in mano a islamisti, estremisti e fanatici contro l’altra metà del mondo, libera e occidentale, che cerca solo di vivere una vita confortevole. È una guerra fra centinaia di milioni di musulmani alla conquista di paesi, specie in Europa, e che cercano di imporre il loro modo di vivere e le loro allucinate convinzioni a milioni di altre persone. Si tratta di musulmani animati dallo spirito di al-Qaeda anche se non necessariamente dalla sua impostazione organizzativa, che incombono come una spada di Damocle contro centinaia di milioni di persone, Israele compreso, che viceversa desiderano e perseguono pace e tranquillità.
La guerra tra le due metà del mondo è già in corso, ma come sempre la metà occidentale dorme sonni tranquilli e tarda a svegliarsi. Si odono spari giù in strada, vi sono cittadini che vengono uccisi, ma si pensa che si tratti di una guerra fra bande o della scena di un film di Hollywood.
Da parte nostra sarebbe evidentemente troppo pretenzioso suggerire che il mondo libero istituisca una sorta di comando Nato congiunto per la guerra al terrorismo, che crei una rete di intelligence capace infiltrarsi a forza nell’altra metà del mondo per contrastare, prevenire, sabotare.
Per quanto ci riguarda, non solo come israeliani ma come cittadini del mondo occidentale, è una guerra per la vita o per la morte. E per quanto ci riguarda, il penoso fatto di Boston è solo una tappa.
Gli americani ci hanno mostrato ancora una volta che, quando si tratta di una questione che considerano fondamentale, fanno come credono. E vanno fino in fondo. La domanda è: quando si sveglieranno, torneranno in sé e decideranno di usare la loro forza e il loro cervello per cercare di spegnere le fiamme del terrorismo in altre parti del mondo ostili e rovinose?

(Da: YnetNews, 22.4.13)

Nella foto in alto: Eitan Haber, autore di questo articolo