Il ruolo di Siria, Hezbollah (ed Europa)

Dopo l’ennesimo attentato a Beirut di matrice Hezbollah.

Alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_3569Diversi editoriali israeliani riflettono a partire dall’auto-bomba che a Beirut, venerdì scorso, ha ucciso, insieme ad altre sette persone, Wissam al-Hassan, 47 anni, alto ufficiale dei servizi di sicurezza libanesi, l’uomo che aveva svolto un ruolo di primo piano nelle indagini sull’omicidio nel 2005 dell’ex primo ministro Rafik Hariri (con incriminazione in contumacia di quattro comandanti di Hezbollah filo-siriani), e per l’arresto nell’agosto scorso di un ex ministro libanese, forte sostenitore dell’attuale regime siriano, implicato nella pianificazione di un attentato esplosivo.

Scrive Yoram Schweitzer, su Ma’ariv: «Hezbollah continua a fare il lavoro sporco per conto dei siriani in Libano, e non solo quando contribuisce al bagno di sangue del regime di Assad contro gli abitanti della Siria. Hezbollah ha mandato a dire ai suoi avversari che chiunque pensasse che il peggioramento della situazione del regime siriano avrebbe danneggiato lo status politico e militare unico di cui godono i miliziani sciiti in Libano, ebbene costui si è amaramente sbagliato».
(Da: Ma’ariv, 21.10.12)

Boaz Bismout, su Yisrael Hayom, ricorda che il ministro del turismo libanese stava considerando di citare in giudizio i produttori della popolare serie televisiva “Homeland” per aver descritto Beirut come un focolaio di terrorismo, e suggerisce che il ministro inoltri piuttosto la sua denuncia a Hezbollah e al regime siriano di Assad. Secondo l’editorialista, Hezbollah, con la sua recente e aperta ammissione d’aver inviato combattenti in Siria e con le sue autobombe, «minaccia l’establishment politico libanese intimandogli di non provare a distanziarsi troppo da Assad».
(Da: Yisrael Hayom, 21.10.12)

Scrive l’editoriale del Jerusalem Post che l’Unione Europea «mentre da una parte ha rafforzato le sanzioni contro Iran e Siria, dall’altra continua ad esercitare un’ostinata indulgenza verso Hezbollah, che è al servizio dei padroni di Tehran e Damasco. Ne emerge una situazione che vede l’Europa fare apparentemente la cosa giusta rispetto ai due principali regimi delinquenti mediorientali – Iran e Siria – mentre allo stesso tempo chiude un occhio davanti alle azioni del loro esecutore, Hezbollah. Un atteggiamento che come minimo contraddice e compromette le buone intenzioni. Mentre l’Europa ufficiale si adopera per ostacolare i commerci con l’Iran e isolare una serie di alti personaggi siriani, essa permette a Hezbollah di raccogliere fondi spudoratamente all’interno della stessa Unione Europea. Hezbollah vanta numerosi aderenti nelle comunità musulmane in rapida crescita in Europa, specie in Germania. Emissari di Hezbollah fanno visita ai loro referenti europei (spesso anche a cellule terroristiche “in sonno”) e sollecitano apertamente dei contributi. La versione di facciata, in linea con la percezione ufficiale che la UE ha di Hezbollah, è che il denaro è destinato a progetti educativi e assistenziali in Libano. Ma i servizi di sicurezza di tutto il mondo concordano che quei soldi raccolti in Europa contribuiscono a finanziare operazioni terroristiche. Le prove tangibili della cruciale complicità di Hezbollah negli assassinii di massa di civili siriani non sembrano intaccare la riluttanza dell’UE ad includere il gruppo nella lista delle organizzazioni terroristiche, cosa che Israele ha chiesto ripetutamente». Conclude l’editoriale: «Il paradosso è che l’Europa permette a Hezbollah di aggirare le sue stesse sanzioni contro Iran e Siria: una contraddizione che certamente non danneggia solo Israele. L’Europa permette a un potenziale terrorismo “in sonno” di prosperare dentro casa sua. E lo sa bene, a dispetto di tutte le smentite».
(Da: Jerusalem Post, 21.10.12)