Il Vaticano boicotta la commemorazione della Shoà

In questione un testo di Yad Vashem su Pio XII (e laccesso agli archivi vaticani)

image_1649Il Nunzio Apostolico della Santa Sede in Israele monsignor Antonio Franco si rifiuta di partecipare alla cerimonia annuale del Giorno della Memoria a Yad Vashem, il museo della Shoà a Gerusalemme. Monsignor Franco boicotta la cerimonia per via di una foto in mostra nel museo, che ritrae l’allora papa Pio XII. La didascalia della foto riferisce del comportamento ambiguo di Pio XII di fronte allo sterminio di ebrei durante la seconda guerra mondiale.
La foto fece la sua prima apparizione al museo Yad Vashem dopo i lavori di rinmnovo del 2005. Agli inizi del 2006 l’ambasciatore del Vaticano di allora Pietro Sambi rivolse al museo la richiesta di modificare la didascalia. Yad Vashem rispose che sarebbe stato pronto a riesaminare la condotta di Pio XII durante la Shoà se il Vaticano avesse aperto i suoi archivi relativi alla seconda guerra mondiale all’accesso dei ricercatori del museo israeliano. Il Vaticano non aprì gli archivi e la didascalia è rimasta quella che era.
Alla cerimonia della Giornata della Memoria della Shoà (che quest’anno cade il 15-16 aprile) prendono parte ogni anno tutti gli ambasciatori accreditati in Israele, o loro rappresentanti. “Se l’ambasciatore del Vaticano non verrà alla cerimpnia – hanno dichiarato fonti del ministero degli esteri israeliano – la sua assenza non potrà non saltare all’occhio”.
Funzionari israeliani coinvolti nella questione hanno dichiarato a YnetNews: “Si tratta di una faccenda molto delicata, che necessita di un esame approfondito. Per noi è molto importante che tutte le rappresentanze diplomatiche partecipino alla commemorazione. E Israele aspira ad avere buoni rapporti con il Vaticano. D’altra parte non si può cambiare la storia, e se certi personaggi non hanno saputo aiutare gli ebrei durante la Shoà, questo resta un dato di fatto. Vi sono nazioni che si assumono le loro resposnabilità per ciò che hanno fatto o non hanno fatto negli anni della Shoà, e ve ne sono altre che non se le assumono. Il Vaticano certamente non ha avuto nessuna parte attiva nello sterminio degli ebrei, ma restano degli interrogativi sul comportamento del papa. All’indomani della Shoà si sono registrati miglioramenti sostanziali nei rapporti fra Israele e Vaticano, ma certe circatrici del passato non possono essere ignorate. Non si può buttare la storia nel cestino”.
Altri funzionari sottolineano che l’incidente non dovrebbe comportare una crepa irreversibile nei rapporti fra Israele e Vaticano. “La presentazione dei fatti a Yad Vashem – spiegano – ha carattere storico ed è attendibile, ma vi sarà sempre qualcuno che vuole contestarla”.
“Sarebbe inconcepibile usare pressioni diplomatiche per sollecitare approfondimenti storici – dicono dallo staff di Yad Vashem – Il museo documenta anche numerose vicende di membri della Chiesa che hanno salvato ebrei durante la Shoà”.
Nella sua risposta ufficiale, Yad Vashem afferma: “Siamo sconcertati e delusi per il fatto che la rappresentanza del Vaticano in Israele abbia deciso di non prestare tributo alla memoria della Shoà e di non partecipare alla commemorazione ufficiale con cui lo stato di Israele e il popolo ebraico si uniscono nella memoria delle vittime. Ciò contraddice la dichiarazione del papa [Giovanni Paolo II], durante la sua storica visita a Yad Vashem, circa l’importanza del ricordare la Shoà e tutte le sue vittime. Yad Vashem è votato alla ricerca storica e il museo della Shoà presenta i fatti storici su papa Pio XII per come sono noti oggi agli studiosi. Yad Vashem ha detto ai delegati del Vaticano in Israele che è pronto ad approfondire l’esame della questione, notando che sarebbe ben lieto di studiare gli archivi vaticani dell’eopoca di Pio XII, se gliene fosse garantito l’accesso, allo scopo di apprendere eventuali informazioni nuove o diverse rispetto a quelle conosciute sino ad oggi”.

(Da: YnetNews, 12.04.07)

Testo della didascalia sotto la foto di Pio XII a Yad Vashem
“La reazione di Pio XII all’uccisione degli ebrei durante la Shoà è una questione controversa. Nel 1933, quando era Segretario di Stato vaticano, si attivò per ottenere un Concordato con il regime tedesco per preservare i diritti della Chiesa in Germania, anche se ciò significò riconoscere il regime razzista nazista. Quando fu eletto Papa nel 1939, accantonò una lettera contro il razzismo e l’antisemitismo preparata dal suo predecessore. Anche quando notizie sull’uccisione degli ebrei raggiunsero il Vaticano, il Papa non protestò né verbalmente né per iscritto. Nel dicembre 1942, si astenne dal firmare la dichiarazione degli Alleati che condannava lo sterminio degli ebrei. Quando ebrei furono deportati da Roma ad Auschwitz, il Papa non intervenne. Il Papa mantenne una posizione neutrale per tutta la guerra, con l’eccezione degli appelli ai governanti di Ungheria e Slovacchia verso la fine. Il suo silenzio e la mancanza di linee guida costrinsero il clero d’Europa a decidere per proprio conto come reagire”.

Nell’immagine in alto: La homepage del sito di Yad Vashem sulla Giornata della Shoà 2007

http://www.yadvashem.org