Il solito copia-e-incolla delle accuse a Israele

E così si condanna, senza riflettere, il piano di recupero di un quartiere degradato

di Karni Eldad

image_2769Silwan è un quartiere violento e degradato. Chiunque vi capiti per errore (giacché difficilmente una persona assennata vi andrebbe di proposito) se ne accorge immediatamente, anche solo dagli sguardi a dir poco ostili di bande di residenti che evidentemente non hanno assimilato i loro famosi valori di ospitalità né il messaggio del nostro Patriarca Abramo. E si potrebbe lasciar correre, se fosse solo questo. Ma c’è dell’altro.
Infatti, se si considerano con attenzione le ottantotto case del quartiere intorno alle quali è scoppiata la polemica del Giardino del Re, non si trova una sola di esse che sia stata costruita con regolare licenza edilizia. Neanche una licenza retroattiva.
A un certo punto è arrivato il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat. Di tutti i sindaci che hanno declamato slogan esagerati, proprio l’imprenditore high-tech che pareva privo di un vero programma è stato quello che, senza cerimonie né fanfare, ha raccattato questa mina per e ha deciso di disinnescarla. In base al suo piano (che prevede la creazione di un nuovo parco nazionale archeologico attrezzato), sessantasei case del quartiere attraverseranno un iter che culminerà nel rilascio di una licenza edilizia a titolo di condono. Potranno così avvantaggiarsi dello sviluppo commerciale dell’intera area, della costruzione di nuove infrastrutture e di edifici pubblici, del miglioramento di strade e sistema fognario: tutte cose che non avevano mai ricevuto sotto le precedenti amministrazioni. Inoltre l’impresa turistica che verrà lanciata nell’area migliorerà lo standard di vita generale. Così tre quarti degli abitanti del quartiere riceveranno una ricompensa a cui non avevano titolo. Se si dovesse semplicemente applicare la legge, la sorte di tutte queste case dovrebbe essere la stessa degli edifici costruiti, per esempio, negli avamposti illegali in Cisgiordania: le demolizione.
Un quarto delle case del quartiere, in numero di ventidue, saranno effettivamente demolite. Ma gli abitanti riceveranno l’autorizzazione a costruire nuove abitazioni su altri lotti di terreno a poca distanza. Di nuovo, una ricompensa a cui non avevano titolo. Certo, dovranno pagare per le nuove costruzioni. Ma bisogna tenere presente due fatti. Primo, il valore delle nuove case sarà significativamente più alto di quello di case illegali su cui pende un ordine di demolizione. Secondo, questa gente ha violato la legge: per legge queste case dovrebbero essere demolite, punto e basta.
Molti abitanti del quartiere hanno accolto con soddisfazione il piano, anche se non lo dicono pubblicamente, perché comporta per loro parecchi vantaggi, soprattutto economici. Ma subiscono pesanti pressioni da parte del Movimento Islamico, il cui interesse è quello di sabotare qualunque progresso positivo in tutta la parte est di Gerusalemme, giacché è suo interesse dimostrare mancanza di autorità di Israele e l’irrimediabile “divisione” della città. Così, ad esempio, quando la municipalità aveva cercato tempo fa di sviluppare un parcheggio nel quartiere in coordinamento con gli abitanti, i lavori si sono bloccati dopo che il Movimento Islamico ha affittato e recintato il terreno.
E così, quando finalmente è arrivato un sindaco coraggioso, uno che agisce a vantaggio di tutti e che non cerca di occultare le cose come i suoi predecessori, che demolivano pochi edifici ai margini del quartiere ma chiudevano gli occhi su decine di migliaia di case costruite senza licenza, ecco che improvvisamente tutti i critici di Israele sono saltati in piedi a si sono messi a strillare. Perché? Perché qualche “portavoce” palestinese che bazzica per le strade di Silwan ha detto che il piano è cattivo. E così, anziché indagare e riflettere e capire che si tratta di un progetto positivo e coraggioso, un vero piano di recupero e rilancio di un quartiere degradato che apporterebbe vantaggi anche agli abitati arabi, è molto più semplice fare il copia-e-incolla delle accuse: sempre e solo il copia-e-incolla.

(Da: Ha’aretz, 10.3.10)

Nelle immagini in alto: Silwan oggi, e il progetto di recupero del sindaco Nir Barkat