Incendi, Hezbollah e aiuti internazionali

Israele ringrazia il mondo, ma si chiede: e se gli incendi fossero causati da un attacco missilistico?

Editoriale del Jerusalem Post

Dalla pagina Facebook del Ministero degli esteri israeliano: “Israele è grato per tutto il sostegno e l’aiuto dal resto del mondo”(clicca per ingrandire)

Nei giorni scorsi Israele ha dovuto affrontare una delle peggiori ondate di incendi della sua storia. Migliaia di ettari di foreste e aree rurali sono andate distrutti a Zichron Ya’acov, Neveh Shalom, Modi’in, Neveh Ilan, Nataf. Decine di migliaia di persone sono state evacuate dalle loro case nella sola area di Haifa. I vigili del fuoco israeliani, perennemente sotto-organico, hanno combattuto giorno e notte per fermare le fiamme. Dall’estero sono accorsi mezzi e personale che hanno fornito un rinforzo di estrema importanza. In occasione di calamità naturali – anche se molti degli incendi sembra che siano stati di origine dolosa – la nazioni si avvicinano. Gli israeliani hanno ricevuto aiuto da palestinesi e turchi come se non esistessero le differenze politiche che normalmente guastano i loro rapporti. Fortunatamente, al momento in cui scriviamo non si registrano vittime, il che attesta la rapidità e l’efficienza dell’intervento dei vigili del fuoco e della altre squadre di soccorso.

Tuttavia l’ondata di incendi offre l’opportunità per riflettere sui pericoli che presenterebbe uno scenario diverso. Che cosa accadrebbe se le squadre di emergenza israeliane fossero chiamate ad affrontare un’ondata di incendi su larga scala sotto un’offensiva missilistica lanciata dai terroristi Hezbollah dal sud del Libano? Non è uno scenario inverosimile. A seconda della stagione, una raffica di razzi e missili che si abbattesse su Israele potrebbe facilmente innescare una serie di incendi ben peggiore di quella che ha infuriato nel paese nei giorni scorsi. Razzi Katyusha che si abbattessero sulla boscaglia secca dopo un prolungato periodo di siccità in un momento di forti venti potrebbero facilmente innescare incendi rovinosi.

L'aiuto dell'Italia contro gli incendi in Israele

L’aiuto dell’Italia contro gli incendi in Israele

Ma, a differenza della situazione attuale, in quel caso molto probabilmente Israele non susciterebbe la simpatia dei paesi del resto del mondo, certamente non quella dei palestinesi e dei turchi e verosimilmente nemmeno quella di paesi più amichevoli, che sarebbe assai poco propensi a precipitarsi in una zona di guerra per venire in aiuto proprio di Israele.

Quando Israele si trova a fronteggiare quello che viene percepito come un disastro naturale, il mondo è disposto a correre in aiuto. Viceversa, quando Israele è impegnato in un conflitto militare con una nazione araba il mondo è molto, molto meno disponibile.

Se Hezbollah dovesse lanciare un’aggressione tanto da trascinare Israele ancora una volta in un prolungato conflitto militare al suo confine settentrionale, non ci vorrà molto perché la comunità internazionale torni a condannare Israele per aver osato difendersi, come è accaduto tutte le volte precedenti fino alla guerra in Libano dell’estate 2006. E se Hezbollah dovesse lanciare una grande offensiva di razzi e missili contro Israele, necessariamente la risposta israeliana sarebbe devastante: non perché Israele si diverta a distruggere il sud del Libano, ma perché Hezbollah ha intenzionalmente piazzato una enorme quantità del proprio arsenale balistico dentro aree civili densamente abitate. Parlando la settimana scorsa alla Conferenza Diplomatica organizzata dal Jerusalem Post a Gerusalemme, il generale Ram Yavne, capo della divisione strategica delle Forze di Difesa israeliane, ha avvertito che almeno un terzo delle armi di Hezbollah è nascosto dentro o sotto abitazioni private nei villaggi sciiti del sud del Libano.

Luglio 2006: incendi provocati da razzi Hezbollah sulla città israeliana di Nahariya

“Questo uso dei civili come scudi umani dovrebbe essere fermamente condannato da tutto il mondo”, ha detto Yavne. Non sperateci troppo. Legalmente e moralmente Israele avrebbe tutto il diritto di colpire quelle case nello sforzo di difendersi da un attacco Hezbollah. Ma il mondo non ammetterebbe mai – non l’ha mai fatto – che la responsabilità per le tragiche conseguenze sarebbe di Hezbollah, e non di Israele.

Dunque Israele deve prepararsi a uno scenario in cui non riceverebbe alcun aiuto da parte della comunità internazionale per spegnere gli incendi causati da razzi di Hezbollah o di Hamas o di entrambi. Il che comporta la (costosa) necessità di rafforzare l’Authority Incendi e Soccorsi, aumentando il numero di vigili del fuoco e ampliando per numero e dimensioni la flotta degli aerei antincendio.

Gli incendi di questi ultimi giorni servono per ricordarci umilmente che, anche in condizioni diplomatiche ideali, quando Israele riceve aiuti dall’estero nella sua lotta contro le fiamme, un’ondata di incendi di vaste proporzioni può causare enormi danni. Israele deve iniziare sin d’ora a prepararsi per una situazione in cui non accorrerebbero gli aiuti internazionali e in cui dovrebbe combattere da solo contro le fiamme nel mezzo di un’offensiva missilistica lanciata dai suoi nemici.

(Da: Jerusalem Post, 28.11.16)