In nome dei prossimi ritiri

Finché i palestinesi sostengono solo a parole il cessate-il-fuoco, Israele deve proteggere i propri cittadini.

Da un editoriale di Ha'aretz

image_1148A meno di 48 ore dalla conclusione delle elezioni israeliane lo scontro violento fra Israele e palestinesi è di nuovo in prima pagina. I fatti degli ultimissimi giorni non fanno che ricordare alla dirigenza delle due parti che non possono contare su una alcuna pausa.
All’ingresso di Kedumim un attentatore suicida, un palestinese affiliato a Fatah, si è fatto esplodere uccidendo quattro israeliani innocenti. Nel Negev occidentale piovono quotidianamente missili Qassam palestinesi, e Israele risponde bersagliando le zone di lancio nella striscia di Gaza settentrionale. A Gaza un capo dei Comitati di Resistenza Popolare è rimasto ucciso nell’esplosione della sua auto. Membri della sua fazione accusano le forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese (guidate da uomini di Fatah) di coinvolgimento nell’assassinio. Sono seguiti scontri a fuoco fra palestinesi, che hanno lasciato almeno tre morti sul terreno.
La nuova escalation, non imprevista, mette alla prova la nuova leadership delle due parti:il Kadima, guidato da Ehud Olmert, che si appresta a formare il nuovo governo israeliano, e Hamas il cui governo, guidato da Ismail Haniyeh, ha prestato giuramento mercoledì scorso. Israele ha pubblicamente promesso di “perseguire fino in fondo” i responsabili degli attacchi, minacciando di ridare vigore alle uccisioni mirate degli esecutori. L’Autorità Palestinese non ha preso posizione pubblicamente.
Haniyeh e Hamas stanno facendo un gioco pericoloso. Nelle ultime settimane il primo ministro palestinese aveva lasciato intendere una disponibilità per un cessate-il-fuoco di lunga durata con Israele. Di fatto, però, Hamas non muove un dito contro il terrorismo che continua a provenire dalla parte palestinese. Sebbene in questo periodo Hamas si sia generalmente astenuta dal realizzare attentati, analoghi freni non sono stati imposti ad altre organizzazioni come Jihad Islamica, Fronte Popolare e varie cellule di Fatah più o meno sbandate. Sembra al contrario che queste ultime stiano incrementando il loro coinvolgimento in attività terroristiche allo scopo di sfidare Hamas. Particolarmente preoccupanti sono i continui lanci di missili Qassam sul sud di Israele. Il giorno stesso in cui Israele votava, dalla striscia di Gaza veniva lanciato per la prima volta anche un razzo Katyusha.
Le politiche di Israele nel periodo post-disimpegno non sono impeccabili (basta l’esempio della chiusura dei valichi fra Israele e striscia di Gaza). Ma non si può ignorare un fatto preciso: Israele si è ritirato completamente dalla striscia di Gaza, mentre i palestinesi non hanno per nulla fermato gli attacchi. Di fronte al terrorismo che continua, e alla mancanza di interventi da parte dell’Autorità Palestinese, a Israele non resta altra scelta che quella di agire. Il governo Olmert può e deve fare un ricorso ragionevole alla forza nella striscia di Gaza per proteggere i cittadini israeliani della regione del Negev. Finché i palestinesi sostengono solo a parole il cessate-il-fuoco ma continuano a non fare nulla per impedire le violenze, Israele deve mostrarsi forte e proteggere i propri cittadini.
È importante garantire pace e calma nel sud del paese, e creare un effettivo equilibrio della deterrenza con i palestinesi di Gaza. Il successo di Kadima alle elezioni è stato inferiore a quanto quel partito si aspettava, un dato che getterà un’ombra sui tentativi di Olmert di attuare il suo piano di “convergenza” [concentrare gli insediamenti in pochi grandi blocchi a ridosso della Linea Verde]. Il continuo terrorismo nel sud del paese renderà più difficile persuadere altri che, se fallisce il tentativo di andare avanti con la Road Map, bisognerà attuare un importante ritiro unilaterale dalla Cisgiordania.
Se i palestinesi hanno scelto di incendiare persino la regione che Israele ha sgomberato, ciò costituisce un preoccupante precedente per i ritiri futuri. Ecco perché Olmert non deve diffondere un’immagine di debolezza. E perché non lo faccia, le Forze di Difesa israeliane devono continuare ad adottare misure aggressive contro i lanciatori di Qassam, come hanno iniziato a fare in questo fine settimana.

(Da: Ha’aretz, 2.04.06)