Da un editoriale del Jerusalem Post

Sul piano morale, in quanto paese edificato da sopravvissuti a un Olocausto e normalmente minacciato di annientamento dai suoi vicini, Israele è l’ultimo paese al mondo cui si dovrebbe chiedere di denuclearizzarsi.
E quand’anche una tale richiesta fosse giustificabile, comunque non ha senso attendersi che ad essa Israele obbedisca. Si può star certi che l’opinione pubblica israeliana non crederà a nessuna promessa e non si farà impressionare da nessuna minaccia volta a fare dei suoi sistemi difensivi, così faticosamente conquisati, ciò che Dalila fece dei capelli di Sansone. […]
Dunque, perseguire la pace in Medio Oriente cercando si spogliare Israele di tutte le sue prerogative strategiche (dalla profondità territoriale alla superiorità militare) serve solo a convincere la popolazione israeliana che lo sforzo di denuclearizzare Israele risponde alla volontà non certo di tutelare, bensì di nuocere allo stato ebraico.
Chiarito tutto questo, resta certamente vero che, sul lungo periodo, Israele sarebbe ben lieto di vedere un Medio Oriente interamente denuclearizzato. Ma questa eventualità dipende da grandi cambiamenti nel mondo arabo: in direzione di un’autentica pace con Israele, di un autentico processo di democratizzazione e di laicizzazione, tutte cose molto lontane da venire.
Nella realtà, basti ricordare che c’è almeno un grande protagonista mediorientale – l’Iran – che non solo predica ufficialmente la distruzione di Israele, ma la promuove anche concretamente coltivando programmi nucleari in violazione degli impegni formali che lo stesso Iran si è assunto davanti all’agenzia internazionale per l’energia atomica di Mohamed ElBaradei. Se ElBaradei vuole davvero vedere un giorno un Israele denuclearizzato, la cosa migliore che può fare è occuparsi dei suoi problemi con Teheran.

(Da: Jerusalem Post, 5.07.04)

Nella foto in alto: Il reattore di Sorek

6 Luglio 2004 Attualità