In Medio Oriente vanno a pezzi le strutture artificiali imposte dagli imperi

Nel suo ultimo discorso al Congresso Usa, Peres parla delle “formidabili sfide che abbiamo di fronte” e definisce la pace "la più possibile delle cose impossibili"

Nel suo ultimo discorso al Congresso americano come presidente d’Israele, Shimon Peres ha ringraziato giovedì gli Stati Uniti per la loro amicizia e il loro sostegno e ha esortato gli americani a continuare a operare con Israele per raggiungere la pace, sradicare il terrorismo ed eliminare la povertà. “L’America e Israele devono continuare a lavorare insieme per far progredire la pace: le guerre si possono combattere da soli, ma la pace richiede uno sforzo collettivo” ha detto Peres, prima di ricevere la Medaglia d’oro del Congresso, la massima onorificenza dell’assemblea legislativa americana. Peres entra così a far parte del gruppo di tre sole personalità che hanno ricevuto sia la Medaglia d’oro del Congresso che la Medaglia Presidenziale della Libertà e il Premio Nobel per la Pace: Aun San Suu Kyi, Madre Teresa e Nelson Mandela.

Nel suo discorso, Peres si è confermato l’eccezionale ottimista sulle questioni più pressanti per il Medio Oriente: ha definito la pace tra Israele e i palestinesi “la più possibile delle cose impossibili”, sottolineando come, attraverso sette guerre, Israele abbia sfidato “più e più volte” il calcolo delle probabilità. “Ho vissuto abbastanza a lungo – ha detto il 90enne presidente – per vedere cose impossibili diventare possibili”. Ricordando i trattati di pace raggiunti con Egitto e Giordania, Peres ha sottolineato che Israele vuole la pace con i palestinesi. “Israele non vuole dominare gli altri – ha detto – Va contro i nostri valori e il nostro retaggio. Israele vuole un mondo migliore e vuole la pace con i suoi vicini”. Peres ha elogiato il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) per aver parlato “coraggiosamente in Arabia Saudita, in arabo, contro i sequestri, contro il terrorismo e per la pace”. Ma ha sottolineato la posizione del governo israeliano secondo cui Hamas “chiaramente non è un interlocutore per la pace”. “Non si può mettere fuoco e acqua nello stesso bicchiere – ha detto Peres a proposito del governo di unità palestinese – Hamas è contro la pace e a favore del terrorismo”.

Shimon Peres con Nelson Mandela

Shimon Peres con Nelson Mandela

Peres ha anche riflettuto sui drammatici cambiamenti in corso nella dinamica della sicurezza internazionale, e le minacce che gravano su Israele e gli Stati Uniti. “Abbiamo di fronte sfide formidabili – ha detto Peres – Insieme dobbiamo combattere il terrorismo, promuovere la pace e impedire all’Iran di acquisire la capacità di dotarsi di armi nucleari. Come il Presidente Obama, anche Israele spera che la questione iraniana venga risolta pacificamente. E come il presidente Obama, anche noi crediamo che l’Iran debba essere giudicato dai fatti, non dalle parole”.

Il Medio Oriente come il mondo l’ha conosciuto finora sta cambiando, ha continuato Peres, ed oggi le singole nazioni devono fare affidamento sulla comunità globale per la propria sicurezza. “Le fondamenta del Medio Oriente vacillano mentre vanno in pezzi le strutture artificiali costruite dai precedenti imperi – ha spiegato Peres – E intanto vengono riscritte le norme che governano il mondo. Sicurezza e prosperità non sono più questioni eminentemente nazionali. Oggi dipendono sempre più dall’economia globale, e la sicurezza nazionale è ora sempre più dipendente dalla lotta al terrorismo globale”.

Agosto 2013 – Shimon Peres con il Barcellona FC in tour per la pace

“Israele – ha affermato Peres – ha fatto e farà tutto il possibile per riportare a casa i nostri tre ragazzi rapiti: Naftali, Gilad e Eyal. Ho incontrato i loro genitori. Avevano una richiesta: mi hanno chiesto di parlare, qui, a nome loro, per far sentire la loro voce in tutto il mondo e contribuire a riportare i nostri ragazzi a casa. Per suonare campanello d’allarme in tutto il mondo contro il terrorismo”. Il mondo intero è vulnerabile di fronte al terrorismo, ha aggiunto Peres: “I terroristi sono il nostro nemico comune. I terroristi seminano pericoli in tutta la regione. La regione deve unirsi per fermarli. I tempi sono maturi per farlo. Le religioni possono svolgere un ruolo significativo nel ripristinare tolleranza e speranza. La religione non deve mai permettere ai terroristi di sequestrare la fede e perpetrare violenze in nome del cielo”.

“Oggi, insieme, dobbiamo affrontare le due sfide monumentali che abbiamo di fronte: terrorismo e povertà. Il terrore non conosce confini né regole. Uccide a centinaia di migliaia, crea profughi a milioni. Lo vediamo in Iraq, in Siria, in Libano, nello Yemen, in Libia, in Sudan, a Gaza e altrove. I terroristi agiscono a livello globale, pertanto devono essere combattuti a livello globale. Dobbiamo combattere non solo gli atti di terrorismo, ma le radici del terrorismo. E non solo coi mezzi militari, ma prosciugando le loro risorse finanziarie, sanzionando i loro fornitori di armi, delegittimando le loro azioni, tessendo una moderna rete regionale che possa raggiungere i terroristi e proteggere le nostre popolazioni”.

9.6.14 - Shimon Peres conferisce al presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano la Medaglia di Distinzione dello Stato d’Israele

9.6.14 – Shimon Peres conferisce al presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano la Medaglia di Distinzione dello Stato d’Israele

“Molti mi definiscono un sognatore – ha poi detto Peres ai membri del Congresso – Suppongo che questo sia il motivo per cui mi sono sempre sentito a casa, qui in America: il paese a cui la storia ha dato il privilegio di portare i sogni dell’umanità. I due grandi organismi che si trovano sotto questa iconica cupola di marmo, il Senato e la Camera dei Rappresentanti, hanno offerto al piccolo Israele, in lotta per la propria vita, un’amicizia incredibile e indistruttibile. Avete aiutato Israele a trarsi dalla sua solitudine. Avete aiutato Israele a sormontare le sue piccole dimensione in una regione molto dura. Ci avete aiutato a mantenere una democrazia resiliente, fino a diventare abbastanza forti da assumerci dei rischi per la pace. Sia attraverso l’assistenza militare e la cooperazione per la sicurezza che attraverso il sostegno diplomatico e morale, avete fatto arrivare alla nostra gente un messaggio chiaro: che non siamo soli”.

Nel suo discorso di commiato da presidente, Peres ha poi detto. “Vi lascio oggi con un piccolo consiglio. È il consiglio di un ragazzo che sognava in un kibbutz e che non avrebbe mai immaginato dove la sua fausta vita lo avrebbe portato. Quando Theodor Herzl disse ‘se lo vorrete, non sarà un sogno’, aveva ragione. Riguardando alla vita di Israele, vedo che i nostri sogni non erano troppo grandi, ma troppo piccoli. Israele ha realizzato molto più di quanto avrei mai potuto immaginare. Quindi chiedo una cosa sola agli Stati Uniti d’America, questa energica nazione di sognatori: non sognate in piccolo. Siete grandi, dunque sognate in grande. E adoperatevi per fare di quei sogni una realtà nuova per voi e per tutta l’umanità”.

(Da. Ha’aretz, Jerusalem Post, 26.6.14)