In quattro fasi il nuovo piano di Sharon

Sharon intende presentare il nuovo piano al governo la prossima settimana.

image_214Secondo fonti della sicurezza israeliana, il piano del primo ministro israeliano Ariel Sharon per il disimpegno da Gaza e parti della Cisgiordania verrà riformulato, suddividendolo in quattro fasi, ognuna delle quali soggetta ad approvazione del governo.
Nella prima fase Israele sgombererebbe gli insediamenti nella striscia di Gaza di Netzarim, Kfar Darom e Morag. Si tratta di insediamenti isolati: il ritiro da questi luoghi accorcerebbe le linee di contatto fra Forze di Difesa israeliane e palestinesi, permettendo alle forze israeliane di garantire maggior sicurezza ai restanti insediamenti.
Nella seconda fase, Israele si ritirerebbe dalla Cisgiordania settentrionale sgomberando quattro insediamenti: Ganim, Kadim, Homesh e Sa-Nur. Questo ritiro darebbe continuità ai territori palestinesi nella Cisgiordania del nord.
Nella terza fase, Israele si ritirerebbe dagli insediamenti del Blocco di Katif, nella striscia di Gaza.
Nella fase finale del piano, Israele sgombererebbe gli insediamenti di Nisanit, Alei Sinai e Dugit, nella striscia di Gaza settentrionale.
Secondo questa versione del piano, Israele procederebbe alla demolizione delle abitazioni degli insediamenti da abbandonare, ma non degli edifici pubblici e delle infrastrutture.
Sharon, che intende presentare il nuovo piano al governo la prossima settimana, lo ha illustrato domenica in una riunione con i responsabili israeliani della sicurezza. La riunione aveva lo scopo di superare una serie di obiezioni avanzate da un certo numero di ufficiali della sicurezza, secondo i quali il piano di ritiro a fasi potrebbe incoraggiare l’attività terroristica tra ogni fase e la successiva allo scopo di far apparire i ritiri come altrettanti successi del terrorismo.
Durante la riunione, il ministro della difesa Shaul Mofaz ha sostenuto il piano di disimpegno dicendo che è positivo per Israele a livello strategico, economico e della sicurezza. “Dobbiamo attuare il piano, pur tenendo conto dei risultati del referendum consultivo del Likud”, ha affermato Mofaz.

(Da: Ha’aretz, 23.05.04)